Vento forte, fortissimo
I rami si piegano, le nuvole passano Foglie lanciate come frecce Energia travolgente che non da scampo Fischia il vento tra le fessure Sia il giorno che la notte. Forza inquieta Preme, sbatte, grida, Entra nei polmoni Nell’occhio del ciclone Il monastero è immobile Centrata presenza fuori dal tempo. Intuendo lo specchio su cui mi rifletto Percorro a ritroso la strada di casa E il vento si placa. (Luca Bacchi)
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Incontro gratuito ad offerta libera. Sessioni brevi per praticanti "occidentali".
Tutte le sere dopo le 21:00 a Sasso Marconi (BO) Solo su appuntamento: Luca 3274542476 - mail: [email protected] Zazen è l'esperienza dell'unità prima di ogni dualità. E’ la pratica del ritorno incessante all’Uno. La mente agisce verso l'esterno, quindi disperde, porta fuori, allontana dal centro. Il centro è lo stato “assoluto” in cui non c’è tempo, non c’è spazio, non c’è separazione. La mente quindi svolge la sua funzione “estroversa” di portarci altrove, spingerci al movimento e alla ricerca. Funzione fondamentale ed essenziale per l’essere umano in quanto è proprio questa forza estroversa che genera curiosità, inquietudine, ricerca, movimento e quindi evoluzione. Ma come per tutte le cose è necessario un “giusto” approccio per evitare che essa prenda il sopravvento e incontrollata diventi fonte di infelicità. Una mente senza controllo è continuamente proiettata “altrove” e mai sul “momento presente” così che diventa impossibile prendere consapevolezza della meraviglia dell’attimo presente. Attimo presente che è “completo”, non manca di nulla, gratuito e meraviglioso. Nell’ attimo presente tutto è "uno" e non esiste “desiderio”, non esiste “rimpianto”, non esiste “aspettativa”, non vi è separazione alcuna. Tutto “è” Lo Zazen è quindi la pratica del ritorno incessante all’unità, all’attimo presente che è fuori dal tempo, allo "zero", al silenzio, al "puro". Con la pratica costante del “ritorno” ci alleniamo a ritrovare il ritrovare il centro, il porto sicuro. Strumento fondamentale acquisire soprattutto per il vivere di tutti i giorni in cui, come sappiamo, gli impegni e le preoccupazioni che si accavallano tendono a portarci in alto mare. Praticando Zazen impariamo l’arte della “centratura” contrapposta alla “dispersione”. Incontro gratuito ad offerta libera. Sessioni brevi per praticanti "occidentali" Tutte le sere dopo le 21:00 a Sasso Marconi Solo su appuntamento: Luca 3274542476 Amore infondato:
vene di rami irrorano il cielo (Luca Bacchi) Sopra Sasso Marconi nella zona di Iano, Lagune, Mote Pastore, Luminasio ci sono molti sentieri che attraversano boschi meravigliosi, in cui la natura domina incontrastata e l’uomo occupa un piccolo spazio, sporadico, discreto. Case in sasso, alcune ristrutturate meravigliosamente, altre decadenti, abbandonate e lasciate crollare. Qualche campo coltivato, qualche azienda agricola, piccoli orti, rispettosi e semplici. Le strade asfaltate sono poco trafficate e i rumori della città sono praticamente assenti.
E’ meraviglioso immergersi da soli o con gli amici in questa natura. Camminando o correndo si possono cogliere i dettagli, le prime fioriture primaverili, le impronte degli animali, i canto degli uccelli, i richiamo dei cervi e dei cerbiatti, il picchiettare del picchio e infinite altre piccole e semplici cose, meravigliose. I sentieri sono belli e ben segnalati dai volontari del CAI. Però….. ogni sabato e ogni domenica immancabilmente arrivano i motociclisti con le loro moto da cross sfrecciano lungo questi sentieri, noncuranti dei divieti. Oggi 11marzo17 camminavo in salita verso Monte Pastore e sentivo intorno a me le moto sfrecciare; il rumore di una moto da cross si sente in un raggio di almeno 500 metri, se le moto sono 5 o 6 allora praticamente tutta la montagna da Sasso a Marzabotto, compresi residenti e animali, sono disturbati dal loro rumore. Andare per boschi è un esperienza totale, visiva, tattile olfattiva e uditiva. Non è assolutamente tollerabile che questi pseudo centauri sui 40 anni, ma non ancora cresciuti, agiscano così arrogantemente, e non si preoccupino del disturbo che arrecano a tutta la montagna, persone e animali compresi. Oggi ne ho fermati due, uno era senza targa e abbiamo discusso. Queste le loro ragioni: 1- non c’è una legge che lo vieta 2- loro amano la natura 3- tengono i sentieri puliti quindi danno un grande servizio alla comunità. 4- vanno in moto sopra Sasso da oltre 20 anni e non è mai successo nulla di spiacevole. Queste le mie risposte: 1- ci sono i cartelli messi dal comune di Sasso e di Marzabotto in cui è scritto chiaramente che è vietato l’accesso ai veicoli a motore. Quindi sono in multa. Oltretutto sono senza la targa. 2- se non rispetti la natura non puoi dire di amarla. Non c’è nulla di naturale nello sfrecciare con la moto e nel fare un casino che si sente per un raggio di 500 mt. La moto è contro natura. Oltretutto andando così forte che cosa puoi vedere o assaporare della natura? Mah…. 3- i sentieri si rovinano e basta. Le moto fanno solchi. 4- E' vero...Chi va a piedi sente la moto avvicinarsi da lontano quindi ha tempo di farsi da parte. Chi cammina quindi vede la moto arrivare, ma la questione è….: il motociclista lo vede il camminatore? Io che cammino e che vedo una moto arrivare dovrei quindi nascondermi sotto una roccia o dietro ad un albero e andare per boschi con l’ansia di essere travolto? Uno di loro, mostrando uno sprazzo di cuore, mi ha detto che adora andare per boschi a piedi con sua figlia……… Andare per boschi è bello, farlo con i figli ancora di più. Camminare è un atto rispettoso e armonioso con tutto ciò che ci circonda. Questo dobbiamo insegnare ai nostri figli, a rispettare il contesto in cui ci troviamo, rispettarne i ritmi, i silenzi. Il motociclista non rispetta la natura, ma la distrugge, la sfrutta, non la sa osservare, non la ama e non la capisce. Quindi dovrebbe andare altrove. L.B. Perchè correre? Ma soprattutto perchè correre Trail?
Personalmente sento che la corsa in generale sia un attività estremamente appagante; è piacevole muoversi in velocità, è piacevole sentire i polmoni "lavorare", è piacevole sentire i muscoli esplodere di vitalità. Tutto il nostro corpo gioisce quando si muove e anche se ad un certo punto sopraggiunge la fatica, anche la fatica, entro certi limiti, diventa un esperienza estremamente interessante. Certo, la fatica di per sè ha una valenza negativa ma nel contesto ha il suo grande valore e possiamo arrivare ad apprezzarla. Parliamo sempre di livelli di fatica accettabili, differenti per ogni uomo e differenti a seconda del nostro stato di forma. Quando la fatica diventa "usurante" e "sofferente" allora abbiamo peccato di presunzione. La corsa oltretutto è uno sport per cui non servono "strumenti" o "mezzi", ovvero lo si fa con il proprio corpo e basta. Non c'è separazione con il mondo intorno e il movimento è generato totalmente dal nostro corpo a differenza ad esempio della bicicletta. Per chi cerca anche un contatto con se stesso, per chi vuole conoscere se stesso senza filtri e senza veli, per chi vuole andare all'essenziale nello sport ma anche nella vita, allora la corsa è ciò che fa per lui. Quando corro mi sento vivo e ho la sensazione che ogni parte del mio corpo mi ringrazi per la possibilità di espressione che gli sto dando. Ecco il motivo principale per cui corro. La differenza sostanziale tra la corsa "normale" e la corsa "trail" è che la seconda si svolge in natura, sui sentieri lontani dal traffico e dal grigio delle città. Per noi abitanti dell'appennino andare fuori città significa salire in montagna ma nelle zone d'Italia dove non ci sono montagne il trail si fa sul piano, sempre fuori strada ma senza alcun dislivello. Quando corro sull'appennino mi sento come un animale selvatico, un cerbiatto che zompetta libero. Se poi non ho problemi di dover rientrare ad un certo orario e posso permettermi di perdermi, allora la libertà è assoluta. E questa esperienza, così rara, è preziosa. Da assaporare con grande attenzione. Tutte le mattine mi sveglio alle 5 per meditare. Mi alzo dal letto e vado in sala dove trovo un grande tappeto ed il cuscino per sedermi. Non accendo le luci ma apro la gli scuri dalla finestra che tengo chiusi la notte in inverno per proteggere il piccolo ulivo bonsai che dimora sul davanzale. Mi metto seduto.
Fa silenzio qui in campagna ed è ancora buio. Non si sentono i rumori delle macchine, ne dell’aeroporto ne del treno ne delle persone, solo i primi uccellini che iniziano a cinguettare e gli ultimi “lamenti” degli animali notturni. Sento la civetta, a volte il picchio ma generalmente lui si fa sentire più tardi, sento qualche cerbiatto lontano, il vento se c’è. Medito, cerco una centratura, osservo il mio respiro e ascolto i rumori che da fuori entrano dentro di me, cerco di “sentirli” con tutto il corpo tanto che spesso ho la netta sensazione che quei suoni abbiano origine in me. Ascolto e osservazione del respiro mi aiutano molto a ripulire la mente dal turbine dei pensieri; così il suono, purchè naturale, trova spazio per entrare e diventare l’oggetto della consapevolezza. Quando sono così presente ad un canto di un uccellino quel canto rimane vivo in me e anzi si diffonde a tutto il mio essere come pioggia calda su un corpo nudo. Una volta raggiunto lo stato di quiete cerco di lasciare andare anche quella quiete e di rimanere “puro”. Da qui, aspetto…… e nasce ogni volta una preghiera. Sgorga da me ma non ne sono io l’orgine, essa mi attraversa. Accade la preghiera fusa in un solo essere con la presenza ad essa. Nella preghiera si mostra la fiducia e l’assenza di paura. Quando ormai la meditazione sta per concludersi accade sempre un evento esterno che ne segna la fine. Questa mattina ha iniziato a piovere proprio mentre stavo terminando. L’altro mattina uno sparo. Anche l’inizio di una nevicata per ben due volte ha concluso la meditazione. Questi fatti sono le prove che è possibile raggiungere una profonda connessione con l’ambiente circostante. |
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Gennaio 2025
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