4-5-6 marzo 2016 - Intensivo al Monastero di Fonte Avellana (PU)
Esperienza intensa che mi ha lasciato senza corazza. Certo la corazza si riformerà ma è un bene ricordarsi che sotto sotto siamo fragili ed estremamente sensibili. Le barriere che costruiamo hanno lo scopo di attenuare un intensità che non siamo in grado di gestire. Certo, possiamo imparare a gestirla coni tempo e l'esperienza ma di fatto ognuno fa ciò che può. Osservare il crollo di queste barriere e rendersi consapevoli di cosa c'è sotto è un bel passo per la comprensione di sé.
Una visione più chiara e obiettiva delle dinamiche che inconsciamente/istintivamente o consciamente mettiamo in atto è un passo fondamentale.
Sono rientrato dall'intensivo senza corazze, carne viva bruciante, vulnerabile e sensibile alla vita che accade intorno a me. Sento la mia "non abitudine" a questo stato, sento che i miei automatismi mi portano nuovamente a chiudermi, sento che non voglio richiudermi e ricadere nella diffidenza, nell'egoismo, nella sfiducia, sento che la mia natura, la natura dell'uomo, natura da cui nasce e a cui tende, è quella dell'amore.
Ho certamente qualche strumento in più per restare nella vita con un atteggiamento di abbandono ad essa. Non è fatalità ma fiducia. Fiducia che la vita mi porterà a fare le esperienze di cui necessito per aumentare la mia comprensione.
Come fare per restare fiduciosi quando dentro di noi e fuori di noi tirano venti di tempesta? Osservo.....
Vedo le dinamiche che si innescano dentro di me in determinate situazioni che generano diffidenza, chiusura; le vedo molto chiaramente e vedo che sono automatiche, senza controllo. Ciò che io posso fare non è impedire che si inneschino ma osservarle da un punto di vista più ampio e quindi lasciarle passare, ritornando io quindi ad un atteggiamento fiducioso.
Cosa porta la sfiducia? Cosa porta la chiusura? Portano protesta e sofferenza, quindi perdita di energia e di gioia.
La vita che vivo ha un senso, il senso è quello dell'ampliamento delle comprensioni tramite le esperienze e la consapevolezza. La vita si dispiega in quel senso li, con quella spinta li, con quella funzione li. Ecco perché vengo messo davanti ai miei limiti, ecco perché questi limiti mi creano sofferenza, ecco perché sono portato ad affrontarli e riaffrontarli e riaffrontarli ancora; la vita crea le possibilità perchè la mia comprensione evolva attraverso l'incontro ed il superamento del limite.
Superare un lmite significa comprenderlo in se. Osservarlo senza rabbia, non scontrarsi con esso ma vederlo senza giudizio come il prossimo scalino su cui poggiare il piede per salire fino in cima. Se mi lamento. se mi arrabbio perché fare lo scalino è faticoso, se mi rifiuto di mettermi in gioco, sto facendo resistenza al normale processo della vita e creo attrito, sevizio me stesso, sevizio la vita stessa.
Queste questioni iniziali sono solo alcune di quelle affrontate durate l'intensivo. Non ho possibilità ne la competenza ne il diritto di sviscerare tutti i contenuti affrontati nei tre giorni dell'intensivo. Per approfondire, consiglio di visitare il sito di chi ha avviato il "sentiero contemplativo": www.contemplazione.it
L'arrivo a Fonte Avellana è stato magico; poco prima di salire verso il monastero infatti ha iniziato a nevicare. Arrivare al monastero sotto la neve e trovarmi di fronte il monte Catria imbiancato è stato un graditissimo "benvenuto".
Il monastero risiede in questo luogo da più di mille anni e questo si stente, ve lo garantisco. Si sente nel cuore, nel petto, nello spessore dell'aria che si respira. Siamo al cospetto di un monumento immutato per mille anni all'interno del quale centinaia e centinaia di persone hanno cercato, voluto, accolto, il contatto con l'assoluto.
Ora tocca a me.
Profondo rispetto per la chiesa cattolica che mantiene la sacralità di questi luoghi intatta nel tempo, difendendola dalla superficialità e voracità del consumismo. Grazie alla chiesa cattolica ( che ha si tan limiti ma anche tanti pregi ) in questo luogo si può percepire la sacralità della vita.
50 metri sopra al monastero c'è l'eremo dove noi alloggeremo e dove si svolgeranno le nostre meditazioni. Resterò qui da venerdì mattina a domenica sera. Il monastero mette a nostra disposizione anche la cucina e la sala da pranzo. Il programma è ricco, ci sono due meditazioni giornaliere, colazione, pranzo cena, una passeggiata al giorno, e le lodi ed i vespri a cui partecipiamo con i monaci per rispetto verso di loro e verso il loro credo.
Il clima è molto sereno, non c'è rigidità e si scherza molto. Tutto è naturale proprio per allenarsi ad avere un atteggiamento meditativo nel "vivere di ogni giorno". E' quello lo scopo, imparare un atteggiamento consapevole nelle questioni quotidiane. Nelle due sessioni di meditazione, una mattutina e una pomeridiana, si focalizzano le questioni chiave che poi saranno messe in pratica e "vissute" nel resto della giornata.
Le camere sono bellissime, semplici, legnose e calde.
Momenti di isolamento, momenti si condivisione, momenti di silenzio, momenti di risate, momenti di luce, momenti di buio. Vita normale. Nessuna forzatura. Quello che cambia è semplicemente l'atteggiamento che è volutamente consapevole e presente al fatto che si dispiega nel qui ed ora.
Non posso dire molto altro perché i contenuti del sentiero contemplativo non spetta a me diffonderli, Desidero però condividere alcune mi riflessioni generiche su questo esperienza.
La natura potente, il silenzio, i rumori armoniosi del bosco, le campane del monastero che scandiscono le giornate, la luce del sole che filtra dalle finestre al mattino e illumina le mattonelle fatte a mano, la cima del monte Catria bianca di neve, i sentieri del bosco, il rapace che mi ha scortato lungo la strada, la grandine di domenica, il vento forte, le violette e le bacche di rosa canina, L'odore del caffè, la candela e l'incenso accesi al centro della sala durante le meditazioni, il colore delle coperte, il calore nelle mani, il fuoco che si accende nel petto, l'emozione, le lacrime, le risate.
La vita si dispiega, ne bella ne brutta, ne facile ne dura, ne giusta ne sbagliata. Esiste, pura e gratuita.
Una visione più chiara e obiettiva delle dinamiche che inconsciamente/istintivamente o consciamente mettiamo in atto è un passo fondamentale.
Sono rientrato dall'intensivo senza corazze, carne viva bruciante, vulnerabile e sensibile alla vita che accade intorno a me. Sento la mia "non abitudine" a questo stato, sento che i miei automatismi mi portano nuovamente a chiudermi, sento che non voglio richiudermi e ricadere nella diffidenza, nell'egoismo, nella sfiducia, sento che la mia natura, la natura dell'uomo, natura da cui nasce e a cui tende, è quella dell'amore.
Ho certamente qualche strumento in più per restare nella vita con un atteggiamento di abbandono ad essa. Non è fatalità ma fiducia. Fiducia che la vita mi porterà a fare le esperienze di cui necessito per aumentare la mia comprensione.
Come fare per restare fiduciosi quando dentro di noi e fuori di noi tirano venti di tempesta? Osservo.....
Vedo le dinamiche che si innescano dentro di me in determinate situazioni che generano diffidenza, chiusura; le vedo molto chiaramente e vedo che sono automatiche, senza controllo. Ciò che io posso fare non è impedire che si inneschino ma osservarle da un punto di vista più ampio e quindi lasciarle passare, ritornando io quindi ad un atteggiamento fiducioso.
Cosa porta la sfiducia? Cosa porta la chiusura? Portano protesta e sofferenza, quindi perdita di energia e di gioia.
La vita che vivo ha un senso, il senso è quello dell'ampliamento delle comprensioni tramite le esperienze e la consapevolezza. La vita si dispiega in quel senso li, con quella spinta li, con quella funzione li. Ecco perché vengo messo davanti ai miei limiti, ecco perché questi limiti mi creano sofferenza, ecco perché sono portato ad affrontarli e riaffrontarli e riaffrontarli ancora; la vita crea le possibilità perchè la mia comprensione evolva attraverso l'incontro ed il superamento del limite.
Superare un lmite significa comprenderlo in se. Osservarlo senza rabbia, non scontrarsi con esso ma vederlo senza giudizio come il prossimo scalino su cui poggiare il piede per salire fino in cima. Se mi lamento. se mi arrabbio perché fare lo scalino è faticoso, se mi rifiuto di mettermi in gioco, sto facendo resistenza al normale processo della vita e creo attrito, sevizio me stesso, sevizio la vita stessa.
Queste questioni iniziali sono solo alcune di quelle affrontate durate l'intensivo. Non ho possibilità ne la competenza ne il diritto di sviscerare tutti i contenuti affrontati nei tre giorni dell'intensivo. Per approfondire, consiglio di visitare il sito di chi ha avviato il "sentiero contemplativo": www.contemplazione.it
L'arrivo a Fonte Avellana è stato magico; poco prima di salire verso il monastero infatti ha iniziato a nevicare. Arrivare al monastero sotto la neve e trovarmi di fronte il monte Catria imbiancato è stato un graditissimo "benvenuto".
Il monastero risiede in questo luogo da più di mille anni e questo si stente, ve lo garantisco. Si sente nel cuore, nel petto, nello spessore dell'aria che si respira. Siamo al cospetto di un monumento immutato per mille anni all'interno del quale centinaia e centinaia di persone hanno cercato, voluto, accolto, il contatto con l'assoluto.
Ora tocca a me.
Profondo rispetto per la chiesa cattolica che mantiene la sacralità di questi luoghi intatta nel tempo, difendendola dalla superficialità e voracità del consumismo. Grazie alla chiesa cattolica ( che ha si tan limiti ma anche tanti pregi ) in questo luogo si può percepire la sacralità della vita.
50 metri sopra al monastero c'è l'eremo dove noi alloggeremo e dove si svolgeranno le nostre meditazioni. Resterò qui da venerdì mattina a domenica sera. Il monastero mette a nostra disposizione anche la cucina e la sala da pranzo. Il programma è ricco, ci sono due meditazioni giornaliere, colazione, pranzo cena, una passeggiata al giorno, e le lodi ed i vespri a cui partecipiamo con i monaci per rispetto verso di loro e verso il loro credo.
Il clima è molto sereno, non c'è rigidità e si scherza molto. Tutto è naturale proprio per allenarsi ad avere un atteggiamento meditativo nel "vivere di ogni giorno". E' quello lo scopo, imparare un atteggiamento consapevole nelle questioni quotidiane. Nelle due sessioni di meditazione, una mattutina e una pomeridiana, si focalizzano le questioni chiave che poi saranno messe in pratica e "vissute" nel resto della giornata.
Le camere sono bellissime, semplici, legnose e calde.
Momenti di isolamento, momenti si condivisione, momenti di silenzio, momenti di risate, momenti di luce, momenti di buio. Vita normale. Nessuna forzatura. Quello che cambia è semplicemente l'atteggiamento che è volutamente consapevole e presente al fatto che si dispiega nel qui ed ora.
Non posso dire molto altro perché i contenuti del sentiero contemplativo non spetta a me diffonderli, Desidero però condividere alcune mi riflessioni generiche su questo esperienza.
La natura potente, il silenzio, i rumori armoniosi del bosco, le campane del monastero che scandiscono le giornate, la luce del sole che filtra dalle finestre al mattino e illumina le mattonelle fatte a mano, la cima del monte Catria bianca di neve, i sentieri del bosco, il rapace che mi ha scortato lungo la strada, la grandine di domenica, il vento forte, le violette e le bacche di rosa canina, L'odore del caffè, la candela e l'incenso accesi al centro della sala durante le meditazioni, il colore delle coperte, il calore nelle mani, il fuoco che si accende nel petto, l'emozione, le lacrime, le risate.
La vita si dispiega, ne bella ne brutta, ne facile ne dura, ne giusta ne sbagliata. Esiste, pura e gratuita.