Di Luca Bacchi - tratto dal libro della Sapienza La ragione viene da Dio
essi abbandonarono Dio e persero la ragione. Senza la ragione, furono preda della paura. La paura infatti altro non è che l'abbandono della ragione; quanto meno ci si affida nell'intimo agli aiuti della ragione, tanto più grave è l'ignoranza della causa che provoca il tormento. Si nascosero in casa ma i loro nascondigli non li preservarono dal timore, e suoni spaventosi rimbombavano intorno a loro e apparivano loro lugubri spettri dai volti tristi. Nessun fuoco per quanto intenso e luminoso riusciva a illuminarli, neppure le luci risplendenti degli astri riuscivano a rischiarare la loro tenebra. Vedevano la luce si, ma per loro era solo una massa di fuoco tremenda, e atterriti erano anche da quella visione. Credevano le cose che vedevano ancora peggiori di ciò che erano. I ritrovati della medicina fallivano e il vanto della loro presunta saggezza era svergognato. Coloro che promettevano di cacciare i timori erano essi stessi in un ridicolo timore. Anche se nulla li braccava mossi da agitazione morivano di tremore rifiutando persino l'aria che in nessun modo si può evitare. Una paura improvvisa e inaspettata si era riversata su di loro, erano tormentati da fantasmi agricoltori, pastori, lavoratori tutti erano legati dalla stessa catena di tenebre. Il vento che soffia, o il canto melodioso degli uccelli tra i folti rami, o il suono cadenzato dell'acqua che scorre con forza, o il cupo fragore di rocce che precipitano, o la corsa di animali imbizzarriti, o le urla lontane di belve ruggenti, o l'eco rimbalzante dalle cavità dei monti, tutto li paralizzava riempiendoli di terrore. Il mondo splendeva di luce smagliante ma loro avevano paura anche della luce. su di loro si stendeva una notte profonda. (Libro della Sapienza - cap 17)
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Un post di Gianfranco Bertagni "Cosa significa che Gesù nasce? Che senso ha questo evento per l’anima? È un momento storico, accaduto tanto tempo fa? O è qualcosa in più? O ha una portata trans-storica, cosmica, interiore?
Le parole decisive da cui partire le incontriamo nella Lettera ai Filippesi, dove leggiamo: “Pur essendo di natura divina, […] spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo […], umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte”. Soprattutto ciò che è fondamentale qui è che la kenosi del Cristo (appunto il suo svuotamento, il suo annichilimento, la spoliazione di sé) non è l’uscita dalla sua divinità. È anzi la realizzazione piena della sua consustanzialità con la natura del Padre. La kenosi è fin dalla fondazione delle cose: e allora Gesù si incarna per realizzare la sua natura primordiale. Come scrive Masao Abe nel suo testo vertiginoso sul parallelo tra la natura kenotica di Cristo e il vuoto buddhista: “Il Figlio di Dio diventa carne proprio perché il Figlio di Dio è originariamente autosvuotantesi”. Appunto: originariamente. Ma la frase della Lettera ai Filippesi è abissale e da meditare intensamente nella comunione che essa presenta tra: umiltà, spoliazione, morte, servitù, obbedienza, divino. Non solo una via del divino (il divino del Cristo) costituita da queste rifrazioni così scandalose per un dio, ma soprattutto una via al divino - ovvero la divinizzazione della mia anima - che dalle stesse rifrazioni è necessario venga attraversata e uniformata. Come dice Simone Weil, la Kenosi di Cristo (e di Dio) chiede la kenosi del mio io. Là dove il mio piccolo io sogna una (falsa) divinizzazione della mia persona costituita dall’espansione dei suoi limiti fino all’illimitato (il satanismo delle libertà e potenza sfrenate e senza confini), la kenosi dell’io che conduce a quella divinizzazione di cui parla la vita di Gesù è lo svincolarsi da quel sogno. E in questa kenosi il mio io non trova la divinizzazione tanto sognata dallo psicologico e dal sociale che mi abitano: trova anzi la sua morte. E nella morte dell’io, si manifesta la divinizzazione e l’entrata nella realtà. Non solo la realtà attorno a me, così tanto sconosciuta ai miei occhi rispetto al mio continuo specchiarmi; ma anche la realtà in me, nascosta dal mio guardarmi dal piano egoico, invece che dallo sguardo pulito dalla luce dell’umiltà. Umiltà che possiamo provvisoriamente definire in breve così: smetterla di usare tutto ciò che mi è alla portata (dentro e fuori di me) per espandermi. Ma questo gusto per la dismissione della mia espansione può nascere solo se intercetto dentro di me quello spazio profondo, ancora vergine, da cui può sorgere il Cristo. Come scrive Pablo d’Ors nel suo commentario mistico ai Vangeli: “Tutti abbiamo una Vergine dentro: un territorio interiore nel quale ancora e quasi inesplicabilmente perdura l’innocenza”. Questo sì, è il binomio paradossale nel quale si articola la via cristiana: la verginità del fondo dell’anima da una parte e la sua maternità spirituale dall’altra, lo svuotamento dell’io e la manifestazione da esso dell’illuminazione al Sé. C’è un termine di cui odiernamente spesso si abusa tanto: spiritualità. Ecco, questo è ciò che distingue una via spirituale da ciò che non lo è, spesso da ciò che è il suo esatto contrario: il lasciarmi fare da questa zona vergine, l’acconsentire a questa dinamica, che è dinamica di svuotamento, di perdita dell’io, di umiliazione del suo funzionamento all’insegna del suo dominio. Via altra, tanto altra rispetto invece a qualsiasi pratica, disciplina, percorso volti all’espansione, alla costruzione della mia salvezza, nel sogno di una resurrezione all’Assoluto senza la morte di ciò che in me vuole comandare: le varie filosofie del “crea il tuo destino”, “credi in te stesso”, “costruisci la realtà con il tuo pensiero positivo”, “crescita personale”, …. Giovanni della Croce riassume il tutto in poche parole decisive: “Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove non sei”. L’immagine è dalla Natività di Giotto nella Cappella degli Scrovegni. La Natività con gli sguardi più intensi della storia: un Gesù appena nato ma con occhi da adulto pienamente presente a chi guarda; una inserviente i cui occhi sembrano di un monaco bizantino in contemplazione; ma soprattutto una Madonna con occhi tanto simili a quello sguardo di Nirvana con il quale veniva rappresentato il Buddha nell’arte greco-buddhista nel suo periodo di massima espressione." Di Gianfranco Bertagni - www.gianfrancobertagni.it Di Luca Bacchi Di seguito alcune frasi tratte dal libro di Rod Dreher, L'Opzione Benedetto, con alcune piccole variazioni personali che non ne modificano il messaggio originale Riorientare il modo in cui concepiamo il lavoro in maniera più teocentrica, ci aiuterà a prendere la decisione giusta quando saremo messi alla prova sul posto di lavoro e ci darà più forza quando saremo costretti a trovarci una nuova professione.
Attualmente il lavoro viene visto, troppo spesso, come un peso. Se affrontiamo il lavoro come un peso "c'è qualcosa che non torna nel nostro cuore". Il lavoro non dovrebbe essere qualcosa che facciamo per ricevere qualcos'altro in cambio, ma piuttosto un' attività che svolgiamo perché ci fa stare bene, che è costitutiva della nostra felicità e perché in essa e attraverso di essa mostriamo amore anche per gli altri. Il lavoro dovrebbe essere un modo organizzato di esprimere il nostro amore per gli altri esseri umani e per quegli elementi della natura sui quali ci è stato concesso il dominio. In ultima analisi, il lavoro è l'attività che consente all'uomo di esercitare la sua funzione di ordinare il mondo secondo una volontà e un'armonia superiori, divine. L'uomo così riprende il suo giusto posto e ispirato da Dio, svolge il servizio per cui è portato e chiamato. Per ricevere questa ispirazione, il primo passo è la preghiera, dalla quale scaturisce l' azione quotidiana". Di Luca Bacchi "In un mondo come il nostro, molto simile a quello che vide la fine dell'impero romano con l'arrivo dei barbari, è necessario fare come fece san Benedetto da Norcia: separarsi dall'impero per ritrovare le proprie origini, radici e identità in piccole minoranze creative". (Rod Dreher - The Benedict option) LA CASA SULLA ROCCIA
(vai alla pagina dedicata) Di Luca Bacchi La posizione della tua luna di nascita indica tra le altre cose, di che natura sono le tue reazioni impulsive. Una luna in sagittario reagisce andandosene altrove!
Di Luca Bacchi Era mattina,
Svegliato da poco mi accinsi a varcare la soglia il piede sinistro, nudo, fu il primo a passare portandosi dietro tutto il corpo. Fu il tallone, di quel nuovo ambiente esploratore precursore, ad avere il primo contatto. Tuffato in nuova luce sentii le pupille restringersi mentre aria fresca entrava nelle mie narici. In alto, su un altopiano di mensola color ebano ardeva un fuoco di candela acceso la sera prima in onore del Sacro. Continuai il mio cammino piedi nudi, destro, sinistro, destro, oltrepassai quella pianura. Circondato da una moltitudine di creature, sapendo di ognuna di esse, con occhi fissi al fuoco scalai l'altopiano. Esposta la pelle al calore, quando vi giunsi, ringraziai la vita. Di Luca Bacchi Conversazioni con mia figlia di 7 anni M- Papà, ma dopo la morte si rinasce in un' altra famiglia? Io non voglio rinascere in un' altra famiglia, e non voglio nemmeno che se tu muori, poi rinasci in un' altra famiglia.
L- Non so esattamente cosa succede dopo la morte perché è un'esperienza che non ho ancora fatto, però posso dirti che alcune persone pensano che dopo la morte si rinasca con un' altro corpo e in un' altra famiglia, mentre altre persone pensano che dopo la morte si vada tutti in paradiso. M- Cos'è il paradiso? L- Il paradiso è un posto nel cielo dove vanno le persone che sono morte e non vivono più sulla terra. Si trasferiscono tutti in questo posto, sono vestiti di bianco, hanno le ali come l'angioletto del presepe e sono tutti luminosi e felici perché in quel posto ritrovano i vecchi amici e le persone che hanno amato quando erano in vita. M- Ma si può volare? L- Si, si può volare. M- E' più bello il paradiso! Perché si può volare e perché ci si ritrova tutti insieme, anche il nonno. Di Luca Bacchi Durante la meditazione è bene tenere gli occhi chiusi per evitare le distrazioni; si possono anche aprire ma in tal caso è bene fissare lo sguardo su un' icona o sulla lampada accesa davanti a noi.
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Dicembre 2024
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