Medjugorje - diario di viaggio 6,7,8,9 dicembre 2014
Viaggio alla ricerca dell'assoluto. Questa volta la curiosità di capire mi ha portato a Medjugorje, piccola località della Bosnia Erzegovina diventata famosa in tutto il mondo per via delle presunte apparizioni mariane che dal 1981 si ripetono. Tutto vero? Tutto falso? Che interessi ci sono dietro questo fenomeno? Cosa spinge i fedeli a credere? Cosa accade nel loro cuore quando si trovano li? Per rispondere a queste domande ho pensato che la cosa migliore fosse andare sul posto. Questo è il mio diario di viaggio.
Informazioni generali per l'organizzazione del viaggio
Da Bologna in auto tempo 9h circa
Nazioni toccate: Italia, Slovenia,Croazia,Bosnia Erzegovina
Documenti necessari: Passaporto/Carta d'identità valida per l'espatrio
Pernottamento: è molto facile trovare da dormire a buon prezzo, la cittadina è attrezzata per ospitare molti turisti anche nei periodi di maggior afflusso ovvero in concomitanza con le principali ricorrenze Cattoliche.
Alcuni links per reperire informazioni utili:
-https://it.wikipedia.org/wiki/Međugorje
-http://www.medjugorje.hr/it/
-http://www.medjugorje.ws/it/
Nazioni toccate: Italia, Slovenia,Croazia,Bosnia Erzegovina
Documenti necessari: Passaporto/Carta d'identità valida per l'espatrio
Pernottamento: è molto facile trovare da dormire a buon prezzo, la cittadina è attrezzata per ospitare molti turisti anche nei periodi di maggior afflusso ovvero in concomitanza con le principali ricorrenze Cattoliche.
Alcuni links per reperire informazioni utili:
-https://it.wikipedia.org/wiki/Međugorje
-http://www.medjugorje.hr/it/
-http://www.medjugorje.ws/it/
Diario di viaggio
Aneddoto: Meditazione/allucinazione in pausa pranzo del 17/11/14
Oggi in pausa pranzo sono andato nella cappelletta aziendale e per la prima volta, non so perché, ho deciso di meditare con la luce spenta. Non ero completamente al buio perché c’era accesa una piccola luce sopra all’altarino. Mi sono messo più vicino rispetto alle altre volte, ho sentito di doverlo fare vista l’atmosfera sacra che la luce spenta creava. Ho meditato con le mani giunte e gli occhi chiusi sul senso di morte e di tristezza che mi porto addosso, sulla mancanza di gioia di vivere, sulla tristezza che sento. Mi sono chiesto quali pesi porto sulle spalle. Osservavo il crocifisso.
La croce è sorretta da un uomo. Un uomo tiene sulle spalle la croce a cui è inchiodato Cristo. Questo uomo sembra schiacciato dal peso che sostiene, ovvero la morte di Cristo. Mi chiedo chi sia questo uomo rappresentato sotto alla croce, mi chiedo se sia un santo o un apostolo, senza concludere con alcuna risposta.
Mi faccio un po’ di reilki al 3 chakra.
Mi alzo, mi avvicino alla croce e vedo che sotto ad essa non cera alcun uomo che la sorreggeva. Era solo un effetto ottico dovuto alle luci/ombre della lampada, effetto visibile solo dalla particolare posizione in cui ero seduto ma non da qualsiasi altra parte. Ho sentito subito con certezza che questo era un riferimento molto chiaro al peso che porto e che distoglie il mio sguardo dalla gioia di vivere e dall’entusiasmo di fare.
Opera di Dio? Opera della mia mente che realizza il mio mondo? Suggestione fortissima? Non so.
Alla ricerca dell’assoluto
Sabato scorso 29 novembre, alle 17:17 stavo per suicidarmi e ora, dopo solo una settimana, mi trovo a Medjugorje con un gruppo di credenti tra cui il titolare dell’azienda in cui lavoro e alcuni colleghi. Perché sono qui? Diciamo che sono inquieto ma forse la parola inquieto non rende bene l’idea. Sono in grande difficoltà. Non sono felice, mi manca il senso della mia vita e la fiducia in me stesso, negli altri e in tutto ciò che esiste. Non vedo via di uscita, so che potrei fare mille cose nella mia vita ma sarebbero solamente un insieme di cose da fare senza alcun significato. Nemmeno la nascita di mia figlia Marlene mi ha dato quel “senso” che sto cercando, quell’ “assoluto”, quel significato alla base della mia esistenza. La famiglia è un luogo ostile, non mi fido di nessuno, l’ ”altro” è rivale e si prende gioco di me, nelle cose che faccio manca l’entusiasmo, mi sento come uno zombie che aspetta di morire senza provare alcun sentimento che non sia odio e rancore verso tutti, anche verso la mia famiglia di origine. In questo novembre/dicembre 2014 ho proprio toccato il fondo. Il pensiero di suicidarmi era già entrato in me diverse volte nel passato, avevo anche già scelto il luogo e il modo ma sempre e solo come pensiero, questa vota invece ho abbandonato la mia famiglia senza dire nulla e sono sparito, mi sono recato sulla cima del monte Adone vicino a Badolo, attraversando il bosco nella nebbia e al buio, ubriaco di birra e offuscato dal fumo delle sigarette, parlando con me stesso ad alta voce, urlando la mia rabbia contro il mondo, contro la mia compagna, contro mio padre. Mi sono seduto sul ciglio del precipizio e ho guardato giù.
Sarebbe bastato un passo, ero li, c’ero quasi, basta sofferenza, basta rabbia, addio dolore allo stomaco che si fa sempre più pungente ogni volta che sto in famiglia…basta! Ero li…
potevo volare come in quel sogno che feci in Venezuela la notte prima della dell’ultima tappa per la vetta del Roraima. Li sognai di lanciarmi tra le nuvole dalla cima del Roraima e di iniziare a volare. Ecco che ora il sogno si stava realizzando ma…. non vedevo nulla per la troppa nebbia e per il buio. Quel posto lo conosco bene ma ci sono sempre andato di giorno e quindi so che li sotto in certi punti avrei potuto sbattere e fermarmi contro rocce quindi non morire ma solo ferirmi. Volevo essere certo di morire. La nebbia non mi permetteva questa certezza. Così sono rimasto fermo a contemplare il mio fallimento e la mia paura. Per fortuna.
Sono sceso e sono tornato in famiglia ma non subito, tardi, verso le 2 di notte. Non volevo tornare a casa. Tornare a casa mi dava una grande tristezza, la stessa tristezza che associo ai ricordi della mia infanzia a casa con i miei genitori. L’inverno, il freddo, le luci gialle…che tristezza! Così ho temporeggiato in auto bevendo birra e dormendo fino alle due. Tornato a casa piano piano sono risalito dal baratro, parlare con la mia compagna, abbracciare mia figlia, mi ha tirato su quel tanto per continuare a vivere la vita di tutti i giorni con un po' di energia, ma ancora sentivo il cuore chiuso, triste e rabbioso verso i mondo. Poi il 2 dicembre alle 16:29 uscito dal lavoro ho avuto l’illuminazione: vado a Medjugorie. Non sapevo quando partiva e se partiva il gruppo del mio titolare che periodicamente ci va, e guarda caso ho scoperto che sarebbero partiti proprio pochi giorni dopo. Ho chiamato la Giovanna, le ho chiesto informazioni e mi hanno accolto a braccia aperte trovandomi un passaggio e la camera. La sera ne ho parlato con Martina e lei mi ha lasciato fare, prendendomi un po' in giro ovviamente ma lasciando la porta aperta. Penso che abbia compreso la mia difficoltà e la mia necessità di senso, una ricerca che continua ormai da anni ma senza risultati solidi. Così mi ha appoggiato in questa esperienza sacrificando il nostro w.e. insieme e sobbarcandosi da sola la gestione delle nostre due bimbe Marlene e Maya. Grazie Martina.
Così ora mi trovo qui in albergo a Medjugorie, sono le 17:59 di sabato 6 dicembre 2014, quelli che erano con me in auto ora sono a messa, io ho preferito rilassarmi in camera. La cena è alle 19 e li starò in compagnia con tanta gente, molta della quale non conosco affatto. Vedremo.
Il viaggio è stato per quelle che sono le mie abitudini “assurdo” perché i miei compagni di auto sono molto credenti, c’era anche padre XXX, un sacerdote di colore che è a stretto contatto con papa Francesco. Per tutto il viaggio si è parlato (hanno parlato) di religione, di Maria, di Gesù, di fede, ecc, ecc e io ho ascoltato con grande umiltà e rispetto. Poi il rosario, ogni tott. ore. Onestamente sono un pò scosso da questa cosa, non sono affatto abituato, però voglio restarci dentro per almeno 3-4 gg e capire se c’è in questa religione un messaggio per me o meglio ancora l’assoluto che sto cercando. Forse devo solo capire, forse devo solo fare uno scatto, chissà… o forse nemmeno questa strada fa per me.
Di certo l’atmosfera è sorridente e serena, tante risate, tante battute e tanti discorsi molto profondi che toccano il cuore. Un po troppo infarciti di Maria, Gesù, Comunione, e altri termini simili per me ancora poco chiari, ma sento che il cuore si sta muovendo e il gelo si sta sciogliendo. L’inquietudine c’è ancora ma è dinamica, non più solida e ferma. Ho pensato tanto a Marlene mia figlia e al sorriso che mi ha fatto ieri sera, un sorriso vero, non era un movimento della bocca ma un sorriso vero e grande in risposta ad una mia smorfia….li in quel momento ho sentito un intensità nel petto, nello stomaco, nel cure e mi sono messo a piangere. Oggi ho pensato spesso a quel sorriso. E’ amore.
Domenica 7 dicembre 2014
Ieri sera ho seguito il gruppo all’adorazione, non sapevo cosa fosse un adorazione e sono andato incuriosito, mi aspettavo ovviamente una cosa pesante infarcita di termini Cristiani che non conosco e significati che non comprendo ma sono qui con l’atteggiamento di chi osserva senza giudicare e poi valuta quanto ciò che osserva possa fare a caso suo. Abbiamo preso la macchina per raggiungere la chiesa e ci siamo messi in prima fila seduti in terra davanti all’altare, io sono stato preso sotto braccio da Silvia e ho fatto l’adorazione vicino a lei. L’adorazione consiste nell’ adorare l’ostia consacrata, un ostia gigante inserita in un sostegno a forma di sole che concentra e irradia energia. Si sta li davanti in adorazione, si prega e si canta per un ora circa. C’erano dei ragazzi che suonavano la chitarra e una ragazza il violino. La parte suonata è stata bellissima e toccante, invece il maxi schermo con le parole da cantare e il canto dei fedeli mi hanno fatto ripetutamente uscire dalla concentrazione. Ho provato ad ascoltare dentro di me se emergevano risposte alle mie domande ma non sono riuscito a cogliere nulla, anzi, a volte mi sono accorto che mi stavo abbioccando.
Bella atmosfera anche se c’era tanta gente tra cui qualcuno molto poco attento a chi aveva intorno. Mi ha colpito in alcune persone la poca delicatezza verso l’altro. Ho riflettuto sul fatto che molta gente è qui per puro e semplice egoismo e pur di ricevere una “grazia” calpesterebbe il prossimo. Una delle sensazioni che ho avuto, molto triste, è stata questa.
Siamo usciti e ci siamo diretti in hotel dove abbiamo chiacchierato fino a tardi, con sempre meno persone che mano mano andavano a letto. Io infine sono rimasto con la Giovanna che mi ha portato alla croce blu poco sopra alla pensione dove si dice che appaia la Madonna. Nessuna particolare sensazione da segnalare.
Nelle chiacchiere all’ingresso dell’hotel ho notato che ogni persona credente parla principalmente e con grande entusiasmo delle testimonianze che ha sentito. C’è chi ha sentito di una donna che ha visto la madonna, c’è chi ha sentito di una donna che ha ricevuto un messaggio da uno sconosciuto, proprio i messaggio di cui aveva bisogno, c’è chi ha sentito di un uomo che dopo aver tentato il suicidio ha trovato qui la pace, insomma molta fede nasce dalle testimonianze. La cosa che mi spaventa di questo è che le testimonianze sono esperienze vissute da altri, e dato che ogni esperienza è soggettiva, il racconto che ne viene dato non sarà mai identico all’esperienza vissuta. Qui secondo me nasce l’invasamento. Ovvero….. non considerare che la testimonianza che si sta ascoltando è una versione narrata di un esperienza e quindi incompleta rispetto all’esperienza vissuta, e utilizzarla per rinforzare la propria convinzione. Qui è pieno di testimonianze, è un bombardamento continuo, sono l’argomento principale e lo strumento più efficace per cercare di convertire qualcuno “beh, se non credi ascolta questa…, oppure … beh se non credi senti cosa è successo a quest’altro”, ecc., ecc.
Insomma, son molto scettico su queste testimonianze. Credo che ogni fedele non avendole vissute di persona ma avendole ricevute oralmente da altri, tenda a esagerarle e a dimenticare che si tratta di esperienze di altri, non proprie.
La notte è stata serena, nessun visione ne folgorazione ne illuminazione o tentativo da parte del diavolo di spaventarmi. :-)
Questa mattina dopo la colazione ci siamo recati alla messa a piedi, una bella camminata, fa caldo per essere dicembre e non piove. Nel camminare è uscito i tema Reiki. Le persone con cui ho parlato considerano il reiki satanico perché da all'uomo l'illusione di poter guarire gli altri e quindi il senso di potere, di superiorità, di sostituirsi a Dio. Dicono che chi fa reiki inizia con amore, con desiderio di dare amore e ricevere amore, ma più sale di livello più l’infelicità si sfa spazio dentro. Ci si ritrova tristi e vuoti e lontani dalla famiglia.
Ho riflettuto sulla Città della luce, una comunità fondata sul Reiki e sulle costellazioni famigliari che ho frequentato per un po' e penso alle Costellazioni famigliari e alle manifestazioni di odio verso i genitori che in quel luogo vengono messe in scena, alla tentazione della libertà dalle catene famigliari come mezzo per la felicità. Al fatto che si punta fortemente il dito contro la famiglia come causa della nostra sofferenza e come causa della nostra gioia.
Generalmente infatti nelle costellazioni famigliari si dice che ognuno di noi è i suoi genitori, che quindi i genitori sono l’origine della nostra parte luce e della nostra parte ombra, che i genitori vanno amati e va accettato il loro ruolo di donatori di vita. Cose tutte molto belle e corrette ma le persone che vanno a costellare, me compreso, portano molta rabbia e hanno a volte delle manifestazioni di odio nei confronti della famiglia davvero inquietanti. Questa rabbia che ognuno porta dentro non si può negare e va probabilmente affrontata ma mi sono chiesto in questi giorni se il modo utilizzato nelle costellazione fosse quello giusto. Ricordo la cattiveria e l’odio esplosivo di alcune persone verso i rappresentanti dei loro genitori. Odio vero. Violenza. Non so……forse ci sono alternative più morbide per sciogliere questa rabbia.
Certo è vero che io sento addosso mio padre e mia madre, e vorrei esprimere me stesso al meglio senza fatica, ma i legami con la famiglia non so se sia proprio necessario tagliarli per essere liberi, forse possiamo essere liberi anche in altri modi.
Ho sentito in certi momenti qui a Medjugorie una pace interiore (che ho sentito anche altre volte in altri momenti della mia vita) al cospetto della quale qualsiasi problema risulta effimero e assolutamente secondario. Con una pace del genere nel cuore anche se mio padre fosse stato un serial killer sarei pronto a perdonarlo.
Mi viene da pesare a cosa mi è entrato dentro quando sono stato l’ultima volta alla Città della luce, esattamente dopo una testimonianza di un abuso, io mi sono sentito come se l’abuso lo avessi subito io. Nell’ottica Cristiana questa è stata chiaramente una incursione del diavolo che mi ha messo contro alla mia famiglia.
Io credo che qualsiasi cosa fatta per stare bene facendo stare bene gli altri sia preziosa, anche le costellazioni e il reiki quindi hanno tanto di positivo e quindi anche la religione buddhista, il cristianesimo, l’islam, le regressioni ipnotiche, ecc ecc,. La differenza tra bene e male la fa l’atteggiamento con cui ci approcciamo agli altri e cosa ne facciamo di questi “strumenti”. Penso alla bellezza dello scambio reiki fatto gratuitamente dove persone si trovano per farsi delle coccole. Oppure la bellezza nelle costellazioni famigliari di vedersi all’interno della famiglia e osservarne le dinamiche. La consapevolezza è fondamentale, la rabbia e l’odio no. Penso alla bellezza della meditazione zen, alla mente profonda che emerge dopo lo yoga e alla qualità della concentrazione che si raggiunge durante la posizione seduta. Insomma…. penso che bene e male siano ovunque, anche nella chiesa cristiana, il segreto è trovare e coltivare la grazia dentro di se. I mezzi con cui ci arrivi possono essere i più differenti.
Tornando alla telecronaca della giornata, in chiesa ero in prima fila e mi sono gustato molto l’omelia del sacerdote, una persona veramente carismatica che ha vissuto in Africa e ha assistito tanti malati. Ha raccontato una sua esperienza a contatto con la morte e con la fede di una mamma. Molto toccante e illuminante su quanto sia importante avere la grazia nel cuore, i cristiani la chiamano fede salda e incrollabile. In questo racconto una donna africana perdendo il figlio morto di fame aveva mostrato una fede immensa e incrollabile che le ha dato la forza di sopportare il dolore.
Questo sacerdote ha un grande carisma, una grande sicurezza che riesce a trasferire agli altri.
Il resto della cerimonia poi mi ha stancato perché l'ho trovato troppo distraente e pieno di cose superflue che mi hanno allontanato da quello stato di grazia che avevo raggiunto ascoltando le parole iniziali del sacerdote. Certi canti per me non toccano il cuore, i momenti di preghiera accompagnati dai canti piuttosto che dal silenzio, secondo me sono fonte di distrazione.
Anche ripensando all’ adorazione di ieri sera, ricordo i brividi di gioia che ho sentito quando la ragazza ha iniziato a suonare il violino, interrotti bruscamente da un senso di fastidio quando su questo violino meraviglioso le persone hanno iniziato a cantare.
Dopo la messa siamo andati ad ascoltare suor XXXX(non ricordo). ed è stato il momento più emozionante. Una suorina con l’occhio forte. Ha parlato con il suo accento francese dell’importanza della preghiera, del rosario, del prendere Gesù, figlio della Madonna, come figlio nostro, del vedere il prossimo come Gesù stesso con tutte le sue sofferenze. La parte più toccante è stata quella in cui ci ha invitati a mettere le braccia come se tenessimo in braccio un bambino, ad entrare metaforicamente nel presepe e prendere in braccio Gesù bambino ma non per un attimo, per sempre, prenderlo come se fosse nostro figlio. Io ho visto Marlene e per vergogna ho trattenuto le lacrime ma avrei pianto. Ho rivisto Marlene e il sorriso che mi ha fatto poco prima di venire qui, ho visto il suo bisogno di presenza, sostentamento, amore, parole ed energia. Un bisogno di contatto con me e con i membri della famiglia, contatto fisico, parole, sorrisi, presenza, riferimento, certezze. Mi sono sentito in colpa per essere qui lontano da lei e soprattutto per come mi sono comportato da quando Martina è incinta. Mancandomi la fiducia nel prossimo non ho fiducia nemmeno nella madre di mia figlia, l’ho fatta soffrire e non l’ho accettata per quello che è, le ho espresso le mie necessità con rabbia piuttosto che con umiltà, l’ho trattata male, come se fosse il mio primo nemico. Questo da quando sono in casa con lei, quindi anche da quando già aveva Marlene in pancia e anche adesso che è nata. Marlene quindi si è beccata tutto, in particolare una carenza di fiducia tra le persone che la stanno crescendo. Questo pensiero mi ha bucato lo stomaco come una spada e ho sentito che mi si apriva il cuore in un pianto. Pianto che non sono ancora riuscito a far esprimere liberamente.
Questa mattina andando verso la messa ero con due uomini del gruppo. I loro discorsi sull’ Islam mi hanno terrorizzato. Uno ha detto: “Hitler ha sbagliato popolo”. L’atro ha detto: “quando penso ad un musulmano lo immagino nascosto dietro ad un palo che mi spia e trama contro di me”. Dopo queste parole mi sono fatto da parte e ho proseguito da solo.
Non capisco come si possa rivolgersi in questo modo verso un intera religione ovvero milioni e milioni di persone, generalizzando così stupidamente. L’islam ha sicuramente delle frange estremiste e delle regole molto dure ma generalizzare è una forma di ignoranza.
Qui nel gruppo di cattolici con cui sono, ho notato questa certezza di essere nel giusto. L’unica apertura verso un altra religione che ho sentito è stata fatta da una donna che ha mostrato ammirazione verso quei musulmani che riconoscono la figura della madonna. Per il resto anche lei considerava le altre religioni sbagliate.
Anche il prete che questa mattina ha fatto quella bellissima predica ha parlato della vera fede cristiana che si è persa in Europa ma che è forte in Africa. Come se gli africani fossero cristiani. Avrei voluto fargli notare che il cristianesimo in Africa c’è arrivato dopo, e che le religioni/credenze locali che il cristianesimo in certe aree ha spazzato via non sono minimamente considerate, anzi, è dato per scontato che siano credenze assurde e incivili.
Pare insomma che: le credenze e le religioni africane che si professano da sempre siano ovviamente ridicole e vadan sostituite con il cristianesimo. La religione Islamica che milioni e milioni di persone professano e hanno sempre professato nei millenni è sbagliata, ovvero questa religione millenaria e le persone che la praticano da millenni sbagliano. Stesso discorso per il Buddhismo e l’induismo. Questo argomento è emerso anche parlando con un sacerdote di colore che ha parlato del problema del divorzio. Diceva che in europa si può condannare il divorzio ma in africa no perché in africa è normale che se una donna non può avere figli il marito si trovi un altra moglie. Quindi ci si poneva il problema delle regole che la chiesa doveva dare, e della necessità che queste regole fossero comprensibili e applicabili in ogni parte del mondo.
Per me questa è la chiara dimostrazione che la religione nasce dall’uomo, ovvero si adatta alle esigenze dell’uomo nel luogo in cui esso vive. Il clima stesso condiziona le abitudini umane e quindi anche i rituali e il credo. Detto questo ogni religione proprio perché localizzata in zone differenti, deve avere caratteristiche differenti. Concludendo: ad ogni popolo il suo credo! Non trovo sia giusta la smania di evangelizzazione di tutto il mondo perché le differenze tra popoli non possono essere cancellate. E chi è diverso non è sbagliato a prescindere. Chi è diverso è come noi. Anche noi siamo diversi.
Questo discorso però pone la questione della religione cristiana come parole di Dio. Io ho detto che la religione nasce dall’uomo, adattandosi alle sue esigenze. Per un cristiano questa è una bestemmia. Però quello che io sotto gli occhi vedo proprio questo. Le principali religioni sono ben localizzate geograficamente, poi certamente hanno avuto migrazioni e spostamenti ma di base hanno una localizzazione abbastanza precisa.
Su questo punto è difficile confrontarsi con un cattolico convinto.
Io penso che Dio sia sinonimo di Mistero o di Assoluto. L’uomo cerca questo assoluto, questa ricerca è nella natura dell’uomo, la ricerca di una appiglio altrimenti tutto sarebbe insensato e non sostenibile. Questo assoluto ha le sembianze dell’amore e l’uomo ne fa esperienza grazie all’amore. La Madonna, Gesù, lo Spirito, Il Sè, L’Universo, l’Energia, l’Anima sono tutte rappresentazioni estremamente significative ed efficaci che aiutano l’uomo a trovare la strada dell’amore, sono cartelli stradali, segnalazioni, indicazioni, consigli, estremamente efficaci che possono aprire il cuore all’amore e all’esperienza di grazia e di assoluto.
Secondo me la forza del buddhismo sta nel fatto che è molto appetibile per i giovani occidentali che vivono il disagio esistenziale soprattutto in questo momento storico di crisi di valori. La forza del cristianesimo invece sta nel fatto che ha gli strumenti e i simboli molto più efficaci per trasmettere ed insegnare un esperienza.
Il problema della trasmissione dell’esperienza e dell’illuminazione che si pone Franco, il mio maestro di meditazione buddista, è grandissimo. Come faccio io a trasferire ad un ragazzo ciò che io ho capito con la mente ma soprattutto col cuore? Uso le parole? non basta. Uso l’esempio? non basta. Con la disciplina? non basta. Tutte e tre insieme? Potrebbe non bastare.
Il cristianesimo secondo me ha gli strumenti più efficaci per trasmettere l’esperienza di l’illuminazione che in parole cristiane si può definire la grazia di Dio. Forse però queste considerazioni sono dovute al fatto che sono Italiano e che essendo nato e cresciuto in una cultura cristiana trovo più facile arrivare all’ assoluto con strumenti cristiani.
Lunedì 8 dicembre 2014
Questa mattina il cielo è azzurro e non ci sono nuvole, sembra la giornata giusta per fare un trekking sul Krizevac. Scendo per la colazione e molti cercano di convincermi ad andare alla messa dell’ immacolata, sono tentato perché effettivamente è il momento clou della vacanza ma la natura chiama e vince. Alle 8,15 saluto tutti e parto zaino in spalla per il Krizevac. Chiedo info indicazioni ad una ragazza appena fuori dall’hotel la quale con un volto stupito mi dice che per arrivare in cima e tornare da qui ci vuole mezza giornata. Non mi faccio intimorire e continuo deciso verso la cima con la consapevolezza del mio passo e infatti alle 9,30 mi ritrovo in vetta.
Il cammino dalla base del monte alla vetta è una via crucis con tutte le stazioncine. La particolarità che ho riscontrato con maggiore stupore è che il sentiero è molto ripido e fatto di grandi sassi scivolosi e difficili da scalare. Non c’è bisogno di andare a 4 zampe ma è necessario andare piano e fare molta attenzione. In questa zona le montagne sono così, sasso duro e scivoloso.
Arrivato in cima ho trovato un ragazzo sdraiato sotto la croce che pregava completamente steso a terra per questo ho fatto il giro largo per non disturbare. Il pNORM è molto bello a 360 gradi. A parte Medjugorie non ci sono centri abitati così grand da rovinare il panorama. E’ una bella giornata e lo sguardo arriva lontano, l’aria è pulita e mi sembra addirittura che la mia miopia sia svanita. Attorno a me alcune persone, c’è una ragazza da sola e un gruppo di 4 con un sacerdote che recita ad alta voce. Questa cosa del recitare ad alta voce non mi piace, l’ho riscontrata in diversi luoghi sacri dove secondo il mio parere sarebbe rispettoso verso tutti fare silenzio e pregare in silenzio. Invece ogni sacerdote che arriva dice il suo rosario ad alta voce, ogni persona semplice fa uguale, anche se c’è già uno che recita quelli ch arrivano dopo iniziano a pregare pure loro e in pochi istanta il sacro silenzio è svanito. Io avrei voluto restare in contemplazione a meditare ma ho fatto molta fatica. Sono però riuscito a leggere una parte del libro che la Paola sta scrivendo. Mi aveva chiesto un parere.
La natura mi da energia e luce, infatti mi sentivo felice e sono sceso sorridendo. Penso al fatto che sia fondamentale non chiudersi aglia altri ma rimanere in condivisione, e in questoa mattinata ho sentito un po' la “paura” di richiudermi in me stesso a causa di questa scalata solitaria, poi però ho anche verificato lo stato di grazia a cui mi ha portato questa camminata nella natura, mi sentivo leggero e felice, i pensieri negativi non attecchivano più, passavano velocemente. Credo che sia importante condividere le proprie e mozioni con gli altri e non chiudersi ma è necessario anche trovare uno spazio per meditare in silenzio lontano da ogni distrazione. Io sento di essere chiuso e di trovare più comoda la solitudine. Credo che si una forma di debolezza, pigrizia. Il mio lavoro dovrebbe essere sullo stare insieme essendo me stesso, Lo stare insieme mi pesa proprio perché con gli altri non sono mai me stesso. Essere se stessi non basta dirlo, serve una sicurezza e tranquillità interiore che mi accorgo di non avere ancora, o meglio l’ho avuta in certi momenti anch in questo viaggio, ma se ne è andata.
Al ritorno sono salito sul podrobo, quindi praticamente ho fatto tutte e due le vette in un unica mattina e li ho beccato gli altri del gruppo. Anche qui inizialmente c’era silenzio poi è arrivata la ballotta che ha iniziato a pregare distraendomi dalle mie riflessioni. Pregare è importante per un credente ma se definiamo un luogo di silenzio allora sarebbe più corretto starci in silenzio.
Il pomeriggio due belle testimonianze. La prima di una comunità di surreni che gestiscono il lavoro fatto da un dottore morto giovane che ha dedicato la sua vita agli altri, vendendo tutto e lavorando in missione con la sua famiglia, moglie e figli. Bella storia di altruismo e generosità la sua. Ho trovato però un po' forzata la richiesta che le suore hanno fatto a Roma per farlo beatificare. Non staranno esagerando? Se uno va in una missione e dedica la sua breve vita alla cura dei malati ha diritto alla santità?
Comunque su questa testimonianza mi ha fatto riflettere un commento di un ragazzo del nostro gruppo che ha detto: “ ha dedicato la sua vita agli altri….io? che cosa ho fatto nella mia vita?” Ho pensato a quale sia la differenza tra il vivere per se, per i soldi, per i vestiti, per il lavoro, per lo sport, per gli hobby e invece impegnarsi e mettersi a disposizione di persone che hanno bisogno proprio di me. Un uomo nasce, cresce e diventa adulto, ha ricevuto tanto dalle persone e dal mondo, ad un certo punto è necessario che restituisca agli altri tutto o parte o di più di ciò che ha ricevuto. Solo così la vita diventa importante. Si può dare anche in maniera molto semplice ad esempio facendo dei figli e mettendo s famiglia ma con la consapevolezza di essere al loro servizio e non mettere su famiglia così tanto per fare. Oppure aprendo un azienda e creando posti di lavoro, oppure aiutare chi ha bisogno non per forza dei poveri ma anche qui a Bologna, aiutando persone che stanno affrontando una difficoltà e cercano sostegno, nella malattia ad esempio, nella ricerca di una felicità, nel tentativo di uscire da una depressione. Insomma la vita diventa importante se come dice Franco si agisce “ non per sé”.
Dopo le suonie siamo andati in una comunità di ex tossici e dipendenti da droghe varie/ giochi di azzardo. Abbiamo visto un video sulla comunità che ormai ha sedi in tutto il mondo, fondata da una suora. Qui a medjugorie la strutturaa è grande e ospita molti ragazzi. Tutta la struttura è stata ristrutturata e ampliata dai ragazzi. Le due testimonianzee mi hanno colpito perchéè mi sono rivisto in loro. Il problema principale è la chiusuraa verso gi altri, la mancanza di una via di uscita dei propri sentimenti e stati animo che si reprimono dentro fino a portare rabbia verso tutto e tutti, sfiducia, pessimismo. Quando il tuo dolore non lo puoi buttar fuori ti devasta dentro proprio come successo a me diverse volte nel passato e anche in questa ultima settimana. Per questo la terapia utilizzata è quella dell’angelo custode, ovvero un ragazzo veterano della comunità viene affiancato per un mese al nuovo arrivato e lo segue notte e giorno, lo aspetta fuori dal bagno, dorme nel letto a castello sopra di lui, magia davanti a lui, lavora al suo fianco, e lo spinge a cominciare, parlare. Inizialmente c’è chiusura e rabbia poi però inizia il dialogo che diventa sempre più profondo dato che di argomenti nuovi dall’esterno non ne arrivano. Così il nuovo arrivato piano piano è costretto a comunicare profondamente e a lasciarsi vedere dall’altro. Scopre così che tutti sono sulla stessa barca, nell’altro vede la sua vita e i suoi sentimenti, rivede se stesso nell’altro e anche quanto in comunità ciò che fa un condizionii l’altro. Se il unovo non fa i lavori, li fa il suo angelo custode.
Queste testimonianze sono state molato precisoe perché mi hanno comunicato proprio ciò di cui io stesso ho bisogno ovvero aprirmi, essere ascoltato, fiducia, condivisione.
Prima della cena birra con Maz, Andrea e la sua ragazza. Discussione su Dio molto impegnativa dove io ho espresso la mi versione delle cos ovvero che i simboli cristiani, Dio, Madonna, Gesù sono appunto simboli. Ovvero strumenti occidentali nostri per arrivare all’ Assoluto. Quindi ogni uomo anche musulmano è uguale a noi nella ricerca dell’assoluto ma utilizza simboli differenti a causa della diversità culturale e geografica.
Ho notato in molti del gruppo una senso di essere nel giusto e di essere la vera religione, più avanti rispetto le altre.
Alla sera sono collassato a letto e non sono uscito. Mattina seguente partenza. Viaggio in auto e arrivo in azienda alle 19,30. Da li ho portato don XXX al convento dell’osservanza e gli ho espresso le mie perplessità. Ho capito che non si è mai interessato di studiare bene le altre religioni e per me questo è strano. Ho percepito il senso di essere parte della vera religione universale. Ho percepito che per lui il buddhismo e le altre religioni non portano a nulla ma terminano in un vicolo cieco. Ho percepito che non è interessato a capire perché un ragazzo di 26 anni come me quando ha dei problemi esistenziali non chiede ad un prete ma sceglie il buddhismo. Secondo me la chiesa dovrebbe indagare proprio su questo ma magari c’è chi lo fa, non don XXX. Ho percepito la sua concentrazione su ci che la fede da al cuore degli uomini mettendo in secondo piano se ci siano o no le ragioni storiche/logiche a supportarla. E su questo sono in accordo con lui perché ciò che conta è lo stato di grazia che chi ha fede raggiunge, uno stato di serenità interiore assolutamente miracoloso e importantissimo. Se le apparizioni siano vere o no, ad esempio, ha importanza minore.
Conclusione:
La religione cattolica utilizza dei simboli potentissimi in cui ognuno di noi si può rivedere, il padre, la madre, il figlio, lo spirito. Ognuno di noi è tutto questo e sa sulla sua esperienza cosa significano. Aprendosi al credo che queste figure siano divine allora scopriamo la divinità in ognuno di noi e nel prossimo. Scopriamo che la cosa più importante è l’amore e l’agire secondo ciò che riteniamo giusto. Allo stesso tempo è scopriamo che abbiamo un ruolo ben preciso che ha delle responsabilità verso gli altri e così diventiamo adulti riconoscendoci in u ruolo e riconoscendo le responsabilità e il valore di quel ruolo. Essere madre, essere figlio, essere padre, provare dolore, essere abbandonato, essere accudito, essere responsabile di qualcuno, essere supporto e sostegno, essere compagno, essere famiglia. Ognuno di noi è tutte queste cose e i simboli cristiani ce lo ricordano molto efficacemente. Quindi l’apertura agli altri e il lasciarsi andare con fiducia, mettendosi a disposizione per aiutare e lasciarsi curare le ferite. Scambio continuo di ruoli come se on ci fosse separazione/differenza tra uomo e uomo.
Questa consapevolezza dona lo stato di grazia per cui tutto è possibile anche afrontare il dolore più grande.
La fede muove le montagne, la fede verso i simboli e le regole cristiane ovvero la fede verso l’uomo nella sua totalità.
Oggi in pausa pranzo sono andato nella cappelletta aziendale e per la prima volta, non so perché, ho deciso di meditare con la luce spenta. Non ero completamente al buio perché c’era accesa una piccola luce sopra all’altarino. Mi sono messo più vicino rispetto alle altre volte, ho sentito di doverlo fare vista l’atmosfera sacra che la luce spenta creava. Ho meditato con le mani giunte e gli occhi chiusi sul senso di morte e di tristezza che mi porto addosso, sulla mancanza di gioia di vivere, sulla tristezza che sento. Mi sono chiesto quali pesi porto sulle spalle. Osservavo il crocifisso.
La croce è sorretta da un uomo. Un uomo tiene sulle spalle la croce a cui è inchiodato Cristo. Questo uomo sembra schiacciato dal peso che sostiene, ovvero la morte di Cristo. Mi chiedo chi sia questo uomo rappresentato sotto alla croce, mi chiedo se sia un santo o un apostolo, senza concludere con alcuna risposta.
Mi faccio un po’ di reilki al 3 chakra.
Mi alzo, mi avvicino alla croce e vedo che sotto ad essa non cera alcun uomo che la sorreggeva. Era solo un effetto ottico dovuto alle luci/ombre della lampada, effetto visibile solo dalla particolare posizione in cui ero seduto ma non da qualsiasi altra parte. Ho sentito subito con certezza che questo era un riferimento molto chiaro al peso che porto e che distoglie il mio sguardo dalla gioia di vivere e dall’entusiasmo di fare.
Opera di Dio? Opera della mia mente che realizza il mio mondo? Suggestione fortissima? Non so.
Alla ricerca dell’assoluto
Sabato scorso 29 novembre, alle 17:17 stavo per suicidarmi e ora, dopo solo una settimana, mi trovo a Medjugorje con un gruppo di credenti tra cui il titolare dell’azienda in cui lavoro e alcuni colleghi. Perché sono qui? Diciamo che sono inquieto ma forse la parola inquieto non rende bene l’idea. Sono in grande difficoltà. Non sono felice, mi manca il senso della mia vita e la fiducia in me stesso, negli altri e in tutto ciò che esiste. Non vedo via di uscita, so che potrei fare mille cose nella mia vita ma sarebbero solamente un insieme di cose da fare senza alcun significato. Nemmeno la nascita di mia figlia Marlene mi ha dato quel “senso” che sto cercando, quell’ “assoluto”, quel significato alla base della mia esistenza. La famiglia è un luogo ostile, non mi fido di nessuno, l’ ”altro” è rivale e si prende gioco di me, nelle cose che faccio manca l’entusiasmo, mi sento come uno zombie che aspetta di morire senza provare alcun sentimento che non sia odio e rancore verso tutti, anche verso la mia famiglia di origine. In questo novembre/dicembre 2014 ho proprio toccato il fondo. Il pensiero di suicidarmi era già entrato in me diverse volte nel passato, avevo anche già scelto il luogo e il modo ma sempre e solo come pensiero, questa vota invece ho abbandonato la mia famiglia senza dire nulla e sono sparito, mi sono recato sulla cima del monte Adone vicino a Badolo, attraversando il bosco nella nebbia e al buio, ubriaco di birra e offuscato dal fumo delle sigarette, parlando con me stesso ad alta voce, urlando la mia rabbia contro il mondo, contro la mia compagna, contro mio padre. Mi sono seduto sul ciglio del precipizio e ho guardato giù.
Sarebbe bastato un passo, ero li, c’ero quasi, basta sofferenza, basta rabbia, addio dolore allo stomaco che si fa sempre più pungente ogni volta che sto in famiglia…basta! Ero li…
potevo volare come in quel sogno che feci in Venezuela la notte prima della dell’ultima tappa per la vetta del Roraima. Li sognai di lanciarmi tra le nuvole dalla cima del Roraima e di iniziare a volare. Ecco che ora il sogno si stava realizzando ma…. non vedevo nulla per la troppa nebbia e per il buio. Quel posto lo conosco bene ma ci sono sempre andato di giorno e quindi so che li sotto in certi punti avrei potuto sbattere e fermarmi contro rocce quindi non morire ma solo ferirmi. Volevo essere certo di morire. La nebbia non mi permetteva questa certezza. Così sono rimasto fermo a contemplare il mio fallimento e la mia paura. Per fortuna.
Sono sceso e sono tornato in famiglia ma non subito, tardi, verso le 2 di notte. Non volevo tornare a casa. Tornare a casa mi dava una grande tristezza, la stessa tristezza che associo ai ricordi della mia infanzia a casa con i miei genitori. L’inverno, il freddo, le luci gialle…che tristezza! Così ho temporeggiato in auto bevendo birra e dormendo fino alle due. Tornato a casa piano piano sono risalito dal baratro, parlare con la mia compagna, abbracciare mia figlia, mi ha tirato su quel tanto per continuare a vivere la vita di tutti i giorni con un po' di energia, ma ancora sentivo il cuore chiuso, triste e rabbioso verso i mondo. Poi il 2 dicembre alle 16:29 uscito dal lavoro ho avuto l’illuminazione: vado a Medjugorie. Non sapevo quando partiva e se partiva il gruppo del mio titolare che periodicamente ci va, e guarda caso ho scoperto che sarebbero partiti proprio pochi giorni dopo. Ho chiamato la Giovanna, le ho chiesto informazioni e mi hanno accolto a braccia aperte trovandomi un passaggio e la camera. La sera ne ho parlato con Martina e lei mi ha lasciato fare, prendendomi un po' in giro ovviamente ma lasciando la porta aperta. Penso che abbia compreso la mia difficoltà e la mia necessità di senso, una ricerca che continua ormai da anni ma senza risultati solidi. Così mi ha appoggiato in questa esperienza sacrificando il nostro w.e. insieme e sobbarcandosi da sola la gestione delle nostre due bimbe Marlene e Maya. Grazie Martina.
Così ora mi trovo qui in albergo a Medjugorie, sono le 17:59 di sabato 6 dicembre 2014, quelli che erano con me in auto ora sono a messa, io ho preferito rilassarmi in camera. La cena è alle 19 e li starò in compagnia con tanta gente, molta della quale non conosco affatto. Vedremo.
Il viaggio è stato per quelle che sono le mie abitudini “assurdo” perché i miei compagni di auto sono molto credenti, c’era anche padre XXX, un sacerdote di colore che è a stretto contatto con papa Francesco. Per tutto il viaggio si è parlato (hanno parlato) di religione, di Maria, di Gesù, di fede, ecc, ecc e io ho ascoltato con grande umiltà e rispetto. Poi il rosario, ogni tott. ore. Onestamente sono un pò scosso da questa cosa, non sono affatto abituato, però voglio restarci dentro per almeno 3-4 gg e capire se c’è in questa religione un messaggio per me o meglio ancora l’assoluto che sto cercando. Forse devo solo capire, forse devo solo fare uno scatto, chissà… o forse nemmeno questa strada fa per me.
Di certo l’atmosfera è sorridente e serena, tante risate, tante battute e tanti discorsi molto profondi che toccano il cuore. Un po troppo infarciti di Maria, Gesù, Comunione, e altri termini simili per me ancora poco chiari, ma sento che il cuore si sta muovendo e il gelo si sta sciogliendo. L’inquietudine c’è ancora ma è dinamica, non più solida e ferma. Ho pensato tanto a Marlene mia figlia e al sorriso che mi ha fatto ieri sera, un sorriso vero, non era un movimento della bocca ma un sorriso vero e grande in risposta ad una mia smorfia….li in quel momento ho sentito un intensità nel petto, nello stomaco, nel cure e mi sono messo a piangere. Oggi ho pensato spesso a quel sorriso. E’ amore.
Domenica 7 dicembre 2014
Ieri sera ho seguito il gruppo all’adorazione, non sapevo cosa fosse un adorazione e sono andato incuriosito, mi aspettavo ovviamente una cosa pesante infarcita di termini Cristiani che non conosco e significati che non comprendo ma sono qui con l’atteggiamento di chi osserva senza giudicare e poi valuta quanto ciò che osserva possa fare a caso suo. Abbiamo preso la macchina per raggiungere la chiesa e ci siamo messi in prima fila seduti in terra davanti all’altare, io sono stato preso sotto braccio da Silvia e ho fatto l’adorazione vicino a lei. L’adorazione consiste nell’ adorare l’ostia consacrata, un ostia gigante inserita in un sostegno a forma di sole che concentra e irradia energia. Si sta li davanti in adorazione, si prega e si canta per un ora circa. C’erano dei ragazzi che suonavano la chitarra e una ragazza il violino. La parte suonata è stata bellissima e toccante, invece il maxi schermo con le parole da cantare e il canto dei fedeli mi hanno fatto ripetutamente uscire dalla concentrazione. Ho provato ad ascoltare dentro di me se emergevano risposte alle mie domande ma non sono riuscito a cogliere nulla, anzi, a volte mi sono accorto che mi stavo abbioccando.
Bella atmosfera anche se c’era tanta gente tra cui qualcuno molto poco attento a chi aveva intorno. Mi ha colpito in alcune persone la poca delicatezza verso l’altro. Ho riflettuto sul fatto che molta gente è qui per puro e semplice egoismo e pur di ricevere una “grazia” calpesterebbe il prossimo. Una delle sensazioni che ho avuto, molto triste, è stata questa.
Siamo usciti e ci siamo diretti in hotel dove abbiamo chiacchierato fino a tardi, con sempre meno persone che mano mano andavano a letto. Io infine sono rimasto con la Giovanna che mi ha portato alla croce blu poco sopra alla pensione dove si dice che appaia la Madonna. Nessuna particolare sensazione da segnalare.
Nelle chiacchiere all’ingresso dell’hotel ho notato che ogni persona credente parla principalmente e con grande entusiasmo delle testimonianze che ha sentito. C’è chi ha sentito di una donna che ha visto la madonna, c’è chi ha sentito di una donna che ha ricevuto un messaggio da uno sconosciuto, proprio i messaggio di cui aveva bisogno, c’è chi ha sentito di un uomo che dopo aver tentato il suicidio ha trovato qui la pace, insomma molta fede nasce dalle testimonianze. La cosa che mi spaventa di questo è che le testimonianze sono esperienze vissute da altri, e dato che ogni esperienza è soggettiva, il racconto che ne viene dato non sarà mai identico all’esperienza vissuta. Qui secondo me nasce l’invasamento. Ovvero….. non considerare che la testimonianza che si sta ascoltando è una versione narrata di un esperienza e quindi incompleta rispetto all’esperienza vissuta, e utilizzarla per rinforzare la propria convinzione. Qui è pieno di testimonianze, è un bombardamento continuo, sono l’argomento principale e lo strumento più efficace per cercare di convertire qualcuno “beh, se non credi ascolta questa…, oppure … beh se non credi senti cosa è successo a quest’altro”, ecc., ecc.
Insomma, son molto scettico su queste testimonianze. Credo che ogni fedele non avendole vissute di persona ma avendole ricevute oralmente da altri, tenda a esagerarle e a dimenticare che si tratta di esperienze di altri, non proprie.
La notte è stata serena, nessun visione ne folgorazione ne illuminazione o tentativo da parte del diavolo di spaventarmi. :-)
Questa mattina dopo la colazione ci siamo recati alla messa a piedi, una bella camminata, fa caldo per essere dicembre e non piove. Nel camminare è uscito i tema Reiki. Le persone con cui ho parlato considerano il reiki satanico perché da all'uomo l'illusione di poter guarire gli altri e quindi il senso di potere, di superiorità, di sostituirsi a Dio. Dicono che chi fa reiki inizia con amore, con desiderio di dare amore e ricevere amore, ma più sale di livello più l’infelicità si sfa spazio dentro. Ci si ritrova tristi e vuoti e lontani dalla famiglia.
Ho riflettuto sulla Città della luce, una comunità fondata sul Reiki e sulle costellazioni famigliari che ho frequentato per un po' e penso alle Costellazioni famigliari e alle manifestazioni di odio verso i genitori che in quel luogo vengono messe in scena, alla tentazione della libertà dalle catene famigliari come mezzo per la felicità. Al fatto che si punta fortemente il dito contro la famiglia come causa della nostra sofferenza e come causa della nostra gioia.
Generalmente infatti nelle costellazioni famigliari si dice che ognuno di noi è i suoi genitori, che quindi i genitori sono l’origine della nostra parte luce e della nostra parte ombra, che i genitori vanno amati e va accettato il loro ruolo di donatori di vita. Cose tutte molto belle e corrette ma le persone che vanno a costellare, me compreso, portano molta rabbia e hanno a volte delle manifestazioni di odio nei confronti della famiglia davvero inquietanti. Questa rabbia che ognuno porta dentro non si può negare e va probabilmente affrontata ma mi sono chiesto in questi giorni se il modo utilizzato nelle costellazione fosse quello giusto. Ricordo la cattiveria e l’odio esplosivo di alcune persone verso i rappresentanti dei loro genitori. Odio vero. Violenza. Non so……forse ci sono alternative più morbide per sciogliere questa rabbia.
Certo è vero che io sento addosso mio padre e mia madre, e vorrei esprimere me stesso al meglio senza fatica, ma i legami con la famiglia non so se sia proprio necessario tagliarli per essere liberi, forse possiamo essere liberi anche in altri modi.
Ho sentito in certi momenti qui a Medjugorie una pace interiore (che ho sentito anche altre volte in altri momenti della mia vita) al cospetto della quale qualsiasi problema risulta effimero e assolutamente secondario. Con una pace del genere nel cuore anche se mio padre fosse stato un serial killer sarei pronto a perdonarlo.
Mi viene da pesare a cosa mi è entrato dentro quando sono stato l’ultima volta alla Città della luce, esattamente dopo una testimonianza di un abuso, io mi sono sentito come se l’abuso lo avessi subito io. Nell’ottica Cristiana questa è stata chiaramente una incursione del diavolo che mi ha messo contro alla mia famiglia.
Io credo che qualsiasi cosa fatta per stare bene facendo stare bene gli altri sia preziosa, anche le costellazioni e il reiki quindi hanno tanto di positivo e quindi anche la religione buddhista, il cristianesimo, l’islam, le regressioni ipnotiche, ecc ecc,. La differenza tra bene e male la fa l’atteggiamento con cui ci approcciamo agli altri e cosa ne facciamo di questi “strumenti”. Penso alla bellezza dello scambio reiki fatto gratuitamente dove persone si trovano per farsi delle coccole. Oppure la bellezza nelle costellazioni famigliari di vedersi all’interno della famiglia e osservarne le dinamiche. La consapevolezza è fondamentale, la rabbia e l’odio no. Penso alla bellezza della meditazione zen, alla mente profonda che emerge dopo lo yoga e alla qualità della concentrazione che si raggiunge durante la posizione seduta. Insomma…. penso che bene e male siano ovunque, anche nella chiesa cristiana, il segreto è trovare e coltivare la grazia dentro di se. I mezzi con cui ci arrivi possono essere i più differenti.
Tornando alla telecronaca della giornata, in chiesa ero in prima fila e mi sono gustato molto l’omelia del sacerdote, una persona veramente carismatica che ha vissuto in Africa e ha assistito tanti malati. Ha raccontato una sua esperienza a contatto con la morte e con la fede di una mamma. Molto toccante e illuminante su quanto sia importante avere la grazia nel cuore, i cristiani la chiamano fede salda e incrollabile. In questo racconto una donna africana perdendo il figlio morto di fame aveva mostrato una fede immensa e incrollabile che le ha dato la forza di sopportare il dolore.
Questo sacerdote ha un grande carisma, una grande sicurezza che riesce a trasferire agli altri.
Il resto della cerimonia poi mi ha stancato perché l'ho trovato troppo distraente e pieno di cose superflue che mi hanno allontanato da quello stato di grazia che avevo raggiunto ascoltando le parole iniziali del sacerdote. Certi canti per me non toccano il cuore, i momenti di preghiera accompagnati dai canti piuttosto che dal silenzio, secondo me sono fonte di distrazione.
Anche ripensando all’ adorazione di ieri sera, ricordo i brividi di gioia che ho sentito quando la ragazza ha iniziato a suonare il violino, interrotti bruscamente da un senso di fastidio quando su questo violino meraviglioso le persone hanno iniziato a cantare.
Dopo la messa siamo andati ad ascoltare suor XXXX(non ricordo). ed è stato il momento più emozionante. Una suorina con l’occhio forte. Ha parlato con il suo accento francese dell’importanza della preghiera, del rosario, del prendere Gesù, figlio della Madonna, come figlio nostro, del vedere il prossimo come Gesù stesso con tutte le sue sofferenze. La parte più toccante è stata quella in cui ci ha invitati a mettere le braccia come se tenessimo in braccio un bambino, ad entrare metaforicamente nel presepe e prendere in braccio Gesù bambino ma non per un attimo, per sempre, prenderlo come se fosse nostro figlio. Io ho visto Marlene e per vergogna ho trattenuto le lacrime ma avrei pianto. Ho rivisto Marlene e il sorriso che mi ha fatto poco prima di venire qui, ho visto il suo bisogno di presenza, sostentamento, amore, parole ed energia. Un bisogno di contatto con me e con i membri della famiglia, contatto fisico, parole, sorrisi, presenza, riferimento, certezze. Mi sono sentito in colpa per essere qui lontano da lei e soprattutto per come mi sono comportato da quando Martina è incinta. Mancandomi la fiducia nel prossimo non ho fiducia nemmeno nella madre di mia figlia, l’ho fatta soffrire e non l’ho accettata per quello che è, le ho espresso le mie necessità con rabbia piuttosto che con umiltà, l’ho trattata male, come se fosse il mio primo nemico. Questo da quando sono in casa con lei, quindi anche da quando già aveva Marlene in pancia e anche adesso che è nata. Marlene quindi si è beccata tutto, in particolare una carenza di fiducia tra le persone che la stanno crescendo. Questo pensiero mi ha bucato lo stomaco come una spada e ho sentito che mi si apriva il cuore in un pianto. Pianto che non sono ancora riuscito a far esprimere liberamente.
Questa mattina andando verso la messa ero con due uomini del gruppo. I loro discorsi sull’ Islam mi hanno terrorizzato. Uno ha detto: “Hitler ha sbagliato popolo”. L’atro ha detto: “quando penso ad un musulmano lo immagino nascosto dietro ad un palo che mi spia e trama contro di me”. Dopo queste parole mi sono fatto da parte e ho proseguito da solo.
Non capisco come si possa rivolgersi in questo modo verso un intera religione ovvero milioni e milioni di persone, generalizzando così stupidamente. L’islam ha sicuramente delle frange estremiste e delle regole molto dure ma generalizzare è una forma di ignoranza.
Qui nel gruppo di cattolici con cui sono, ho notato questa certezza di essere nel giusto. L’unica apertura verso un altra religione che ho sentito è stata fatta da una donna che ha mostrato ammirazione verso quei musulmani che riconoscono la figura della madonna. Per il resto anche lei considerava le altre religioni sbagliate.
Anche il prete che questa mattina ha fatto quella bellissima predica ha parlato della vera fede cristiana che si è persa in Europa ma che è forte in Africa. Come se gli africani fossero cristiani. Avrei voluto fargli notare che il cristianesimo in Africa c’è arrivato dopo, e che le religioni/credenze locali che il cristianesimo in certe aree ha spazzato via non sono minimamente considerate, anzi, è dato per scontato che siano credenze assurde e incivili.
Pare insomma che: le credenze e le religioni africane che si professano da sempre siano ovviamente ridicole e vadan sostituite con il cristianesimo. La religione Islamica che milioni e milioni di persone professano e hanno sempre professato nei millenni è sbagliata, ovvero questa religione millenaria e le persone che la praticano da millenni sbagliano. Stesso discorso per il Buddhismo e l’induismo. Questo argomento è emerso anche parlando con un sacerdote di colore che ha parlato del problema del divorzio. Diceva che in europa si può condannare il divorzio ma in africa no perché in africa è normale che se una donna non può avere figli il marito si trovi un altra moglie. Quindi ci si poneva il problema delle regole che la chiesa doveva dare, e della necessità che queste regole fossero comprensibili e applicabili in ogni parte del mondo.
Per me questa è la chiara dimostrazione che la religione nasce dall’uomo, ovvero si adatta alle esigenze dell’uomo nel luogo in cui esso vive. Il clima stesso condiziona le abitudini umane e quindi anche i rituali e il credo. Detto questo ogni religione proprio perché localizzata in zone differenti, deve avere caratteristiche differenti. Concludendo: ad ogni popolo il suo credo! Non trovo sia giusta la smania di evangelizzazione di tutto il mondo perché le differenze tra popoli non possono essere cancellate. E chi è diverso non è sbagliato a prescindere. Chi è diverso è come noi. Anche noi siamo diversi.
Questo discorso però pone la questione della religione cristiana come parole di Dio. Io ho detto che la religione nasce dall’uomo, adattandosi alle sue esigenze. Per un cristiano questa è una bestemmia. Però quello che io sotto gli occhi vedo proprio questo. Le principali religioni sono ben localizzate geograficamente, poi certamente hanno avuto migrazioni e spostamenti ma di base hanno una localizzazione abbastanza precisa.
Su questo punto è difficile confrontarsi con un cattolico convinto.
Io penso che Dio sia sinonimo di Mistero o di Assoluto. L’uomo cerca questo assoluto, questa ricerca è nella natura dell’uomo, la ricerca di una appiglio altrimenti tutto sarebbe insensato e non sostenibile. Questo assoluto ha le sembianze dell’amore e l’uomo ne fa esperienza grazie all’amore. La Madonna, Gesù, lo Spirito, Il Sè, L’Universo, l’Energia, l’Anima sono tutte rappresentazioni estremamente significative ed efficaci che aiutano l’uomo a trovare la strada dell’amore, sono cartelli stradali, segnalazioni, indicazioni, consigli, estremamente efficaci che possono aprire il cuore all’amore e all’esperienza di grazia e di assoluto.
Secondo me la forza del buddhismo sta nel fatto che è molto appetibile per i giovani occidentali che vivono il disagio esistenziale soprattutto in questo momento storico di crisi di valori. La forza del cristianesimo invece sta nel fatto che ha gli strumenti e i simboli molto più efficaci per trasmettere ed insegnare un esperienza.
Il problema della trasmissione dell’esperienza e dell’illuminazione che si pone Franco, il mio maestro di meditazione buddista, è grandissimo. Come faccio io a trasferire ad un ragazzo ciò che io ho capito con la mente ma soprattutto col cuore? Uso le parole? non basta. Uso l’esempio? non basta. Con la disciplina? non basta. Tutte e tre insieme? Potrebbe non bastare.
Il cristianesimo secondo me ha gli strumenti più efficaci per trasmettere l’esperienza di l’illuminazione che in parole cristiane si può definire la grazia di Dio. Forse però queste considerazioni sono dovute al fatto che sono Italiano e che essendo nato e cresciuto in una cultura cristiana trovo più facile arrivare all’ assoluto con strumenti cristiani.
Lunedì 8 dicembre 2014
Questa mattina il cielo è azzurro e non ci sono nuvole, sembra la giornata giusta per fare un trekking sul Krizevac. Scendo per la colazione e molti cercano di convincermi ad andare alla messa dell’ immacolata, sono tentato perché effettivamente è il momento clou della vacanza ma la natura chiama e vince. Alle 8,15 saluto tutti e parto zaino in spalla per il Krizevac. Chiedo info indicazioni ad una ragazza appena fuori dall’hotel la quale con un volto stupito mi dice che per arrivare in cima e tornare da qui ci vuole mezza giornata. Non mi faccio intimorire e continuo deciso verso la cima con la consapevolezza del mio passo e infatti alle 9,30 mi ritrovo in vetta.
Il cammino dalla base del monte alla vetta è una via crucis con tutte le stazioncine. La particolarità che ho riscontrato con maggiore stupore è che il sentiero è molto ripido e fatto di grandi sassi scivolosi e difficili da scalare. Non c’è bisogno di andare a 4 zampe ma è necessario andare piano e fare molta attenzione. In questa zona le montagne sono così, sasso duro e scivoloso.
Arrivato in cima ho trovato un ragazzo sdraiato sotto la croce che pregava completamente steso a terra per questo ho fatto il giro largo per non disturbare. Il pNORM è molto bello a 360 gradi. A parte Medjugorie non ci sono centri abitati così grand da rovinare il panorama. E’ una bella giornata e lo sguardo arriva lontano, l’aria è pulita e mi sembra addirittura che la mia miopia sia svanita. Attorno a me alcune persone, c’è una ragazza da sola e un gruppo di 4 con un sacerdote che recita ad alta voce. Questa cosa del recitare ad alta voce non mi piace, l’ho riscontrata in diversi luoghi sacri dove secondo il mio parere sarebbe rispettoso verso tutti fare silenzio e pregare in silenzio. Invece ogni sacerdote che arriva dice il suo rosario ad alta voce, ogni persona semplice fa uguale, anche se c’è già uno che recita quelli ch arrivano dopo iniziano a pregare pure loro e in pochi istanta il sacro silenzio è svanito. Io avrei voluto restare in contemplazione a meditare ma ho fatto molta fatica. Sono però riuscito a leggere una parte del libro che la Paola sta scrivendo. Mi aveva chiesto un parere.
La natura mi da energia e luce, infatti mi sentivo felice e sono sceso sorridendo. Penso al fatto che sia fondamentale non chiudersi aglia altri ma rimanere in condivisione, e in questoa mattinata ho sentito un po' la “paura” di richiudermi in me stesso a causa di questa scalata solitaria, poi però ho anche verificato lo stato di grazia a cui mi ha portato questa camminata nella natura, mi sentivo leggero e felice, i pensieri negativi non attecchivano più, passavano velocemente. Credo che sia importante condividere le proprie e mozioni con gli altri e non chiudersi ma è necessario anche trovare uno spazio per meditare in silenzio lontano da ogni distrazione. Io sento di essere chiuso e di trovare più comoda la solitudine. Credo che si una forma di debolezza, pigrizia. Il mio lavoro dovrebbe essere sullo stare insieme essendo me stesso, Lo stare insieme mi pesa proprio perché con gli altri non sono mai me stesso. Essere se stessi non basta dirlo, serve una sicurezza e tranquillità interiore che mi accorgo di non avere ancora, o meglio l’ho avuta in certi momenti anch in questo viaggio, ma se ne è andata.
Al ritorno sono salito sul podrobo, quindi praticamente ho fatto tutte e due le vette in un unica mattina e li ho beccato gli altri del gruppo. Anche qui inizialmente c’era silenzio poi è arrivata la ballotta che ha iniziato a pregare distraendomi dalle mie riflessioni. Pregare è importante per un credente ma se definiamo un luogo di silenzio allora sarebbe più corretto starci in silenzio.
Il pomeriggio due belle testimonianze. La prima di una comunità di surreni che gestiscono il lavoro fatto da un dottore morto giovane che ha dedicato la sua vita agli altri, vendendo tutto e lavorando in missione con la sua famiglia, moglie e figli. Bella storia di altruismo e generosità la sua. Ho trovato però un po' forzata la richiesta che le suore hanno fatto a Roma per farlo beatificare. Non staranno esagerando? Se uno va in una missione e dedica la sua breve vita alla cura dei malati ha diritto alla santità?
Comunque su questa testimonianza mi ha fatto riflettere un commento di un ragazzo del nostro gruppo che ha detto: “ ha dedicato la sua vita agli altri….io? che cosa ho fatto nella mia vita?” Ho pensato a quale sia la differenza tra il vivere per se, per i soldi, per i vestiti, per il lavoro, per lo sport, per gli hobby e invece impegnarsi e mettersi a disposizione di persone che hanno bisogno proprio di me. Un uomo nasce, cresce e diventa adulto, ha ricevuto tanto dalle persone e dal mondo, ad un certo punto è necessario che restituisca agli altri tutto o parte o di più di ciò che ha ricevuto. Solo così la vita diventa importante. Si può dare anche in maniera molto semplice ad esempio facendo dei figli e mettendo s famiglia ma con la consapevolezza di essere al loro servizio e non mettere su famiglia così tanto per fare. Oppure aprendo un azienda e creando posti di lavoro, oppure aiutare chi ha bisogno non per forza dei poveri ma anche qui a Bologna, aiutando persone che stanno affrontando una difficoltà e cercano sostegno, nella malattia ad esempio, nella ricerca di una felicità, nel tentativo di uscire da una depressione. Insomma la vita diventa importante se come dice Franco si agisce “ non per sé”.
Dopo le suonie siamo andati in una comunità di ex tossici e dipendenti da droghe varie/ giochi di azzardo. Abbiamo visto un video sulla comunità che ormai ha sedi in tutto il mondo, fondata da una suora. Qui a medjugorie la strutturaa è grande e ospita molti ragazzi. Tutta la struttura è stata ristrutturata e ampliata dai ragazzi. Le due testimonianzee mi hanno colpito perchéè mi sono rivisto in loro. Il problema principale è la chiusuraa verso gi altri, la mancanza di una via di uscita dei propri sentimenti e stati animo che si reprimono dentro fino a portare rabbia verso tutto e tutti, sfiducia, pessimismo. Quando il tuo dolore non lo puoi buttar fuori ti devasta dentro proprio come successo a me diverse volte nel passato e anche in questa ultima settimana. Per questo la terapia utilizzata è quella dell’angelo custode, ovvero un ragazzo veterano della comunità viene affiancato per un mese al nuovo arrivato e lo segue notte e giorno, lo aspetta fuori dal bagno, dorme nel letto a castello sopra di lui, magia davanti a lui, lavora al suo fianco, e lo spinge a cominciare, parlare. Inizialmente c’è chiusura e rabbia poi però inizia il dialogo che diventa sempre più profondo dato che di argomenti nuovi dall’esterno non ne arrivano. Così il nuovo arrivato piano piano è costretto a comunicare profondamente e a lasciarsi vedere dall’altro. Scopre così che tutti sono sulla stessa barca, nell’altro vede la sua vita e i suoi sentimenti, rivede se stesso nell’altro e anche quanto in comunità ciò che fa un condizionii l’altro. Se il unovo non fa i lavori, li fa il suo angelo custode.
Queste testimonianze sono state molato precisoe perché mi hanno comunicato proprio ciò di cui io stesso ho bisogno ovvero aprirmi, essere ascoltato, fiducia, condivisione.
Prima della cena birra con Maz, Andrea e la sua ragazza. Discussione su Dio molto impegnativa dove io ho espresso la mi versione delle cos ovvero che i simboli cristiani, Dio, Madonna, Gesù sono appunto simboli. Ovvero strumenti occidentali nostri per arrivare all’ Assoluto. Quindi ogni uomo anche musulmano è uguale a noi nella ricerca dell’assoluto ma utilizza simboli differenti a causa della diversità culturale e geografica.
Ho notato in molti del gruppo una senso di essere nel giusto e di essere la vera religione, più avanti rispetto le altre.
Alla sera sono collassato a letto e non sono uscito. Mattina seguente partenza. Viaggio in auto e arrivo in azienda alle 19,30. Da li ho portato don XXX al convento dell’osservanza e gli ho espresso le mie perplessità. Ho capito che non si è mai interessato di studiare bene le altre religioni e per me questo è strano. Ho percepito il senso di essere parte della vera religione universale. Ho percepito che per lui il buddhismo e le altre religioni non portano a nulla ma terminano in un vicolo cieco. Ho percepito che non è interessato a capire perché un ragazzo di 26 anni come me quando ha dei problemi esistenziali non chiede ad un prete ma sceglie il buddhismo. Secondo me la chiesa dovrebbe indagare proprio su questo ma magari c’è chi lo fa, non don XXX. Ho percepito la sua concentrazione su ci che la fede da al cuore degli uomini mettendo in secondo piano se ci siano o no le ragioni storiche/logiche a supportarla. E su questo sono in accordo con lui perché ciò che conta è lo stato di grazia che chi ha fede raggiunge, uno stato di serenità interiore assolutamente miracoloso e importantissimo. Se le apparizioni siano vere o no, ad esempio, ha importanza minore.
Conclusione:
La religione cattolica utilizza dei simboli potentissimi in cui ognuno di noi si può rivedere, il padre, la madre, il figlio, lo spirito. Ognuno di noi è tutto questo e sa sulla sua esperienza cosa significano. Aprendosi al credo che queste figure siano divine allora scopriamo la divinità in ognuno di noi e nel prossimo. Scopriamo che la cosa più importante è l’amore e l’agire secondo ciò che riteniamo giusto. Allo stesso tempo è scopriamo che abbiamo un ruolo ben preciso che ha delle responsabilità verso gli altri e così diventiamo adulti riconoscendoci in u ruolo e riconoscendo le responsabilità e il valore di quel ruolo. Essere madre, essere figlio, essere padre, provare dolore, essere abbandonato, essere accudito, essere responsabile di qualcuno, essere supporto e sostegno, essere compagno, essere famiglia. Ognuno di noi è tutte queste cose e i simboli cristiani ce lo ricordano molto efficacemente. Quindi l’apertura agli altri e il lasciarsi andare con fiducia, mettendosi a disposizione per aiutare e lasciarsi curare le ferite. Scambio continuo di ruoli come se on ci fosse separazione/differenza tra uomo e uomo.
Questa consapevolezza dona lo stato di grazia per cui tutto è possibile anche afrontare il dolore più grande.
La fede muove le montagne, la fede verso i simboli e le regole cristiane ovvero la fede verso l’uomo nella sua totalità.