Di Osman Mi chiamo Osman,
sono nato 17 anni fa in una famiglia di contadini e allevatori, ho due sorelle più grandi di me e mio padre ha molto gioito quando ha saputo che ero maschio, perché qui c’è tanto da lavorare ed era necessario un aiuto maschile nei campi. Fino a un anno fa ho fatto il contadino ed il pastore qui a casa mia, poi è scoppiata una guerra qui vicino e sono dovuto partire. Tutti i maschi dai 16 anni ai 50 sono stati arruolati nell’esercito, obbligatoriamente, senza alcuna possibilità di rifiutare. Io non volevo andare, sono una persona pacifica, non ho mai fatto male a nessuno, ma la società in cui vivo ha questa regola: "Il dovere dei maschi è andare a combattere e a difendere la nazione, lasciare la terra e la famiglia e sacrificare la propria vita". Le mie sorelle, mio padre e mia madre, anche loro, mi spinsero a partire, tutto il mondo intorno a me voleva che io partissi e così fu anche per tutti i miei amici maschi. Non era possibile contrastare l’opinione pubblica, tutto il popolo dava per scontato che fosse una cosa normale. La cultura di quel periodo era quella e basta, ci eravamo tutti immersi dentro, e chi non si adeguava veniva punito. Mi ritrovai così all’età di 16 anni davanti ad un bivio: o morire in battaglia o andare in carcere. Solo per il fatto di essere uomo, in questa società, era quello il mio destino. Il paese si svuotò della componente maschile, rimasero solo le donne, i bambini e gli anziani. Tutti gli uomini nel pieno delle loro forze furono mandati al macello. Io ora sono morto, vi scrivo dal cielo, ho lasciato questa vita in battaglia 3 mesi fa. Dopo aver ucciso a colpi di fucile alcuni uomini dell’esercito avversario, durante un imboscata, mi sono ritrovato faccia a faccia con un mio coetaneo, il quale senza pensarci un secondo mi ha piantato la baionetta in pancia, mi ha calpestato ed è andato oltre. Uscendo dal corpo, salendo verso il cielo, ho visto la scena dall’alto e ho capito una cosa. Esiste una forza che sovrasta le singole volontà degli uomini, contro la quale non si può fare molto. Questa forza è la cultura dominante. Tale forza è come una cappa che copre chiunque, uomini, donne, bambini, maschi, femmine, e tutti ne sono schiacciati e condizionati. Sotto questa cappa, le scelte libere e personali non esistono. Quando la cultura dominante ti schiaccia, c’è poco da fare. Se sei fortunato però, nasci in un momento storico in cui la cultura è in una fase di cambiamento, quindi non è più opprimente come prima e lascia spazio a pensieri nuovi e possibilità differenti. E’ vero che il cambiamento può arrivare anche dalle singole persone, ma nei momenti in cui le culture dominanti sono all’apice della loro forza, qualsiasi pensiero di cambiamento non attecchisce. Si tratta di saper aspettare il momento giusto, il momento in cui si intravedono gli spazi per seminare pensieri nuovi. Seminarli al momento sbagliato equivale a perdere tutto il raccolto. Per me era impossibile rifiutarmi di andare in guerra. La mia stessa famiglia mi spingeva ad andare; gli amici, i parenti, tutto il paese intorno a me aveva quel pensiero unico. Ero solo, contro un gigante immenso. Il vento cambierà. Dio manderà sulla terra nuove consapevolezze e nel giro di qualche generazione la cultura attuale muterà, si apriranno nuove strade e nuove possibilità, e magari non sarà più un dovere per noi maschi, andare a farci sparare al fronte. La preghiera serve anche a questo. Lavora in maniera sottile su quello che verrà. Pregate per me e per tutti i miei coetanei che non avevano scelta, affinché in futuro una possibilità di scelta ci sia.
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Marzo 2024
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