Tratto dal libro Confessioni di Lev Nikolaevic Tolstoj
"Questo è stato scritto da me tre anni fa. Nel riguardare adesso la parte stampata e nel seguire di nuovo quel corso di pensieri e quei senti- menti che erano in me quando ne vivevo le sofferenze, alcuni giorni orsono ho fatto un sogno. Questo sogno esprimeva per me in sintesi tutto quel che avevo sofferto e descritto e perciò penso che, anche per quelli che mi hanno capito, la descrizione di questo sogno ravviverà, chiarirà e raccoglierà in un tutto unico quello che così per esteso è raccontato in queste pagine. Ecco il sogno: io mi vedo sdraiato su un letto. E non stò né bene né male, sono sdraiato sul dorso. Ma comincio a chiedermi se stò comodo, così sdraiato; mi pare che qualcosa mi dia noia ai piedi; sento che qualcosa o è troppo corto, o non è in pari; comunque mi dà noia; muovo un po' i piedi e nello stesso tempo comincio a considerare in che maniera e su che cosa sto sdraiato, il che finora non mi era venuto in mente. E guardando meglio il mio letto vedo che sto sdraiato su certe cinghie di corda intrecciata, fissate ai lati del letto. Le piante dei piedi poggiano su una di queste cinghie, le ginocchia su un'altra, le gambe dunque sono a disagio. Io so, non so come, che queste cinghie si possono muovere. E con un movimento delle gambe respingo l'ultima cinghia che sta sotto i miei piedi. Mi pare che così starò più comodo. Ma l'ho spinta troppo lontano, voglio riafferrarla con i piedi, ma con questo movimento anche l'altra cinghia mi sfugge via da sotto le ginocchia e le gambe penzolano. Faccio un movimento con tutto il corpo per rimettermi in equilibrio, convintissimo di riuscirci; ma con questo movimento anche le altre cinghie si spostano e scivolano sotto di me e vedo che la cosa volge al peggio; tutta la parte inferiore del mio corpo cala giù e rimane penzoloni, i piedi non arrivano a toccare terra. Io mi reggo soltanto con la parte superiore della schiena e tutto diventa per me non solo scomodo, ma addirittura atroce. Allora soltanto mi chiedo quel che prima non mi veniva neppure in testa: io mi chiedo: dove e su che cosa sono sdraiato? Comincio a guardarmi intorno e innanzitutto guardo in basso là dove penzola il mio corpo e dove sento che sto per cadere. Guardo in basso e non credo ai miei occhi. Mi trovo ad un'altezza che non è neppure paragonabile a quella di una torre altissima o di una montagna, mi trovo ad una altezza tale, che mai avrei saputo immaginare. Non riesco a capire se vedo o no qualcosa là in fondo, in quel precipizio senza fondo sul quale sono sospeso e che mi attrae. Il cuore mi si stringe e sono atterrito. Guardare là è terribile. Sento che se guarderò là, scivolerò dalle ultime cinghie e perirò. Io non guardo, ma non guardare è ancora peggio, perché allora penso a quel che mi accadrà quando sarò scivolato via dall'ultima cinghia. E penso che per il terrore sto perdendo l'ultimo sostegno e lentamente scivolo sul dorso sempre più in basso. Ancora un istante e mi staccherò. E allora mi viene da pensare: non è possibile che questo sia vero. È un sogno. Svègliati. Tento di svegliarmi, ma non ci riesco. Che fare? che fare? mi domando, e guardo verso l'alto. Anche là in alto c'è un altro abisso. Io guardo in quell'abisso del cielo e mi sforzo di dimenticare l'abisso che è in basso ed effettivamente ci riesco. L'infinito in basso mi respinge e mi atterrisce. L'infinito in alto mi attrae e mi dà forza. Io sto sospeso sopra l'abisso, sulle ultime cinghie che non mi sono ancora scivolate via. So di stare sospeso, ma guardo soltanto in alto e il mio terrore sparisce. Come accade in sogno una voce dice: "Stai attento, è questo!" e io guardo sempre più lontano in alto nell'infinito e sento che mi sto calmando, ricordo tutto ciò che è accaduto, e ripenso a come è accaduto: come ho messo i piedi, come sono rimasto penzoloni, come mi sono atterrito e come mi sono salvato dal terrore guardando in alto. E mi vado chiedendo: be', e ora? non sono forse ugualmente penzoloni? E io non tanto mi guardo attorno, quanto, con tutto il mio corpo, sento il punto di appoggio sul quale mi reggo e vedo che non penzolo più e che non cado, ma mi reggo saldamente. Mi chiedo come mi reggo, mi palpo, mi guardo intorno e vedo che sotto di me, proprio a metà del mio corpo, c'è una sola cinghia e che quando guardo in alto poggio su di essa nell'equilibrio più stabile e mi accorgo che anche prima essa sola mi reggeva. Ed ecco che, come accade in sogno, questo meccanismo, per mezzo del quale mi reggo, mi appare molto naturale, comprensibile e sicuro, nonostante che in realtà tale meccanismo non abbia nessun senso. In sogno io persino mi meraviglio di non averlo capito prima. Vien fuori che vicino alla mia testa c'è un palo e la solidità di questo palo non dà adito ad alcun dubbio, nonostante che questo palo sottile non abbia nulla su cui poggiare. E poi dal palo in modo molto ingegnoso e insieme semplice si diparte una corda e se te ne stai su questa corda con il centro del corpo e guardi in alto, non c'è nessun pericolo di cadere. Tutto questo mi era chiaro ed io ero contento e tranquillo. Ed era come se qualcuno mi dicesse: Attento, non dimenticare. E mi svegliai."
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E' bello correre in montagna, in compagnia, anche in inverno quando fa freddo.
E' bello fare una doccia calda appena ci si ferma E' bello bere un tè caldo o una tisana e scaldarsi le budella E' bello poi farsi fare un massaggio subito dopo la doccia E' bello infine mangiare un piatto di tortellini e bere un bicchiere di prosecco per integrare. Se solo fosse possibile avere tutto questo insieme!!!! Basta chiedere..... Da gennaio 2018 è possibile prenotare un pacchetto che prevede proprio tutto questo. Una corsa in compagnia per condividere la passione per il trail e mantenersi in forma, una bella doccia calda, una tisana bollente, un massaggio rilassante di 45minuti e infine per integrare un piatto di tortellini in brodo con un leggero secondo di affettati e tigelle annaffiati da un bicchiere di prosecco. L'idea nasce per soddisfare quelle che fondamentalmente sono le mie personalissime voglie, ovvero tutti quei desideri che emergono quando vado a correre. Quindi mi sono detto che avrei potuto offrire a qualcuno un pacchetto che li esaudisse tutti. Ecco fatto. La dimensione è quella amichevole di chi vuole conoscere persone che hanno la stessa passione per la corsa in montagna e scambiare parole e esperienze in un ambiente riscaldato e ospitale. Nulla di lussuoso anzi... estremamente essenziale. Siete i benvenuti. L'iniziativa è rivolta ad una persona per volta perchè sarò io a fare il massaggio e a correre con voi quindi , non essendo superman, non riuscirei a fare attività fisica e a fare più di un massaggio per volta. I giorni ideali sono i w.e o i giorni di festa ma è bello anche correre al buio quindi vi aspetto anche la sera. Per info e prenotazioni: [email protected] - cell Luca 3274542476 LAVORO PRATICO SU DI SE' Questo esercizio è molto utile per chiarirsi le idee su un proprio limite, condividerlo e in un certo modo superarlo. Si tratta di “raccontare” a qualcuno, dettagliatamente, un proprio limite, sviscerandolo e descrivendo chiaramente il modo in cui lo manifestiamo nel quotidiano. Così facendo è come se lo spolverassimo e lo rendessimo più chiaro ed evidente a noi stessi ma anche agli altri i quali ora sono nostri testimoni. Quando faccio qualcosa davanti ad un testimone (qualsiasi cosa) sto ufficializzando la mi responsabilità riguardo quella cosa. Un racconto che può anche essere espresso con la scrittura purché ovviamente condivisa. Ecco il mio primo limite (di una lunga serie): Mi sono svegliato, ho aperto la finestra della camera per cambiare l’aria nella stanza, ho rifatto il letto, sono oandato in bagno a fare la pipì, mi sono recato poi in cucina dove ho preparato la borsa per il pranzo inserendo prima il ghiaccio, poi tanta frutta, banana kiwi, mandarini, pera e mela e un tapper con dentro 2 etti di riso e legumi preparati la sera prima. L’intenzione mattutina era quella di mangiare sano durante tutta la giornata, ecco perché ho preparato molta frutta e nessuna golosità nessun biscotto, nessun cioccolato. Sono andato im camera a vestirmi, ho chiuso la finestra e sono tornato in bagno a lavare i denti e poi in sala a mettere la giacca per poi uscire. Sono sceso dalle scale e ho appoggiato il mio zaino e la borsa frigo in macchina. L’ho accesa e ho aspetatto fuori in giardino che si scaldasse un pò, nel mentre ho guardato la natura in torno. Sono partito, ho acceso la radio e ho avviato l’audio di una conferenza. Nel viaggio, grazie anche agli spunti della conferenza, sono partiti molti pensieri e riflessioni sulla mia vita privata e sulla relazione con la mamma di mia figlia. Siccome ci sono delle questioni su cui non abbiamo lo stesso approccio, piano piano è salito in me un senso di “ingiustizia” del tipo : “dovremmo fare così ma lei me lo impedisce” , oppure “ per nostra figlia sarebbe meglio questo approccio ma la sua mamma ha un approccio contrario che potrebbe generare questo e quast’altro problema” , insomma un senso di impotenza e di vittimismo. Nel mentre con l’auto sono arrivato a pochi Km dal mio ufficio e il mio corpo ha manifestato il sintomo della fame. Questo sintomo ha innescato in me il pensiero di come avrei fatto a sedarlo, così mi sono detto “se vado in ufficio subito, poi ho solo un po’ di frutta da mangiare e non colmerebbe assolutamente questa fame; come posso fare?” . E ancora: “Mi fermo a prendere due paste in pasticceria, però non prendo il caffè perché così risparmio, il caffè lo prendo in ufficio che costa meno; devo risparmiare!”. E ancora “Le paste sono pesanti e non sono proprio il massimo per il mio fisico oltretutto mi sono ripromesso di mangiare sano, però dopotutto come merenda ho preso la frutta che è una merenda sana e come pranzo ho preso il riso con i legumi che sono un piatto sano, non posso di certo dire che sono uno che mangia male anche se a colazione mangio due paste alla crema. Poi è mattina e ho tutto la giornata per smaltirle……si dai….le prendo!” Allora mi sono fermato in pasticceria e ho preso due paste enormi con crema che poi ho mangiato in ufficio con il caffè preso alla macchinetta. Conclusioni: L’intenzione del mattino di mangiare sano non è stata sostenuta per via di un calo energetico dovuto alle preoccupazioni. Queste preoccupazioni mi hanno mandato giù, hanno abbassato la mia energia e non ho più avuto la forza di controllare e gestire il mio corpo. Sono diventato un burattino in balia dei miei sensi e in balia delle voglie istintive del mio corpo, incapace di controllarle e incapace di discernere. Un calo di energia mi ha fatto abbandonare le mie “decisioni”, le mie “scelte” riguardo la dieta da seguire. Il mio limite quindi: 1 : vulnerabilità - volontà debole che si fa “minare” e scardinare da semplici cali di energia. 2 : troppo mentale – certi pensieri mi portano via e mi fanno perdere il centro 3 : difficoltà a calmare la mente – un piccolo pensiero che nasce può diventare un fiume in piena e travolgermi. Cover della canzone "Ho visto Nina volare" di Fabrizio De Andrè
Il brano "Ho visto Nina Volare" è contenuto nell'album ANIME SALVE pubblicato il 19 settembre 1996. Il tema di questo brano è la ribellione all'autorità, in particolare all'autorità paterna, ma più in generale a tutte le forme di autorità. Una ribellione che è in qualche modo necessaria al fine di acquisire, crescendo, una propria identità. La forza necessaria per questo processo è il desiderio, rappresentato in questo caso da Nina. Così inizia un percorso trasformativo di distacco e separazione lento e faticoso, caratterizzato inizialmente da un senso di colpa e quindi da una forte lotta interiore in cui forze opposte si scontrano. Per realizzare il proprio destino infine è necessario superare questa resistenza e armarsi di coltello si ma anche di maschera di gelso (camuffandosi) e essere disposti anche ad imbarcarsi ed andare lontano. L'altalena è il simbolo della lotta interiore come l'immagine del "mastica e sputa", un' antica pratica dell'apicoltura tramite la quale si separava il miele dalla cera. Testo:
Mastica e sputa da una parte il miele mastica e sputa dall'altra la cera mastica e sputa prima che venga neve luce luce lontana più bassa delle stelle quale sarà la mano che ti accende e ti spegne ho visto Nina volare tra le corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena e se lo sa mio padre dovrò cambiar paese se mio padre lo sa mi imbarcherò sul mare Mastica e sputa da una parte il miele mastica e sputa dall'altra la cera mastica e sputa prima che faccia neve stanotte è venuta l'ombra l'ombra che mi fa il verso le ho mostrato il coltello e la mia maschera di gelso e se lo sa mio padre mi metterò in cammino se mio padre lo sa mi imbarcherò lontano Mastica e sputa da una parte il miele mastica e sputa dall'altra la cera mastica e sputa prima che metta neve ho visto Nina volare tra le corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena luce luce lontana che si accende e si spegne quale sarà la mano che illumina le stelle mastica e sputa prima che venga neve Questo detto popolare è velenoso. Serve solo a scaricare le responsabilità.
Secondo me L'OCCASIONE è la situazione nella quale l'uomo si mostra per ciò che GIA' E'. Se ruba non lo fa certo come conseguenza di una situazione favorevole a compiere quel gesto. Se ruba lo fa semplicemente perchè E' GIA' UN LADRO. Quindi lo riformulerei in questo modo: "E' nell'occasione che si mostra il ladro" All’uomo che comprende la vita per ciò che essa realmente è, il dire che nelle malattie e nella vecchiaia si abbia una diminuzione della vita, e l’affliggersi di ciò, fa lo stesso effetto che farebbe un uomo che andando verso una luce si rammaricasse del fatto che la sua ombra diminuisca via via che la luce gli si fa più vicina.
(Lev Nikolaevic Tolstoj - O žizni - 1887) L'ombra
si alterna alla luce inevitabilmente. Possiamo ignorarla, anestetizzarla o travestirla ma tornerà ancora e ancora a chiedere la nostra attenzione. Prima o poi sarà immobile davanti ai nostri occhi e dovremo necessariamente osservarla, necessariamente accoglierla. Allora dispiegherà i suoi insegnamenti: l'arte dell'inutilità, della mediocrità l'arte dell'irrilevanza. Senza via di scampo costretti alla pratica cuoceremo a fuoco lento. Fino a diventare trasparenti vapore inconsistente divinamente impersonali. (Luca Bacchi) Un grande traguardo che quindi auspico per i nostri figli, è la comprensione profonda e assoluta che non sia possibile diventare niente.
Possiamo perdere ogni cosa, dalla più lontana alla più vicina, cosa materiale e non materiale, casa, lavoro, amore, amicizie, affetti, l’ uso di alcune parti del corpo, ma non è possibile perdere la facoltà di esistere. Quello è il fondo del pozzo. La base ultima sotto la quale è impossibile andare. Possiamo scendere a profondità incredibili ma queste profondità avranno comunque un fondo, quel fondo, quel limite: l’impossibilità di diventare niente. Nei momenti in cui la vita compie l’ azione di “cancellare” qualcosa di noi, avremo la certezza che non potrà mai toglierci la facoltà di esistere. Li nel fondo del pozzo, nella parte più profonda e buia dove sembra non possa rimanere più nulla di noi, si mostra l'immensa e poderosa certezza, su cui tutto poggia. Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò». Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna».
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: «Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: «Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». (Matteo 20, 1-16) “Il cavaliere errante senza innamoramento è come arbore spoglio di fronde e privo di frutta;
è come corpo senz'anima.” (Don Chisciotte della Mancia - Miguel de Cervantes) Osservando bene, tra tutte le varie forme espressive dell'uomo, quelle che emergono da un atto di volontà sono praticamente nulle. Nessuna dipende da una scelta libera, tutte si manifestano e l'uomo non fa altro che osservarle quando già si sono manifestate e, al limite, il suo unico atto di volontà possibile sta nell' assecondarle o reprimerle.
Il libero arbitrio quindi non è possibile all'origine dei fenomeni ma è possibile solo successivamente, ovvero quando i fenomeni si sono già presentati. E' quindi un libero arbitrio molto limitato, una libertà di scelta si, ma una scelta fortissimamente condizionata. La facoltà dell'uomo quindi non è quella di "creatore" ma solo quella di "gestore". Non crea nulla ma gestisce ciò che è già stato creato. Però le religioni parlano di un uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Un uomo quindi capace di creare. Ma allora si sbagliano? Dov'è l'atto creativo dell'uomo se tutto ciò che esiste esiste già? Il limite sta nella personalità. La personalità dell'uomo è essa stessa "già presente". La personalità è espressione limitata di Dio quindi non si trova all'origine di ogni cosa, non è alla sorgente di tutto, non è li dove accade la creazione. L'uomo diviene creatore solo quando perde la sua personalità e non è più uomo. Diventando impersonale, semplicemente "è" ; non vi è più alcuna separazione che lo limita, è ora illimitato perché la sua personalità si è nuovamente disciolta in Dio. Solo nella comunione col padre c'è creazione. |
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Gennaio 2025
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