Di Luca Bacchi Come mi aspettavo, è arrivata la crisi di fame della prima sera, all’ora di cena.
Lo stomaco, ma non solo, ha iniziato a pretendere cibo. Tutto il corpo dava per scontata l’assunzione di cibo e, in automatico, si muoveva tentando di innescare le azioni di preparazione del pasto. Veramente, l’abitudine è come un pilota automatico. Mi chiedo cosa possa fare al nostro corpo un’abitudine che si ripete per 20 o 30 anni, o anche di più! Il nostro corpo si incastra in quell’abitudine, e ad ogni piccola variazione o imprevisto rischiano di spaccarci mentalmente, emotivamente e fisicamente. Anche le emozioni sono spesso abitudini che si ripetono sempre nello stesso modo. E così anche le malattie: a volte sono la conseguenza di abitudini malsane ripetute per decenni. Ecco perché diventa interessante osservare quali siano le nostre abitudini e cercare di cambiarle. Come un'allenamento: mantenerci elastici e capaci di sostenere “altre possibilità”. Il digiuno ha, tra gli altri, anche questo scopo: non dare per scontato il pasto, non dare per scontato l’orario del pasto, non dare per scontato il tipo di pasto. E così tutto il nostro essere si risveglia, riacquista maggiore elasticità e attenzione, e impara a gestire la novità. Il pomeriggio del primo giorno è passato tranquillamente, senza particolari crisi di fame. Poi la sera, come già detto, si è fatta sentire la necessità di ingerire qualcosa, con brontolii, senso di insoddisfazione, lamentele, mente inquieta, un po’ di nervosismo. Ovviamente ho mantenuto la rotta e non mi sono fatto abbindolare. Prima di andare a dormire ho bevuto una piccola tazza di brodo di verdure — solo brodo — e mi sono coricato. La notte è stata inquieta, piena di sogni movimentati e stimolanti, come se le mie esigenze fisiche cercassero soddisfazione almeno nel mondo onirico. Il senso di fame, durante la notte, ha lasciato spazio a un senso di vuoto "indifferente". Sentivo di essere vuoto, ma non cercavo di riempirmi: accettavo questa condizione. Ho dormito molto, essendo andato a letto presto. Al risveglio mi aspettavo un desiderio incontrollabile di fare colazione e invece nulla di tutto questo. Sì, c’era sempre un senso di vuoto, ma l’ho accolto con accettazione e serenità. Mi sono alzato e ho scaldato un po’ di acqua e orzo. Mezzo bicchiere. Sento lo stomaco brontolare di continuo, e sento anche i movimenti dell’intestino, che piano piano si svuota e si libera anche del cibo “passato”. Sono andato in bagno regolarmente ieri e anche questa mattina. Vediamo se sarà così anche oggi e domani. Avere una percezione maggiore dei propri organi digerenti è un'altro dei benefici del digiuno, è come se la nostra sensibilità e capacità di ascolto si acuisse. La sensazione è reale: il digiuno mi fa “tornare a zero”, mi fa tornare ad una condizione neutra, da cui poi potrò ripartire. Come un piccolo reset dal passato. Un primo passo per accogliere il nuovo che verrà. Come ulteriore pratica di pulizia, oltre al digiuno, sto eseguendo le irrigazioni nasali con la lota, introducendo acqua e sale nelle narici (vedi “lota”). La tradizione indiana ayurvedica invita a effettuare periodicamente pratiche di pulizia corporea come il digiuno, la pulizia del setto nasale o dell’intestino con i clisteri; tutto questo perché, per l’ayurveda, la pulizia non è solo una questione esteriore, ma anche interiore. Lavorare a digiuno è inizialmente un po’ spaesante, perché il corpo all’inizio appare debole, e se non siamo abituati potrebbe anche girarci la testa. Ma la minore forza del corpo è solo un’illusione: in realtà le nostre energie, durante il digiuno, tendono a crescere, assieme alla lucidità mentale. Certamente, per chi non è abituato, è bene evitare grandi sforzi, soprattutto se si percepiscono giramenti di testa, e concedersi un po’ di riposo in più del normale.
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Aprile 2025
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