Di Luca Bacchi Tanti anni fa feci un viaggio sciamanico decisamente profetico, ecco il riassunto della mia visione: Dopo aver colpito con un pugno un grande triangolo verde al centro della campagna, tutto il paesaggio ed io siamo precipitati in un abisso. Rovi e spine mi ferivano. Nel fondo dell'abisso un grande vortice a forma di spirale mi ha inglobato per poi scaraventarmi chissà dove e farmi perdere i sensi. Al mio risveglio la grande aquila ad ali spiegate è scesa su di me e mi ha preso per il petto con gli artigli sollevandomi da terra e portandomi con con se nel cielo. Il collegamento con il mito di Ganimede è molto evidente. Ganimede è il portatore d'acqua, colui che fu messo da Zeus nel cielo a costituire la costellazione dell'Acquario. Questo è il mito descritto brevemente da Ovidio (Metamorfosi, X, 155-161): "Ci fu una volta che il re degli dèi s’infiammò d’amore per il frigio Ganimede, ed ebbe l’idea di trasformarsi in una cosa che, una volta tanto, gli parve più bella che essere Giove: un uccello. Ma, fra tutti gli uccelli, non si degnò di trasformarsi che in quello capace di portare i fulmini, le armi sue. Detto fatto: battendo l’aria con false penne, rapì il giovinetto della stirpe di Ilo, che tuttora gli riempie i calici e gli serve il nettare, con rabbia di Giunone." Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Lascio aperta la domanda
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Settembre 2024
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