Questo testo spiega in poche parole come nascono quelle che definiamo mode o fenomeni di massa o grandi movimenti popolari. L'idea arriva dall'alto alle MENTI IDEALISTE le quali la sviluppano e ne iniziano una prima corruzione a seconda delle proprie caratteristiche individuali. Si costituiscono quindi forme pensiero che vengono diffuse dagli idealisti e raccolte dalle MENTI CONCRETE le quali le cristallizzano in una forma più definita ed accessibile. Ora l'idea esercita un attrazione emotiva su COLORO CHE SONO FOCALIZZATI SUL PIANO ASTRALE ovvero la stragrande maggioranza degli uomini di questa epoca. Ed infine, corrotta e modellata, l'idea prende forma nel piano fisico. "Tutti i grandi movimenti nascono da un pensiero o da un aggregato di pensieri proiettato dalla Grande Fratellanza Bianca nella mente dei cosiddetti idealisti. L’idea è fatta risuonare dai suoi membri. Essi scelgono un uomo o un gruppo di uomini e proiettano qualche idea nelle loro menti lì essa germoglia e viene incorporata in altri pensieri non altrettanto puri e saggi, perché necessariamente colorati dalle caratteristiche individuali del pensatore. Queste forme pensiero sono a loro volta raccolte dai pensatori concreti del mondo i quali afferrando la linea generale dell'idea la cristallizzano e le danno una forma più definita, più facilmente accessibile al pubblico in genere. Raggiunti così i livelli inferiori del piano mentale è possibile un ulteriore sviluppo dell'idea di cui si impossessano allora coloro che sono focalizzati sul piano astrale, sui quali essa esercita un'attrazione emotiva, divenendo così di dominio pubblico. Ora l'idea è pronta a prendere forma sul piano fisico e si ha allora l'adattamento pratico di un ideale alle necessità della vita fisica. Nella sua discesa molto ha perduto della sua bellezza originale; non è più così pura e bella come quando fu concepita e risulta deformata rispetto al modello originale, però più adatta all'uso pratico e può essere utilizzata come punto di partenza verso conseguentemente più elevati." (Trattato di Magia Bianca - Alice A. Bailey)
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"Se solo poteste vederlo, vi rendereste conto che l'agitazione e le difficoltà ovunque presenti producono un bene che supera di gran lunga il male apparente. Le anime stanno ritrovando se stesse e imparando a dipendere dal Governatore interiore. Quando tutti i sostegni esterni falliscono e tutte le presunte autorità differiscono nella soluzione offerta, allora le anime sono costrette a ripiegarsi su se stesse e ad imparare a cercare all'interno. Il contatto interiore con il Sé superiore diventa progressivamente sempre più evidente, conducendo a quella fiducia in sé e a quella calma interiore, basata sul governo del Dio interiore, che fa dell'essere umano uno strumento al servizio del mondo." (Trattato di magia bianca - Alice A. Bailey) "Il frutto che ho raccolto del mio naturale potere di conoscere, senza averlo mai trovato in difetto neppure una volta, ha fatto di me un'uomo felice. Io son lieto e cerco di passare la vita non nella tristezza e nei lamenti, ma nella tranquillità dell'anima, nella gioia, che mi elevano d'un grado. Non smetto di riconoscere d'altra parte che tutto accade per la potenza dell'Essere sovranamente perfetto e per il suo immutabile decreto; a questa conoscenza io debbo la mia più profonda soddisfazione e la tranquillità della mia anima. Vale la pena di consacrare la migliore parte della vita a coltivare il proprio intelletto e se medesimo."
"Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato che tutto ciò che accade solitamente nella vita comune è vano e futile, e vedendo che tutte le cose per le quali temevo o che temevo, non avevano in sé niente di buono né di cattivo, se non in quanto il mio animo si faceva da esse turbare, decisi finalmente di cercare se si desse qualcosa che fosse veramente buono e capace di comunicarsi, e dal quale soltanto, rifiutate tutte le altre cose, l'animo potesse essere soddisfatto; se si desse, anzi qualche bene grazie al quale, una volta trovatolo ed acquisitolo, io potessi godere in eterno di una gioia continua e suprema." Così parlò Zarathustra - Friedrich Nietzsche «Tutto nella donna è mistero, e tutto nella donna ha la sua soluzione: la quale si chiama gravidanza. L’uomo è per la donna un mezzo: il fine è sempre il figlio. Ma che cosa è la donna per l’uomo? Due cose ricerca il vero uomo: il pericolo e il giuoco. Per ciò egli desidera la donna, ch’è il trastullo più pericoloso. L’uomo dev’essere educato per la guerra e la donna per il diletto del guerriero: tutto il resto è sciocchezza. Le frutta troppo dolci il guerriero non le vuole. Per questo egli vuole la donna: perchè riesce amara anche la donna più soave. Meglio dell’uomo s’intende la donna dei bambini; ma l’uomo è più fanciullesco della donna. Nel vero uomo si cela il bambino, che vuol giocare. Orsù, o donne, rendete palese il bambino nell’uomo. Un trastullo vi sia la donna, puro e delicato, simile alla pietra preziosa, irradiata dalle virtù d’un mondo che ancora non esiste. Il raggio d’un astro splenda sul vostro amore! La vostra speranza si chiami: Possa io far nascere il superuomo! Nel vostro amore si manifesti il coraggio! Col vostro amore voi dovete assalire colui che v’incute paura. Nel vostro amore sia riposto il vostro onore! E il solo che la donna conosca. Ma sia il vostro onore amar sempre più di quanto siete amati, e non esser mai secondi. L’uomo teme la donna, quando essa ama: poi che allora essa è pronta ad ogni sacrifizio, e nessun’altra cosa oltre l’amore ha per lei pregio. L’uomo teme la donna, quando essa odia: poi che l’uomo in fondo non è cattivo, ma la donna è vile. Chi odia la donna più d’ogni altro? — Così parlò il ferro alla calamita: «Io odio te più d’ogni altra cosa, perchè tu attiri ma non hai forza bastante per ritenere». La felicità dell’uomo suona: io voglio. La felicità della donna: egli vuole. «Vedi, solo ora il mondo divenne perfetto», pensa ogni donna quando l’amore le insegna a obbedir con amore. E la donna è costretta ad obbedire e a ricercare una profondità per la sua superficie. Superficie è l’anima della donna: una spuma mobile e tempestosa sopra un’acqua poco profonda. Ma l’animo dell’uomo è profondo, il suo fiume scorre per caverne sotterranee: la donna sente la forza, ma non la comprende ». E a me rispose la vecchierella: «Molte cose gentili ha detto Zarathustra, specialmente per quelle che sono ancor giovani. È strano! Zarathustra conosce poco le donne; pur ha ragione di parlar cosi! Forse ciò avviene perchè, trattandosi di donne, nulla è impossibile? E ora per mio ringraziamento accetta una piccola verità! — Io sono, lo spero, abbastanza vecchia per potertela offrire. Avvolgila bene e chiudile la bocca: altrimenti griderà a squarciagola, la piccola verità». «Dammi, o donna, la tua piccola verità!» io dissi; e allora la vecchierella soggiunse: «Ti rechi presso le donne? Non dimenticare la frusta». Così parlò Zarathustra. "23 Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. 24 Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va attorno per luoghi aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa donde sono uscito; 25 e giuntovi, la trova spazzata e adorna. 26 Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrano ad abitarla; e l’ultima condizione di quell’uomo divien peggiore della prima." Quando la verità, come una fiamma, giunge finalmente a scaldare la nostra dimora, è necessario continuare ad alimentarla con dedizione per non farla spegnere.
L’essenza delle centomila cose sta nel fatto che esse siano conosciute
conosciute da una coscienza. Se questa coscienza coincide con l' IO allora sprofondo nella totale solitudine IO sono solo. Perchè il mondo di cui faccio esperienza è costituito essenzialmente da me. La realtà che l'IO esperimenta si afferma quindi come soggettiva. Non esiste, da parte dell'IO, la possibilità di condividere nessuna esperienza. L'unica condivisione di esperienza è possibile dove l'IO non esiste ovvero nella dimensione che precede l'IO nella dimensione impersonale. Ma condivisa da chi? Con chi? Se l'IO ancora non esiste.....?!? Solo nello sfondamento dell' IO possiamo tornare ad essere Uno Perchè in quella dimensione non c'è ancora soggettività. E' l'origine unica di ogni cosa. (Luca Bacchi) Nel momento in cui l' IO si è sfondato Ho percepito una dimensione che mi precede Una dimensione che precede questo IO. In quella dimensione ha origine il flusso della vita Tale flusso scorre e mi attraversa Passa attraverso a questo IO. Questo attraversamento fa sì che l' IO emani se stesso nelle centomila cose giù a valle L’essenza delle centomila cose giù a valle è quindi l’ IO IO senza il quale esse non sarebbero. Accade così la solitudine estrema Assoluta La totale impossibilità di condividere qualsiasi esperienza. Terrore!!! Coscienza e oggetto di coscienza non sono separabili. Tutto ciò che esiste è, nel momento esatto in cui esiste, oggetto di coscienza. Tutto il resto è "niente" Tutto il resto "non esiste" Non esiste altro. L'origine di tutto ciò che esiste coincide con l'origine della coscienza. Ma dove origina la coscienza? E' l' IO l'origine della coscienza? Parrebbe così. Quindi accade che l'IO sia in ogni cosa che esiste Accade che l’IO sia parte essenziale di essa, che la colori. Questo comprensione mi getta nella solitudine estrema In un mondo soggettivo di cui solo IO posso fare esperienza Perchè sono IO che lo costituisco così com'è, solo IO sono parte essenziale di esso. Solitudine totale… Terrore… La consapevolezza dell’impossibilità di condividere un ‘esperienza irrompe con violenza inaudita Tuffo al cuore .. .. .. Poi In questo terrore congelante accade una svolta Si mostra il fatto che l'IO sia esso stesso oggetto di coscienza Quindi che l'origine di tutto sia altrove. Si mostra l'origine di ciò che credevo fosse l'origine Un’ origine che non è l' IO Ma lo precede Un' origine pura che ancòra non ha gli attributi dell' IO. L’IO stesso diventa così oggetto di coscienza così come la solitudine così come il terrore così come quel tuffo al cuore Note: Queste considerazioni sono l'elaborazione attuale (e in continuo aggiornamento) di una esperienza vissuta personalmente nell'anno 2013. In quella occasione accadde l'esperienza ma non possedevo sufficienti conoscenze e vocaboli per descriverla e quindi comprenderla. Questo processo di "chiarificazione" di quell'esperienza è in continua evoluzione e ora, dopo tanti anni, trova il supporto della psicosintesi di Roberto Assaggioli, il quale, al momento attuale, mi pare abbia trovato il modo migliore per renderla sufficientemente condivisibile. Nell'incertezza provo affinità con tutte le cose (Carl Gustav Jung)
L'Io e la sua volontà hanno una parte di primo piano nella vita;
ma ciò che l'Io vuole non lo sceglie l'Io. L'Io si affaccia originariamente con determinate caratteristiche, caratteristiche quindi non scelte dall'Io ma che lo precedono. Queste caratteristiche sono comuni a molti uomini. Che siano comuni a tutti gli uomini non posso esserne certo. Tali caratteristiche sono in primis, la necessità di conoscere, la Domanda. Tale domandare è quindi un' energia collettiva (archetipo) che precede il singolo Io e si manifesta in tanti soggettivi e separati impulsi alla ricerca. L'Io quindi non è una formazione primaria perchè l'energia che sta alla base dell'Io è preesistente ad esso. Nemmeno la coscienza è una formazione primaria. Nasce con L'Io, come sua gemella. Inizialmente i due sono una cosa sola. Identificati l'uno con l'altra. Col tempo la coscienza si distacca dall'Io, si eleva come una sonda spaziale che, rivolta verso la terra, di allontana da essa. Lo osserva percependone sempre più chiaramente la separazione e i dettagli, la forma e l'ampiezza. Ne osserva le mille espressioni con sempre maggiore chiarezza e sempre maggior indifferenza. Fino all'indifferenza totale. Fino alla pura contemplazione. Fino a osservarne l'estinzione. Ma essa non trascende l'Io perchè ne vede la fine ma non l'origine è sua gemella, nata nel suo stesso istante. Come l'Io, anch'essa non conosce la propria origine. (Luca Bacchi)
"Essere presente con tutto se stesso, abbandonando il senso di separatività e la presunzione del giudizio, rende l'ascoltatore parte operante, in un'interazione che diviene vera relazione di aiuto, anche se non elargisce consigli né fornisce risposte e soluzioni. Egli è lì per l'altro, per ascoltarlo, è li per saggiare pienamente quella relazione, per vivere la consapevolezza dell'UNIONE che si manifesta attraverso la relazione. L'essere ascoltati, accettati per ciò che si è, accolti senza giudizio, è uno dei doni più grandi che si possano ricevere.
Coloro che sono stati ascoltati attivamente maturano sotto il profilo emotivo e si aprono all'esperienza, stanno meno sulla difensiva, diventano più accettanti e meno autoritari. La sospensione del giudizio porta a un ascolto che, oltre che attento e attivo, diventa empatico. Accogliamo, riconosciamo e accettiamo l'altro in noi stessi. Nutriamo l'altro per mezzo del nostro esserci e allontaniamo, da no stessi e da lui, il senso di solitudine esistenziale." (Cit.) Cell. 3274542476 Luca |
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Settembre 2024
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