Ogni volta che pretendo qualcosa dal mondo, sto andando controcorrente.
Il flusso abbondante e generoso della vita nasce in me e scorre verso il mondo. L'azione coerente che dovrei fare è quella di assecondare tale flusso, ovvero prendere da me e donare al mondo e non prendere dal mondo e donare a me stesso. Capisco quindi che la pretesa di ricevere dagli altri è un'azione totalmente bloccante; è un azione contraria che blocca il normale fluire delle cose, come un tappo. L’abbondanza arriva solo quando mi abbandono a ciò che sgorga naturalmente da dentro di me. Ogni pretesa che ho nei confronti del mondo mi indica esattamente quali sono le parti di me che impediscono il fluire. La pretesa è quindi il paradosso di desiderare ciò che in realtà ostacola l' abbondanza. Da ora in avanti, quando mi scoprirò nell’atto di pretendere qualcosa dal mondo, mi fermerò….. farò crollare quella pretesa e si aprirà sotto i miei occhi quella gioia, già presente, perfetta e priva di ogni bisogno.
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Di Luca Bacchi Portare l'attenzione su fatti che accadono dall'altra parte del mondo è come scrutare con un telescopio l'infinita vastità dell'universo.
Lo spazio infinito visto da qui è incomprensibile. Allo stesso modo è incomprensibile tutto ciò di cui non facciamo esperienza diretta. Cos'è l'esperienza diretta? L'esperienza diretta è il mio toccare, il mio ascoltare, il mio assaggiare, il mio vedere, ovvero ciò che esperisco in prima persona. Più siamo lontani da un fatto più ci è difficile comprenderlo. Più è lontano l'oggetto della nostra analisi, maggiormente sarà a noi distorta la realtà di quell' oggetto. La realtà si manifesta pienamente solo in ciò che ci è prossimo, ovvero ciò che è prossimo alla fonte da cui tutto nasce che è in noi. Sapere questo ci dovrebbe portare inevitabilmente alla cautela nell'esprimere giudizi su tutto ciò di cui non facciamo esperienza diretta. Di Luca Bacchi Quando attraverso la pratica meditativa l'uomo fa esperienza del proprio cuore, imparando un pò alla volta con la pratica costante a risiedere in esso, si accorge che il cuore è una porta; la porta da cui tutto ciò che esiste viene alla luce.
Nella pratica meditativa il praticante si ritrae dal mondo indietreggiando fino a questa porta. Inizialmente la percepisce come un muro oltre al quale non si può indietreggiare, una porta sbarrata diciamo, un "fine corsa"; poi tornando e ritornando assiduamente ad essa e permanendo in essa, frequentandola e sentendola più volte, accade che essa si apra, in un momento folgorante e indimenticabile. L'uomo da quel momento si percepirà come "sulla soglia" tra due mondi, tra un mondo umano e un mondo Divino, tra un mondo mortale e un mondo immortale, tra la terra ed il cielo. Ogni uomo è quella porta ma non lo sa, ma se ha fortuna e costanza nella pratica può arrivare a saperlo! Questa esperienza essenziale e originaria di ciò che tutti siamo ci rende tutti uguali. Nella nostra essenza, tutti siamo un'apertura, tutti siamo una porta, indipendentemente dalla nostra cultura, educazione, religione; all'origine dell'esperienza umana, in quel principio, tutti siamo la stessa cosa. In quel "affacciamento" originario che si trova prima di ogni esperienza spaziale e temporale non esiste spazio ne tempo ma un' essere unico, un "tutto indiviso". Credo che l'esperienza della meditazione sia fondamentale per far percepire questa unità originaria tra tutti gli uomini. Una volta fatta l'esperienza della reale unità che sussiste senza dubbio tra tutti gli uomini, credo che anche le relazioni che si andranno a creare nel mondo saranno migliori. Forse una reale fratellanza umana può nascere solo attraverso la consapevolezza piena che l'origine da cui deriviamo tutti è una sola, la stessa per tutti. Abbiamo tutti lo stesso genitore. Questi sono concetti che già si leggono sui libri ma qualora le persone ne facesse reale esperienza attraverso la pratica meditativa, questi concetti non sarebbero più solo una teoria ma una effettiva, reale e quindi indubitabile esperienza. Nella pratica meditativa, quella seria, si arriva a comprende il significato della terminologia Cristiana "Regno dei Cieli" e "Regno degli uomini".
Il regno dei Cieli è lo spazio interiore mentre il regno degli uomini è lo spazio esteriore. Questa differenza è lampante agli occhi dei praticanti di meditazione. Quando noi, durante la pratica meditativa o durante la preghiera, ci ritraiamo dal mondo esteriore e procediamo a ritroso verso l'origine della nostra stessa consapevolezza, stiamo procedendo in direzione del regno dei cieli; quando invece portiamo la nostra attenzione su ciò che è esterno a noi , oggetti, persone, enti, le mille cose del mondo, appunto, stiamo procedendo verso il regno degli uomini. A conferma di questo osserviamo che con il termine "convertito" si indica proprio colui che ha invertito il suo senso di marcia. da maggior valore alle cose dello Spirito rispetto a quelle del mondo materiale. In Luca 17,21 è scritto che il regno di Dio è in noi (a volte viene tradotto "in mezzo noi") quindi più ci allontaniamo dal nostro centro più ci allontaniamo da Dio che è la fonte di ogni cosa. "Conosci te stesso" diceva l'oracolo di Delfi, e Gesù ci dice esattamente la stessa cosa in un'altro linguaggio. L'importanza della via meditativa è trasversale a tutte le religioni e culture. Per trovare la vera pace e la vera gioia l'uomo deve percorrere un cammino a ritroso dentro di se, invertendo la propria attenzione dalle cose lontane a quelle più vicine che maggiormente lo riguardano, fino all'origine del proprio essere, fino al centro del proprio cuore, da cui ha origine tutto ciò che esiste. Di Luca Bacchi "11 Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. 12 Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13 alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». 14 Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. 15 Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16 e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17 Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18 Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: 19 «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!»." (LUCA 17,11-19) Considerazioni personali su questo passo: -Dio vi da la grazia e voi correte verso il mondo per farvi riammettere nel mondo; volete tornare nel mondo? -Dio vi concede il dono di vederlo e di vedere la Sua gloria e voi tornate nel mondo che vi aveva rifiutati? Abbandonate così il regno di Dio da cui è venuta la vostra salvezza? -Solo uno su dieci, una volta vista la grazia del regno di Dio, abbandonerà il mondo e si dedicherà al Signore. -Solo uno su dieci comprenderà che il mondo là fuori non è nulla a confronto del regno dei cieli. -Solo uno su dieci, per mezzo dei segni segni, comprenderà che la vera Grazia non arriva dal mondo ma da Dio. -Solo uno su 10 rimarrà fedele a Dio e abbandonerà il mondo volgendosi indietro verso la fonte della vera Gioia. |
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Aprile 2024
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