Di Luca Bacchi Gli anni di vita che mi sono stati concessi sono 60. Non sono pochi, in 60 anni si fanno tantissime cose. Tantissime sono anche le cose che si fanno e si dimenticano. Ciò che ha riempito la mia vita è stata la mia capacità di aprire il cuore e di riempirlo di esperienze. Ecco perchè ne ricordo tante e mi sembra di aver vissuto una vita piena, perchè ho tenuto il cuore aperto. Rircordare significa, ripescare dal cuore e io ho tantissimo da ricordare! Certamente l'aspettativa di vita era superiore, pensavo che sarei arrivata a 80 anni come indicava la media nazionale, ma quella era solo una mia aspettativa, un'idea, un pensiero. La vita che mi è stata concessa è la vita di una donna che vive 60 anni e quella vita lì ho vissuto, non un'altra. Sono contenta di questi 60 anni. Si, la morte è un momento doloroso ma è un piccolo momento rispetto a tutto il resto. L'abitudine comune è quella di focalizzarsi sulla morte e così ci si dimentica di tutto il resto, ci si dimentica della vita. La mia vita, rispetto a quell'ultimo atto, è stata molto più grande ed ingombrante e decisamente più interessante. Sono morta si, come fanno tutti, ma non dimenticate che ho vissuto esattamente la vita che mi e' stata concessa, ne un secondo di più, ne un secodo di meno. Quindi sono in pace. Tranquilli, non ho subìto nessun torto. E l'ho vissuta a cuore aperto e il mio cuore si è riempito di così tante esperienze che credetemi, non ce ne stavano più. Sono contenta, sono felice, ho vissuto una bella vita, ringrazio tutti quelli che hanno riempito il mio cuore. Di Luca Bacchi Quando entro in chiesa non mi metto ad urlare,
resto zitto, ascolto, mi uniformo ai ritmi dettati dal Grande Sacerdote. Luca Bacchi Dall'unica origine sorgono due strade
una è la strada del sentire una è la strada del sapere Le due strade scaturiscono dalla divisione dell'uno quindi esse tendono ad allontanarsi l'una dall'altra con traiettorie divergenti Quando un uomo si accorge di essere diviso inizia a desiderare l'unità, sente la nostalgia di quel suo stato originario. Si accorge che se non fa nulla, la spaccatura interiore diventa sempre più grande. E così riprende a camminare cercando con fatica di tenere insieme quelle due strade. Il lavoro che deve fare l'uomo è proprio questo: ricompattarsi, tenere insieme queste due vie, lottando per tenerle insieme ad ogni singolo passo. Questo ci insegnano la meditazione Vipassana, la Contemplazione Cristiana, lo zen, la Quarta via di Gurdjieff e chissà quante altre vie a mia insaputa. Riunire la consapevolezza con il sentire. In questo modo, ogni singolo sentire (vedere, toccare, agire, ascoltare, amare) sarà anche saputo. Sapere di sentire Sentire sapendolo Sempre in ogni momento della nostra vita saremo uniti Di Luca Bacchi “La nube della non conoscenza”, è una guida spirituale del XIV secolo, scritta da autore anonimo. Nel passaggio che riporto qui sotto, si evidenziano ulteriori conferme che la pratica meditativa vipassana è sempre stata praticata anche dai Cristiani sotto il nome di contemplazione. In questo testo in particolare l’autore ci invita a divenire consapevoli dei nostri impulsi originari, come nascono i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre voglie, e ci fa notare come essi, in realtà, non siano frutto di una nostra scelta, ma emergano spontaneamente fuori dal nostro controllo. Ciò che possiamo fare è osservarli sul nascere, divenirne consapevoli e decidere (solo in seguito) se assecondarli o no. “Orbene, se la grazia dovesse rendere la tua anima come quella di Adamo prima del peccato originale, tu saresti padrone, per via della stessa grazia, di tutti i tuoi impulsi. Allora nessuno di questi andrebbe per conto suo, ma tutti convergerebbero su Dio, somma di ogni desiderio e bene supremo. Perciò chiunque fosse rinnovato dalla grazia di Dio così da badare continuamente a ogni impulso della volontà — dal momento che, per natura, non gli possono mancare questi impulsi —, costui pregusterebbe già in questa vita la dolcezza eterna, anche se il pieno godimento si ha solo nella beatitudine celeste. Non meravigliarti, dunque, se ti stimolo con insistenza a fare questo lavoro. Se l’uomo non avesse commesso il peccato originale, starebbe facendo ancor oggi questo stesso lavoro, come dirò più innanzi. Ed è per questo lavoro che l’uomo fu fatto, e ogni altra cosa ha il compito di aiutarlo a raggiungere questo scopo. E grazie a questo lavoro, infine, l’uomo può sperare di tornare allo stato primitivo di grazia. Ma se vien meno a questo lavoro, l’uomo cade sempre più giù nel peccato e si allontana sempre più da Dio. Al contrario, se vi si applica con diligenza e costanza, trascurando il resto, allora si rialza sempre più dal peccato e si avvicina sempre più a Dio. Perciò sta’ ben attento a come usi il tempo: infatti non c’è niente di più prezioso del tempo. Basta un attimo, una minima frazione di tempo per guadagnare o perdere il paradiso. A riprova che il tempo è prezioso, Dio, che ne è il dispensatore, non dà mai due momenti di tempo in una sola volta, ma sempre in successione. Diversamente, dovrebbe cambiare tutto l’ordine e il corso regolare della creazione. Il tempo è fatto per l’uomo, non l’uomo per il tempo. E Dio, che fissa le leggi di natura, ha voluto adattare il tempo alla natura dell’anima umana: infatti, gli impulsi naturali dell’uomo sorgono proprio uno alla volta. Perciò l’uomo non avrà scuse quando, nel giorno del giudizio, dovrà rendere conto a Dio di come avrà speso il suo tempo. Non potrà certo dire: «Tu mi dai due momenti in una volta sola, mentre io non ho che un solo impulso alla volta». … so benissimo che anche per questo tempo futuro, a causa della mia eccessiva fragilità e della mia pigrizia spirituale, non riuscirei a prestare attenzione che a un impulso su cento. Eccomi qui completamente disorientato di fronte a questi ragionamenti. Aiutami dunque! … Questo è, in breve, il procedimento del nostro lavoro. Di Luca Bacchi M- Dove impatta la vita?
A- impatta qui M- impatta Sempre? A- no, non sempre, a volte fluisce senza impattare M- quand'è che impatta? A- non saprei M- prova a descrivere l'impatto. Dimmi cosa senti tu in quell'impatto A- o sofferenza o gioia M- quindi l'impatto evidenzia una sofferenza oppure una gioia? A- si, mi sembra di si M- l'impatto è l' evidenziarsi di te. A- ..... M- l'impatto ti mostra. Porta alla luce ciò che di te non è ancora in grado di fluire A- ..... M- l'impatto mostra quelle parti di te che hanno bisogno ancora di farsi notare A- .... M- L'impatto mostra le parti di te che chiedono ascolto A- .... M- bene...quello è il tuo EGO che si mette di traverso al fluire naturale della vita A- ma quindi cosa devo fare? M- osservare cosa accade ogni volta che impatti A- e basta? M- è già un grande lavoro solo questo A- ... M- ogni volta che vivi un impatto ricordati che ciò che impatta è una piccolissima parte di te, è solo il tuo EGO; tu in realtà sei molto di più, sei molto più grande. A- .... M- osserva quella piccola parte con compassione. Fai lo stesso anche con le altre persone nel momento in cui le osservi impattare con la vita e interrompere il loro naturale fluire A- ... M- e non dimenticare che ogni uomo è molto molto molto di più di quel suo piccolo EGO ferito A- ... M- a forza di praticare l'osservazione e la compassione, l'EGO si dissolverà e non ci sarà più alcun impatto nella tua vita, ma un meraviglioso fluire A- speriamo....... grazie Di Luca Bacchi Nell estate 2009 presi in affitto una piccola baita di legno all'interno del parco delle foreste casentinesi. Una baita isolata da tutto, nel cuore delle foreste Sacre, in totale solitudine restai solo con me stesso per mettermi alla prova, per conoscere la mia paura, i miei bisogni, le mie necessità e scoprire cosa di tutto ciò fosse falso. Solo con me stesso nella semplicità della natura per tornare all'essenziale, nella pancia della grande madre, circondato e avvolto di materia viva. Un lento svelamento della mia vera natura che emerge con sempre maggior chiarezza ogni volta che mi tolgo di dosso quel superfluo che credevo fosse indispensabile. Solo. Per quanto tempo ho parlato ad alta voce con me stesso! Chiacchierate infinite lunghe ore ed ore mentre camminavo per boschi e mi addentravo in fondo alle valli dove di giorno si rintanano gli animali selvatici. Parlare a me, di me, con me, rispondermi, e scoprire una saggezza nascosta.... pazzia ... sentirmi pazzo e felice. La gioia della pazzia, la pazzia del cuore che non crede a se stesso, rimane incredulo nel sentire ciò che sente e nel provare ciò che prova, fiamma nuova mai vissuta prima che travolge e fa divampare, incontenibile grazia scalza e solitaria, lontana dal mondo ma vicina alla sorgente di tutto. Alberi profumati nelle mie narici sono diventati un ricordo eterno, occhi di cervo che attraversano i miei e scendono amalgamandosi al mio cuore per sempre, fiori gialli che da soli rischiarano una valle intera la valle del mio cuore solcata dalle acque della vita basta quel fiore a colmare l'immenso dolore, basta quel fiore. Terra , terra e insetti instancabilmente al lavoro senza sosta mi insegnano l'umiltà e che tutto ciò che vedo è costantemente ed incessabilmente creato. Eremi, luoghi del Sacro, porte spalancate sul mistero che ben pochi sanno attraversare. Una baita di legno, simbolo di fragilità apparente, illuminata all'interno da una piccola luce nel buio di una foresta immensamente vasta, rifugio e ristoro da cui parto e a cui torno ogni giorno. (Luca Bacchi) Con immensa e mai sufficiente riconoscenza Grazie Di Luca Bacchi Tu che conosci il cuore mio
molto meglio di me, ne conosci le stanze buie e inaccessibili a me stesso nascoste, aprimi quelle porte e mostrami la gioia che vado cercando, la sua forma e tutti i suoi colori. "In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno" Gv 8,51 Se uno si identifica con ciò che non può morire allora non morirà mai. Per compiere questa identificazione occorre abbandonare il mondo fatto delle cose materiali là fuori che sono sottoposte alla morte e ritrarsi all’origine di tutto. Ritrarsi dal mondo, dalle tentazioni del mondo che sono mortali, passeggere, vuote ed entrare nel regno dei cieli che è immortale. Il regno dei cieli è “prima” del mondo. Quindi è “prima” della morte. Siamo invitati ad abbandonare tutto, a lasciare tutte le infinite cose della vita dalla più lontana alla più vicina. Ovvero fare ciò di cui si fa esperienza in meditazione, ritrarsi dal mondo là fuori, indietreggiare sempre più, fino al luogo originario in cui nasce la nostra consapevolezza, il nostro sguardo stupito ancor privo di ogni parola. Li, in quell’origine fuori dal tempo, “prima del mondo”, non esiste la morte perchè quell'origine non è soggetta a morte. E' un percorso di “cancellazione di tutti" a ritroso, fino a giungere a ciò che non è cancellabile. Negare anche la negazione stessa. “foreste, monti, fiumi, in questo niente celati foreste, monti, fiumi, in questo niente rivelati d’inverno nevica, la primavera fiorisce, ne essere, ne non essere neppure negazione” Poesia Zen di Saisho “Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola“
Gv 8,54-55 Secondo me qui Gesù fa riferimento al fatto che lui sa di essere “figlio”. Sapere di essere figli significava avere ricevuto in un preciso momento la consapevolezza di essere generati. Siccome Gesù sa che il suo IO non è l’esperienza originaria ma è generata da qualcosa che lo precede, allora sa di essere figlio. Si diventa figli quando si viene a conoscenza di avere un padre. Se non facciamo mai esperienza di un padre non possiamo definirci figli. Gesù quindi, sapendo di avere alle spalle un Padre che lo ha generato e continuamente lo genera, dice… “non glorifico me stesso, chi mi glorifica è il Padre che io ho conosciuto, mentre voi lo nominate senza averlo mai conosciuto” e aggiunge “ se dicessi che non conosco il Padre sarei un mentitore perché io in verità l’ho conosciuto” e aggiunge “faccio la sua volontà”, “osservo la sua parola", mi abbandono a lui che mi precede e mi attraversa creandomi. "In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù, fissatolo, lo amò, e gli disse: “Una cosa solo ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni." Mc 10,17 - 30 Qui Gesù secondo me dice la stessa cosa di cui ho scritto prima, rivolgendosi al tale che gli si getta incontro. Gli dice…. "se vuoi la vita eterna rinuncia a tutto ciò che è mortale e vivi di ciò che è immortale. Elimina quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro e poi seguimi (sarai sulla stessa via che io già sto percorrendo). Devi dedicare la tua vita a ciò che è immortale. " “Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me."
Gv 14, 1-12 Nessuno ritorna al Padre se non per mezzo del figlio; potrai tornare al Padre solo se saprai con certezza assoluta di avere un Padre, quindi solo se avrai vissuto l’esperienza di essere figlio. L’esperienza di essere Figlio è l’esperienza folgorante di essere “generati”. Vivere l’esperienza folgorante che l’IO non è l’origine del nostro esistere, ma esiste una fonte alle nostre spalle (Il Padre) che ci genera in continuazione. Il Padre è la fonte… e genera il Figlio (l’IO). L'uomo (l'IO) è naturalmente rivolto verso il mondo davanti a sé, un mondo mortale e non sa di avere un Padre alle sue spalle . Quando poi però l'uomo inizia a ritrarsi dalle cose del mondo, percepisce una voce alle sue spalle, un vento leggero, una presenza dietro di sé…. una sorgente....... prima la intuisce solamente.... poi in un' esperienza folgorante e improvvisa , finalmente la sente pienamente e da quel momento in poi ha la certezza di essere generato e di avere quindi un Padre e quindi raggiunge la consapevolezza di essere figlio. Una volta che sa per esperienza vissuta di avere un Padre alle proprie spalle che lo genera continuamente, l'uomo si abbandona ad esso, e fa la sua volontà mettendo da parte se stesso , morendo a se stesso. Di Luca Bacchi Un insegnamento si trasmettere in tre modi; dal meno efficace al più efficace, essi sono:
1-Comunicare l'insegnamento per iscritto o oralmente 2-Mostrare attraverso il proprio esempio come si mette in pratica tale insegnamento 3-Far mettere in pratica l'insegnamento all'allievo. Ad esempio: 1-Io ti dico che il chiodo si pianta col martello 2-Io ti faccio vedere come si pianta il chiodo col martello 3-Ti do il martello ed il chiodo e ti faccio provare Dio sta facendo lo stesso con noi uomini 1-Prima ci ha dettato le sue leggi attraverso i 10 comandamenti 2-Poi ci ha fatto vedere come si mettono in pratica mandandoci l'esempio di Gesù 3-Adesso, che Cristo sta nascendo dentro di noi, siamo chiamati a farne esperienza in prima persona. Di Luca Bacchi In quel periodo mio padre faceva la chemioterapia e da poco avevano diagnosticato un tumore a mia madre, io avevo 25 o 26 anni, era il 2004 o il 2005 non ricordo esattamente. Ricordo bene però quella notte, saranno state le 2 di notte, in cui vidi per la prima volta il volto di Tiziano Terzani. RaiTre trasmetteva una sua intervista ad un orario impossibile ed io ero li davanti al televisore, per puro caso, ad ascoltare. Mi colpì moltissimo il suo modo di vedere i fatti della vita con uno sguardo così ampio. Come se avesse la facoltà di scrutare contemporaneamente tutte e due le facce della medaglia. Di li a poco andai in libreria ad acquistare il suo libro di maggior successo, che all'epoca era "UN INDOVINO MI DISSE". Entrai alla Feltrinelli di via dei Mille all'una di notte, (esistevano ancora le librerie notturne) e chiesi al commesso quel libro. Il commesso rimase stupito dalla mia richiesta perché pochi secondi prima una donna gli aveva chiesto esattamente lo stesso titolo, e così mi indicò dove si trovava il libro e anche chi fosse questa donna. Mi avvicinai a lei e parlammo alcuni minuti di Terzani. Mi disse che quel libro lo aveva già letto diverse volte e ne stava acquistando una seconda copia da regalare ad un suo carissimo amico. Furono questi i primi passi della mia relazione con Terzani. Da li in avanti mi addentrai in altri suoi testi e ricevetti tanti insegnamenti preziosi. "UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA" fu il libro che mi aiutò a non soccombere in quel momento di grande difficoltà dovuta alla malattia dei miei genitori e alla morte di mia madre che avvenne da li a poco, nel 2006. Ricevetti da quel libro gli strumenti per cambiare la mia prospettiva sui fatti difficili di quel periodo, una prospettiva differente e più ampia, proprio come solo Terzani sapeva fare. Lui aveva viaggiato tanto e soprattutto aveva "vissuto" tanto tempo in luoghi differenti, in culture differenti, entrandoci dentro totalmente con tutta la sua famiglia. Non era un viaggiatore "di passaggio" o un "giornalista mercenario". Lui arrivava ed entrava totalmente, raccogliendo ad ogni passo tutto ciò che poteva e "sporcandosi le mani" senza mai risparmiarsi. Così la sua ampiezza di sguardo mi permise di cogliere non solo la difficoltà ed il dolore del mio vissuto presente ma anche l'insegnamento ed il tesoro nascosto che si celavano dietro alla malattia e al mistero della morte. LA FINE E' IL MIO INIZIO fu altrettanto folgorante per me, anche nella versione cinematografica del 2010 con Bruno Ganz ed Elio Germano, per ciò che riguarda la relazione con mio padre. In quel film vidi finalmente la famosa valle dell'ORSIGNA di cui avevo letto nei suoi libri e così, quando seppi che era poco distante da casa mia, mi recai in pellegrinaggio. L'albero con gli occhi, le case in sasso, le grandi foreste, il monte Gennaio sopra alle nuvole.......... fu amore a prima vista! Da allora tornai numerose volte, per lunghi, brevi o brevissimi soggiorni e ancora adesso ci torno appena posso. Nel 2013 rimasi in Orsigna 3 settimane e conobbi persone meravigliose tra cui suo figlio Folco. Lo incontrai per la prima volta alla Fonte dell'Uccelliera sotto il Monte Gennaio. Io stavo andando a piedi a dormire sulle rive del Lago Scaffaiolo e mi fermai alla fonte per ricaricare la borraccia. Lui era li, e saltò sul grande sasso sopra la fonte intonando una canzoncina per bambini in lingia cinese, canzone che aveva imparato quando da piccolo frequentava la scuola in Cina. Il mio legame con l'Orsigna, con Tiziano Terzani e ora con suo figlio Folco è sempre molto forte e continua nel tempo. Folco è molto attivo sia come scrittore che come "divulgatore" di messaggi positivi per i giovani rispetto alla natura, alla sacralità della terra e al vivere semplice. Tiziano Terzani è stato il mio primo grande maestro, anche se non l'ho conosciuto personalmente, sento di essergli allievo e profondamemnte debitore. Così come riconosco la potenza del messaggio che anche suo figlio porta nel cuore. Un messaggio che ritengo essere di nessun uomo, ma piuttosto di Madre Terra. Tiziano prima e Folco adesso ne sono portatori esemplari. Scrivo queste cose perché sia riconosciuto il valore di questi uomini.
Con profonda riconoscenza Grazie |
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Gennaio 2021
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