Io salgo, sono bravo a salire, vado su bene per sentieri ripidi con grande dislivello tanto che guido io il gruppo, sto davanti e faccio da battistrada, dietro ci sono tutti gli altri.
Il sentiero in salita diventa un palo su cui arrampicarci, come il palo della cuccagna, salgo bene e so come fare per salire ma dopo un pò noto che dove metto le mani ci sono dei vermi neri, potrebbero essere sanguisughe nere o lumache senza guscio. Mi fanno un po’ schifo ma metto lo stesso le mani dove serve. Però tutto questo rallenta la salita perché ogni volta che devo appoggiare le mani perdo tempo a guardare dove metterle per evitare la sensazione schifosa di schiacciare i vermi con il palmo delle mani.
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Svolgimento:
In strada ci sono dei dipendenti di un azienda che produce piccoli componenti per le auto sportive di lusso. Fanno tutti parte di una piccola azienda e tutti loro sono maestri, tutti sono altamente specializzati e ognuno ha una maestria nel suo compito specifico, per questo motivo il prodotto finale, pur essendo una piccola azienda locale, è venduto in tutto il mondo e molto apprezzato. Ogni “maestro” si sente parte dell’azienda, come se fosse la sua azienda. Si trovano li per strada a discutere il da farsi a proposito della consegna di alcune parti ad un certo cliente. Tale consegna andrebbe effettuata prendendo l’aereo all'aeroporto G. Marconi di Bologna, il volo parte tra poco. Sono indecisi sul da farsi, se andare o non andare; tutti i dipendenti partecipano attivamente alla discussione come se effettivamente fosse un loro problema personale. Intanto questi pezzi pregiati mi vengono affidati. Li tengo nelle mani e noto che il confezionamento lascia un pò a desiderare, sono posizionati dentro a scatole di cartone nere semplici e anche un pò rovinate; io non vedo i pezzi, vedo solo le scatole. Improvvisamente la situazione si sblocca e decidono di andare a prendere l'aereo. Percezioni durante il sogno: Capisco che il loro prodotto finale non è valorizzato bene in quelle scatole di cartone nere e rovinate. Oltretutto lo affidano a me senza nemmeno conoscermi. Sono tutti presi dal fare, dell'organizzare, dal decidere, dal processo di produzione e non prestano la minima attenzione al prodotto finale. E' bello vedere queste eccellenze al lavoro, sono meravigliosi a vedersi ed ognuno di essi esprime un talento unico frutto di doti innate e grande preparazione..... ma la mia domanda è..... "perchè non danno valore al prodotto finale?" Interpretazioni possibili: -Che senso ha quello che fai? te lo sei chiesto? sei bravo a farlo ed esprimi meravigliosamente il tuo talento ma ... perchè lo fai? Ti interessa il perchè? Il fine? -Per splendere è necessario "fare" senza domandarsi del "senso" di ciò che si fa? E' necessario "fare" per il piacere di "fare". -La domanda sul senso è lecita o no? e' necessaria o no? è un peso inutile o no? (L.B) Tutto ciò che può essere saputo è in realtà un unico grande essere
La consapevolezza osserva questo unico grande essere e lo definisce in mille forme differenti creando l’illusione della frammentazione Ma in realtà io so che tutto è un unico grande essere. Anche il senso dell’IO quindi è espressione dell’unico grande essere Tale esrpessione crea l’esprienza della separazione e quindi del “dentro” e del “fuori” Tale separazione “dentro” , “fuori” è quindi anch’essa illusoria Tutto è uno, un unico grande essere Quindi ciò che accade intorno sta accadendo anche dentro e viceversa Affinando lo sguardo su ciò che ho dentro posso comprendere la manifestazione esterna Affinando lo sguardo sulla manifestazione esterna posso comprendere ciò che ho dentro Perché “dentro” e “fuori” sono illusori. Allineando quindi la consapevolezza con ciò che ora sta accadendo in me saprò cosa si sta manifestando tutto intorno. E viceversa Questo è il senso della frase "Io Sono Dio" Se sono allineato con il tutto e non con la piccola personalità allora Io sono Dio L'Io non è riferito al piccolo Io personale ma è riferito ad un Io che è identificato con il tutto. (Luca Bacchi) Che rapporto c’è tra un fatto esterno e il nostro “sentirlo” ?
Ad esempio tra un suono e il nostro “sentire quel suono” ? L’udito è il senso preposto alla percezione del suono. Ma esattamente cosa avviene nell’atto di “sentire” ? In corrispondenza del “suono” accade un “riconoscimento” manifesto nella forma di “fuoco interiore” A questo , mentalmente, diamo la definizione di “ascolto” C’è quindi una corrispondenza tra l’evento esterno e l’ evento interno Questi due eventi, apparentemente sono uno la causa dell’altro Ma in realtà sono due espressioni di un unico evento Il suono esterno e il “sentire” interno accadono nello stesso istante Ma sono visti dalla consapevolezza come successivi e quindi differenti Il dentro ed il fuori in realtà non sono separati, sono la stessa cosa Non c’è separazione tra dentro e fuori Non c’è separazione tra l’ evento esterno ed il sentire quell’evento Tutto è un unico evento Che esiste al medesimo tempo Esiste solo un “suon-sentito” Di questo c’è consapevolezza E’ possibile che accada consapevolezza del fatto che non vi è separazione tra dentro e fuori Che in realtà sono la stessa cosa percepita separata Essere consapevoli che il sentire “qualcosa” e quel “qualcosa” in realtà non sono separati è l’esperienza dell’assoluto o per dirla in maniera differente, la comunione col Padre In questa comunione non esiste più alcuna “sorpresa del fato” Perché tutto è compreso Se non comprendo ciò che vedo, posso comprendere ciò che sento Se non comprendo ciò che sento, posso comprendere ciò che vedo Comunque in entrambi i casi l’unica realtà possibile può essere sempre compresa (L.B) Una giornata passata a escogitare modi per anestetizzare il senso di inutilità.
Cosa ci sto a fare qui? Che senso ha la mia vita? Cosa sto facendo di utile per l'umanità? Sto contribuendo in qualche modo a rendere questo mondo un posto migliore? Io non posso vivere per i soldi, ne per comprare una casa, ne per pagare l'affitto... Non posso spendere tutte le mie energie per ottenere beni materiali, utili alla mia sopravvivenza piccola e limitata, ho bisogno di far parte di un piano più grande e contribuire attivamente alla realizzazione di questo piano. Questa mancanza di un senso "superiore" mi logora. E' possibile che io sia venuto al mondo per riparare schede elettroniche? E' possibile che io sia venuto al mondo per spostarmi avanti e indietro con la macchina, inquinare e spendere i soldi che guadagno? E' possibile che il senso della mi vita sia "guadagnare per spendere"? Sto per impazzire, non posso credere che sia così, che la mia anima eterna si sia incarnata in questo corpo mobilitando energie immense al solo scopo di eseguire azioni meccaniche fini a se stesse senza alcuno scopo più nobile. Io voglio essere utile... Ma come? Come realizzare questo desiderio? Sembra facile... Un'idiota qualsiasi direbbe "basta che ti rimbocchi le maniche e direzioni la tua energia in attività utili; ce ne sono tante di cose da fare al mondo"........ Si... il mondo è anche pieno di dispensatori di consigli del cazzo. Ciò che manca è la "chiamata", la chiarezza, la certezza, la voce interiore che dice "ecco, è questo che io devo fare". Quando sentirò quella voce chiara e inconfondibile allora tutta la mia energia andrà in quella direzione, dedicherò la mia esistenza a svolgere quel servizio per me e per il mio prossimo con il chiaro intento di rendere il mondo un posto migliore. Non sarò mai stanco, ogni fatica sarà un piacere, anche quando la mia schiena sarà spezzata sulle mie labbra ci sarà un sorriso e il mio cuore sarà sempre caldo ed energicamente pulsante. Il mio corpo brillerà, emetterò luce e ringiovanirò, la mia mente sarà sveglia e attenta e non vorrò mai fermarmi ne prendere ferie perchè ogni secondo del mio servizio sarà una gioia, utile e prezioso. Che le nebbie che mi impediscono di vedere si dissolvano! Ora! (Luca Bacchi) Che meravigliosa Anima si è incarnata in Rabindranath Tagore, queste sue parole esprimono una "confidenza" con l'Assoluto che mi commuove:
"Molti sono i miei desideri e pietoso è il mio grido, ma Tu mi hai sempre salvato con duri rifiuti; di questa forte misericordia è stata intessuta la mia vita. Giorno per giorno Tu mi rendi degno di quei grandi e semplici doni che mi desti non richiesto - questo cielo e la luce, questo corpo e la vita della mente - e mi tieni lontano dal pericolo del troppo desiderare. Alle volte indugio pigramente, alle volte mi risveglio e mi affretto in cerca della mèta; ma Tu, crudele, ti celi alla mia vista. Giorno per giorno, con rifiuti continui, mi rendi degno di esserti interamente accetto, e mi salvi dai pericoli di un amore debole e incerto." Prendo la chitarra e inizio a suonare "I soliti" di Vasco Rossi, la chitarra risponde ai comandi, esce un bel suono coinvolgente e la mia voce è sicura e calda. Sento l'energia in me che monta e mi pervade completamente tanto che nel ritornello io divento la canzone stessa. Percepisco intorno a me persone o anime non ben definite ma presenti e questo mi commuove. L'energia che mi attraversa trova dei contenitori dentro cui riversarsi e piango, piango senza controllo. Mi sveglio con in testa "noi siamo liberi, liberi, liberi di volare" e il pianto del sogno riprende anche nella veglia.
(L.B.) |
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Settembre 2024
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