"In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno" Gv 8,51 Se uno si identifica con ciò che non può morire allora non morirà mai. Per compiere questa identificazione occorre abbandonare il mondo fatto delle cose materiali là fuori che sono sottoposte alla morte e ritrarsi all’origine di tutto. Ritrarsi dal mondo, dalle tentazioni del mondo che sono mortali, passeggere, vuote ed entrare nel regno dei cieli che è immortale. Il regno dei cieli è “prima” del mondo. Quindi è “prima” della morte. Siamo invitati ad abbandonare tutto, a lasciare tutte le infinite cose della vita dalla più lontana alla più vicina. Ovvero fare ciò di cui si fa esperienza in meditazione, ritrarsi dal mondo là fuori, indietreggiare sempre più, fino al luogo originario in cui nasce la nostra consapevolezza, il nostro sguardo stupito ancor privo di ogni parola. Li, in quell’origine fuori dal tempo, “prima del mondo”, non esiste la morte perchè quell'origine non è soggetta a morte. E' un percorso di “cancellazione di tutti" a ritroso, fino a giungere a ciò che non è cancellabile. Negare anche la negazione stessa. “foreste, monti, fiumi, in questo niente celati foreste, monti, fiumi, in questo niente rivelati d’inverno nevica, la primavera fiorisce, ne essere, ne non essere neppure negazione” Poesia Zen di Saisho “Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola“
Gv 8,54-55 Secondo me qui Gesù fa riferimento al fatto che lui sa di essere “figlio”. Sapere di essere figli significava avere ricevuto in un preciso momento la consapevolezza di essere generati. Siccome Gesù sa che il suo IO non è l’esperienza originaria ma è generata da qualcosa che lo precede, allora sa di essere figlio. Si diventa figli quando si viene a conoscenza di avere un padre. Se non facciamo mai esperienza di un padre non possiamo definirci figli. Gesù quindi, sapendo di avere alle spalle un Padre che lo ha generato e continuamente lo genera, dice… “non glorifico me stesso, chi mi glorifica è il Padre che io ho conosciuto, mentre voi lo nominate senza averlo mai conosciuto” e aggiunge “ se dicessi che non conosco il Padre sarei un mentitore perché io in verità l’ho conosciuto” e aggiunge “faccio la sua volontà”, “osservo la sua parola", mi abbandono a lui che mi precede e mi attraversa creandomi. "In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù, fissatolo, lo amò, e gli disse: “Una cosa solo ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni." Mc 10,17 - 30 Qui Gesù secondo me dice la stessa cosa di cui ho scritto prima, rivolgendosi al tale che gli si getta incontro. Gli dice…. "se vuoi la vita eterna rinuncia a tutto ciò che è mortale e vivi di ciò che è immortale. Elimina quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro e poi seguimi (sarai sulla stessa via che io già sto percorrendo). Devi dedicare la tua vita a ciò che è immortale. " “Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me."
Gv 14, 1-12 Nessuno ritorna al Padre se non per mezzo del figlio; potrai tornare al Padre solo se saprai con certezza assoluta di avere un Padre, quindi solo se avrai vissuto l’esperienza di essere figlio. L’esperienza di essere Figlio è l’esperienza folgorante di essere “generati”. Vivere l’esperienza folgorante che l’IO non è l’origine del nostro esistere, ma esiste una fonte alle nostre spalle (Il Padre) che ci genera in continuazione. Il Padre è la fonte… e genera il Figlio (l’IO). L'uomo (l'IO) è naturalmente rivolto verso il mondo davanti a sé, un mondo mortale e non sa di avere un Padre alle sue spalle . Quando poi però l'uomo inizia a ritrarsi dalle cose del mondo, percepisce una voce alle sue spalle, un vento leggero, una presenza dietro di sé…. una sorgente....... prima la intuisce solamente.... poi in un' esperienza folgorante e improvvisa , finalmente la sente pienamente e da quel momento in poi ha la certezza di essere generato e di avere quindi un Padre e quindi raggiunge la consapevolezza di essere figlio. Una volta che sa per esperienza vissuta di avere un Padre alle proprie spalle che lo genera continuamente, l'uomo si abbandona ad esso, e fa la sua volontà mettendo da parte se stesso , morendo a se stesso.
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