Film del 2007 scritto e diretto da Sean Penn basato sul libro di John Krakauer "Nelle terre estreme" in cui si racconta la storia vera di Christopher McCandless. Per me è il film più potente che esista, pochi altri film mi hanno dato tanto. Ha aperto davanti a me infinite vie, nuove, sconosciute, interessanti, vitali. INTO THE WILD mi ha spinto alla ricerca di me stesso e a chiedermi seriamente quale fosse il modo giusto di vivere. Sembra una sciocchezza ma non è assolutamente una domanda da sottovalutare. Quando te la poni seriamente, corri il rischio di accorgerti che stai vivendo una vita sbagliata, che non ti riguarda minimamente e quindi andare in crisi e mettere in discussione ogni cosa. Così è stato per me in un certo senso. Ho sentito l'esigenza di mettermi alla prova, testarmi, vedere fin dove potevo arrivare, conoscere i miei limiti e quindi me stesso, misurarmi per non correre il rischio, in punto di morte, di accorgermi di non aver vissuto. Ecco.... diciamo che questa consapevolezza era già in fase di maturazione in me per via di alcune esperienze significative accadute pochi anni prima, ma il film fu decisamente la spinta definitiva verso un atteggiamento nei confronti della vita più intenso e consapevole. La cosa fantastica di questo film secondo me sono i numerosi sentieri che da esso si dispiegano grazie a tutte le citazioni contenute, di autori importanti. Ho quindi iniziato a leggere HENRY DAVID THOREAU prima con "Walden ovvero vita nei boschi", e poi con "Disobbedienza civile"; inevitabilmente sono passato ad approfondire e a leggere MAHATMA GANDHI ("Antiche come le montagne") il quale ha applicato la disobbedienza civile di Thoreau nella sua battaglia non violenta contro l'invasore inglese; ho letto LEV TOLSTOJ ("Felicità famigliare" e "La morte di Ivan Il'ich") e poi JACK LONDON ("Zanna Bianca", "Il richiamo della foresta", "Il tallone di ferro", "Nelle terre del grande nord") e ovviamente vari testi relativi alla DECRESCITA FELICE, di SERGE LATOUCHE, e ancora LA SEMPLICITA' VOLONTARIA che mi portò qualche anno dopo a trasformare il mio lavoro da full-time a part-time per avere più tempo libero, insomma.... mille vie, mille strade, tutte interessantissime con un comune denominatore: "la ricerca della propria verità". Per quello che riguarda l'eroe di questa avventura, che come sapete è realmente esistito, io l'ho sempre difeso da chi lo accusava di aver gettato via la sua giovane vita per una sciocca avventura. Io dico che queste persone non sanno quello che dicono. CHRISTOPHER MCCANDLESS, come del resto ognuno di noi, non aveva scelta. Quella era la sua vita, non un'altra. Non avrebbe potuto fare altro dato che nel suo profondo era proprio quella la strada che doveva percorrere. Criticarlo e giudicarlo non ha proprio senso. Riguardo all'epilogo del film, in cui il protagonista dice la frase "la felicità è reale solo se condivisa", io la penso in questo modo: Sembra un ripensamento, un dietro front riguardo alla sua idea iniziale di solitudine estrema ma in realtà penso che il messaggio fondamentale sia che la solitudine e la condivisione, pur essendo dimensioni così opposte, possano convivere e danzare tra di loro, alternarsi, senza che una escluda l'altra anzi, valorizzandosi a vicenda. La danza meravigliosa degli opposti. Comunque. Che dire.....è il film giusto in questo periodo storico in cui una parte dell'umanità, sempre più numerosa, si sta svegliando ai limiti dell'era dei consumi. Un potente messaggio di libertà, giustizia e di amore verso la vita, la necessità imprescindibile di onorarla, buttandosi in essa con coraggio e un pò di incoscienza e sentirla scorrere potente nelle nostre vene.
Un inno alla vita e un grande incitamento a rimboccarsi le maniche, agire, non restare a guardare il tempo che scorre e lottare quindi per ciò in cui si crede. Capolavoro infinito: colonna sonora di EDDIE VEDDER per colpa del quale di li a poco ho iniziato a suonare l'ukulele. Fotografia di ERIC GAUTIER commovente, pura, senza ritocchi, senza effetti speciali, paesaggi reali. Guardatelo, guardatelo, guardatelo!!!
0 Comments
Prova a stare da solo. Provaci! Ma non in casa o in una stanza o in giro per la città.... SOLO e isolato senza esseri umani nei paraggi per un raggio di almeno qualche km. Prova a stare in questa solitudine per qualche giorno, l'ideale sarebbe una settimana almeno. Non parli con nessuno, non ti vede nessuno, non vedi nessuno. E' un esperienza che ti consiglio fortemente. Prova a rimanere in questa solitudine estrema e osservati con attenzione, guarda quali sono gli atteggiamenti che metti in atto e i mutamenti che si susseguono in te durante tale esperienza. La mia prima volta fu nel 2009, avevo 29 anni. Presi la baita in affitto, la baita che da il nome a questo sito. Una baita in legno dentro al parco delle Foreste Casentinesi, ben arredata di tutto l'indispensabile, un bagno, la luce, la bombola del gas, l'acqua corrente , con la caratteristica fondamentale di essere isolata. Fu l'esperienza più "interessante" della mia vita fino ad allora, non tanto per ciò che feci ma soprattutto per l'intensità con cui lo feci. Ero solo, senza distrazioni, totalmente focalizzato su di me e su ciò che io facevo. Non c'erano altre persone che potessero distrarmi o portare la mia attenzione sulle loro faccende. C'erano solo le mie di faccende. Ero focalizzato come un laser e quindi, come un laser, tutto fu incredibilmente intenso. Ebbi la sensazione di vivere pienamente e di non gettare nemmeno un secondo del mio tempo, così anche le piccole cose quotidiane acquistarono un grosso valore mostrandosi a me per la prima volta in tutta la loro meraviglia. Non fu tutto rose e fiori ma ci furono anche dei momenti di sconforto in particolare tra il secondo ed il terzo giorno, infatti dopo l'entusiasmo iniziale arrivarono la noia, il ripensamento, il dubbio e la fatidica domanda "ma che cazzo sono venuto a fare qui?". Resistere a quel momento di down mi permise di accedere ad un livello superiore in cui albergavano armonia e serenità di fondo. Nella solitudine estrema non c'è scampo, devi fare i conti con te stesso. Tutto dipende da te e sei il solo responsabile. Non ci sono scuse. E' così anche nella vita in società, ovvero, siamo noi gli unici responsabili di ciò che ci accade, ma comprenderlo non è così immediato come quando sei nel bosco e non parli con anima viva da giorni. Troppe distrazioni. Grande esperienza terapeutica ed educativa, quella della solitudine in natura. Dovrebbe essere proposta sia alle persone in crisi esistenziale che ai ragazzini durante il percorso scolastico. In condizioni di sicurezza, ovviamente, fargli vivere alcun giorni in natura come quelli che ho vissuto io, fargli tenere un diario in cui annotare le proprie dinamiche interiori (pensieri, emozioni, sensazioni) e i fatti salienti e infine una condivisione ed un confronto. Consigliatissimo per far cambiare idea a chi pensa che la vita sia piatta, banale o priva di senso. Mi sveglio alla mattina molto presto, verso le 6. Posso farlo e mi viene naturale perchè la sera non resto sveglio mai oltre le 23,00. Adoro alzarmi presto perchè mi da la sensazione di farlo insieme alla natura qui intorno e di non essere quindi sfasato già dalle prime ore del giorno. Quando lavoravo in ufficio giù in città cercavo di restare a letto il più possibile e la sera non volevo mai andare a dormire perchè era l'unico momento della giornata nel quale potevo fare le "mie cose". Così facendo però partivo già con il piede sbagliato, ovvero, totalmente "fuori natura". Certamente ero allineato con la vita frenetica del lavoro, del consumo, del ritmo disumano, si si con quella vita ero assolutamente in fase ma appena ne uscivo, nelle poche ore di "libertà" ero così provato e sfinito che impiegavo male quel poco tempo libero che mi rimaneva in attività inutili come guardare ossessivamente Facebook o cazzeggiare al pc. Battiato dice "la sera ritorno con la noia e la stanchezza, non servono più eccitanti o ideologie, ci vuole un altra vita", ed ha proprio ragione, io mi sentivo proprio così quando rientravo a casa; nel momento di "libertà" mi ritrovavo ad essere così stanco ed annoiato dalla giornata appena trascorsa che era inutile mettersi a cercare sui libri, filosofie, testi illuminanti o doparmi con caffè o eccitanti chimici che mi aiutassero ad affrontare quella vita.....di vita me ne voleva un'altra, una completamente nuova. Restare in quel tritacarne mi avrebbe portato lentamente a perdere ogni entusiasmo, ogni creatività, ogni speranza in un futuro migliore. Adesso che ne sono uscito e ho cambiato la mia vita, vedo il tritacarne in cui ero immerso e mi vengono i brividi ma anche un senso di grande gioia per il fatto di esserne uscito. ...continua... La personalità è in espressione si esprime Esprime se stessa Le sue forme sono la mente, il corpo, le emozioni Forme limitate della personalità la quale le comprende tutte. Ma la personalità a sua volta è espressione di cosa? Cosa ha alle sue spalle, o al suo interno? La personalità è la forma limitata di cosa? Cosa è che si manifesta nella forma limitata della personalità? La personalità è l’IO, ovvero la separazione da tutto il resto. La personalità è ciò che spezza tutto in due parti: l’”IO” e l’”ALTRO DA IO”. Allora forse la personalità, essendo essa essenzialmente “il fenomeno della separazione”, può essere solo espressone limitata di ciò che non è separato, del TUTTO, del NON SEPARATO, dell’INTEGRO, dell’ASSOLUTO, di DIO Al contrario allora…. Dio esprime se stesso nella forma limitata della personalità che a sua volta esprime se stessa nelle forme limitate di corpo, mente, emozioni ed esse in fine si esprimono e si realizzano nel mondo intorno. Mondo che è espressione della personalità che a sua volta è espressione di Dio Tutto è Dio. (Luca Bacchi) Chiedo a te Padre
non cerco risposte altrove congelo ogni movimento esteriore e scendo in te li ti trovo e resto raggiunta la sorgente sono tutto il fiume (Luca Bacchi) Si è appena spenta la candela sul tavolo qui davanti me.
La fiamma è svanita, finita. Sale verso l’alto una linea grigia, ondulata C’è meno luce nella stanza e l'aria ora sa di fumo. In quell’istante impercettibile è mutato tutto l’ambiente e io? totalmente rapito da quel fatto ho abbandonato ogni cosa strappato e gettato in un nuovo fotogramma impotente ciò che solo posso fare è tornare (Luca Bacchi) ...Pensavo a quelle parti limitanti di noi che da soli non riusciamo a vedere o non vogliamo vedere. Come cristallizzazioni sono diventate parte di noi ma ci creano ostacolo alla libera espressione. Innescano la paura, il ritrarsi, la chiusura, oppure l'arroganza, la presunzione, la superficialità.
Essendo cristallizzazioni vanno "spaccate" o "sciolte", e questa operazione non è indolore; però prima di tutto vanno "sgamate" e per questo serve "l'altro da noi" che ci osservi da fuori. Nelle coppie mature e che si sentono portate per l'evoluzione credo che accada proprio questo. Entrambi sono al corrente che è difficile essere sinceri con se stessi e che il lavoro da fare è proprio quello di arrivare ad esserlo ed aiutare l'altro ad esserlo. Oltretutto a volte si ha la convinzione di essere sinceri ma non lo si è affatto e allora in questo caso è fondamentale che l'altro ce lo faccia notare. A volte quindi occorre qualcuno che indichi all'altro dove guardare, su cosa lavorare, quali sono le sue "falsità". Questo qualcun altro però deve accettare egli stesso la medesima "intrusione" da parte dell'altro. L'atteggiamento di entrambi deve essere quello di facilitare e accompagnare l'altro alla scoperta di se e non quello di ostacolarlo, giudicarlo, sentirsi migliore o peggiore. Due anime che si usano a vicenda, rompendo cristallizzazioni e curandosi le ferite, nella totale fiducia e rispetto con l'obiettivo comune di evolvere sulla strada che va da ego ad amore. Consapevoli della grande responsabilità e impegno che si sono assunti. |
Categorie
Tutti
ArchiVIO
Gennaio 2025
|