Di Luca Bacchi L'ho vista
per un attimo dall'alto la scena della mia vita più bella. Già priva di ogni mancanza appena emersa dall'abisso. Semplice ma prepotentemente differente dal niente.
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Di Luca Bacchi Collocato prima del mondo
vedo le mille cose del mondo nella loro vanità appaiono si esprimono e scompaiono affidarmi ad esse non è saggio costruire la mia casa su di esse è molto sciocco dove trovare quindi un fondamento stabile? l'assoluto dove cercarlo? quel fondamento eterno è qui, a monte di ogni manifestazione creata radicato prima della creazione fisso la mia dimora eternamente stabile, mi inoltro nell'instabilità del mondo Di Luca Bacchi Che cos'è la Verità? (Gv 18:38) Questa è la domanda che Ponzio Pilato rivolse a Gesù durante il suo interrogatorio; a tale domanda non seguì alcuna risposta.
Siamo al cospetto di un perfetto Koan, ovvero un paradosso che nel Buddhismo Zen viene usato per risvegliare ad una consapevolezza profonda. La non risposta di Gesù consente alla Verità di evidenziarsi. Pilato chiese a Gesù: "Che cos'è la Verità?" E Gesù rispose: "......" Allora Pilato chiese nuovamente: "Che cos'è la Verità?" E Gesù rispose: "appunto" (Il mio personale riadattamento Zen del passo del vangelo espresso nella forma di Koan) La Verità è ciò che sta accadendo adesso..... eccola..... appunto...... propio così...... Di Luca Bacchi Dio,
Tu che sei Verità dove trovarti? Non in ciò che penso ma nel pensare, non in ciò che vedo ma nel vedere, non in ciò che sento ma nel sentire, non in ciò che sono ma nell'essere. Di Luca Bacchi La discussione sul senso della vita è molto complessa
però si può ridurre essenzialmente alla domanda: "perché tutto esiste invece che niente?" Dare una risposta a questa domanda significa aggiungere altro materiale che dovrebbe giustificare a sua volta la sua esistenza. Esistono pensatori illuminati che si addentrano in questo mistero come pochi e raggiungo vette di pensiero altissime alle quali io non riesco ad arrivare. Così mi concentro su ciò che esiste senza cercare un senso ultimo a tutto ciò che esiste. In questo "esistente" io inserisco Dio. C'è chi dice che considerare Dio sia un atto di fede e quindi non si possa inserire tra ciò che esiste, ma chi dice questo non ha mai fatto esperienza di Dio. La differenza tra "credere" e "sapere" ce la spiega l'etimologia: Credere significa "prestare fede" mentre Sapere significa "sentir sapore" ovvero aver assaggiato, averne fatta esperienza. Quindi il mondo si divide in tre grandi gruppi: -chi non crede in Dio -chi crede in Dio -chi sa che Dio esiste. Come si può fare esperienza di Dio? Non so se esiste una regola o una formula magica ma io posso raccontare quella che è stata la mia esperienza. Io non credevo in Dio, non mi interessava fondare la mia vita su una ipotesi. Poi in un periodo buio della mia vita, nella disperazione totale, quando tutto era in fiamme (metaforicamente) mi sono ritrovato a non avere altra soluzione se non quella di pregare Dio aggrappandomi a quei vaghi ricordi che avevo del catechismo. In quel pregare si è aperta una speranza. Come un passaggio di uscita da quella disperazione. Inche termini? In termini di centratura, radicamento, forza interiore per affrontare la difficoltà e soluzioni che mi sono venute letteralmente in contro. Così ho iniziato a domandarmi seriamente se fosse stato il mio pregare Dio a farmi uscire dalle tenebre e ho fatto diversi "test" (passatemi il termine) confrontando ciò che leggevo sui testi sacri e la mia esperienza di vita. Ad esempio, confrontando ciò che c'è scritto nei Salmi con la mia vita, ho trovato una corrispondenza enorme, quasi lampante. Nei Salmi è rappresentata la relazione tra l'uomo (Davide) e Dio e in essi sono espresse tutte le dinamiche interiori dell'uomo (Davide): paura, fiducia, speranza, scoraggiamento, difficoltà, oppressione, ingiuria, umiliazione, offesa, guarigione, salvezza, grazia, pace, ecc, ecc, ecc. Tutte queste dinamiche umane sono messe in relazione a un Dio. Ovvero possiamo leggere come Dio fa in mondo di indirizzarci e rinforzarci su una strada giusta, dove la parola "giusta" significa: che ci porta ad essere felici nel significato più profondo del termine, ovvero di una felicità che non è passeggera. Vediamo che l'uomo viene messo alla prova e nella prova emergono le sue debolezze, quindi grazie alle prove della vita noi vediamo in cosa siamo ancora deboli. Ciò che ci mette in difficoltà ci mostra esattamente le parti di noi che ancora vanno in difficoltà, ci mostra dove il nostro EGO è ancora troppo presente e scalcia e si ribella. Oltre alla prova, nei Salmi, vediamo un altro modo che Dio ha di comunicare con l'uomo, ovvero la ricompensa, la misericordia. Dopo la prova, per chi si rivolge a Dio, c'è sempre la ricompensa. E questo è matematico e l'ho vissuto personalmente più volte ormai senza ombra di dubbio. I Salmi poi vanno letti con un occhio "differente". Mi spiego: Quando leggo i passi in cui si parla dei nemici che devono perire e soccombere nel dolore non devo immaginare dei nemici in carne ed ossa e un Dio che li distrugge con un mitra, ma devo far riferimento a quei nemici interiori che abitano il mio essere che sono: la paura, la sfiducia, l'ansia, la tristezza, l'invidia, il desiderio incontrollato, la preoccupazione eccessiva che logora, la rabbia che fa ammalare, ecc, ecc. Questi sono i nemici dell'uomo che Dio sa e può allontanare come accadde a me. Dopotutto la felicità è uno stato d'animo interiore. Ci sono persone che sentono la gioia e la fiducia anche nelle situazioni più disperate e altre che pur vivendo nel benessere e nella tranquillità esteriore, hanno un'enorme vuoto dentro. La gioia è l'obiettivo da raggiungere. Il termine che io preferisco è "la Grazia interiore" che consente di avere fiducia e mantenere un proprio centro anche nelle difficoltà peggiori. Mi sono accorto per esperienza personale che alcune situazioni in cui mi ritrovavo potevano essere per me fonte di disperazione oppure normali accadimenti della vita da gestire. Così mi son chiesto: "Come può essere che la stessa cosa possa procurarmi due così differenti stati d'animo?" La risposta è che la bellezza o la bruttezza della vita sono il riflesso di ciò che sentiamo dentro. Se siamo nella grazia allora la vita ci appare sotto quella luce, se invece siamo nel buio della disperazione allora la vita ci appare buia. I Salmi raccontano anche questo. Trovare un riscontro oggettivo tra quello che leggo nei testi sacri e la mia vita mi conferma la presenza di Dio. E quando le dinamiche esperienziali di cui leggo nei testi sacri, le vivo io stesso, allora "assaggio" direttamente la presenza di Dio. Così è! Ci sono delle indicazioni chiare che portano alla Grazia, scritte. Tali indicazioni prima o poi mostrano la loro potenza e la loro verità. Noi uomini ci arrabattiamo e avanziamo per tentativi cadendo e rialzandoci, nel dolore e nella gioia, a seconda di quelle che sono le nostre possibilità, ma, per quella che è la mia esperienza, ad un certo punto si manifesta una certezza incontrovertibile. Io faccio differenza tra coloro che "credono in Dio" e coloro che "sanno di Dio". Vedo proprio che il linguaggio e l'atteggiamento tra queste due categorie di persone è differente. Chi crede non sbaglia di certo, ma lo senti che ti sta raccontando ciò che ha letto oppure ciò che altri gli hanno raccontato. Chi sa, invece, usa una terminologia propria, spesso non coincidente con la terminologia ufficiale, perchè ha fatto una sua personale e soggettiva esperienza di Dio che solo lui può raccontare e descrivere in quel modo e le parole scelte sono quelle "sentite" ed "esperite" sulla propria pelle. E c'è grande differenza. La Grazia è uno stato interiore che consente di andare nel mondo senza soccombere alle difficoltà. La vita è piena di momenti impegnativi, di difficoltà, di problemi da risolvere e di imprevisti e noi esseri umani ci arrabattiamo come meglio possiamo per andare avanti cercando di vivere una vita migliore possibile. Vivere bene a mio avviso non significa vivere senza mai incontrare delle difficoltà, ma vivere bene significa affrontare le difficoltà con uno spirito positivo. Questa positività è una grazia che dobbiamo costruire nel nostro cuore e una volta costruita, è bene custodirla perchè è ciò che ci consente di vivere le difficoltà senza disperderci, senza disperarci, senza andare in crisi profonda ma mantenendo un centro. Nelle tradizioni orientali questo perno interiore a cui aggrapparsi è raccontato come un "centro", ovvero come un appiglio interiore forte e inamovibile al quale possiamo aggrapparci e tenerci stretti quando tutto fuori è nella bufera. Li siamo al sicuro. E' un luogo centrale e originario che è possibile conoscere e frequentare con la meditazione, accessibile e conoscibile a tutti. Nella tradizione cristiana invece questa Grazia interiore viene da Dio. Se noi riceviamo la Grazia nel nostro cuore, la pace interiore, la gioia in noi stessi, allora possiamo andare nel mondo e nelle difficoltà con fiducia perchè sappiamo che tale grazia essendo dentro di noi non potrà mai togliercela nessuno. Trovo che in entrambe le culture sia evidente l'importanza di un atteggiamento introspettivo, ovvero: è necessario un lavoro di ricerca e di consolidamento di un Punto centrale dentro di se che consenta di andare nel mondo ben radicati e non in balia dei venti, sia esso Divino o no. Il salmo 27 parla proprio di questo perno centrale, fondamentale, essenziale, una volta trovato il quale, possiamo andare nel mondo senza paura e senza timore perchè ogni difficoltà che possiamo incontrare, a confronto di tale Grazia interiore, è ben poca cosa. Ho tradotto il salmo con un linguaggio "ateo" perchè purtroppo ho notato che la terminologia cristiana crea in molti un certo imbarazzo. Molti quando sentono la parola "Dio" si ritraggono spaventati e leggono poi con diffidenza. Così... ho pensato con grande rispetto, di "sfumare" quei termini evidentemente "cristiani" con termini più "universali" La Grazia nel mio cuore è la mia luce e la mia salvezza:
con Essa di chi avrò timore? La Grazia nel mio cuore è la difesa della mia vita: con Essa di chi avrò paura? Quando mi assalgono le difficoltà della vita per mettermi alla prova sono esse a svanire Se contro di me si accampa un nemico, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una battaglia, anche allora ho fiducia. Una cosa desidero, questa sola io cerco: avere sempre la Grazia nel cuore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del mondo alla luce di tale Grazia e ammirare i suoi benefici. Se conosco la Grazia mi riparo in Essa quando arriva la sventura. Mi posso rifugiare in Essa e innalzarmi in Essa come su una roccia Con la Grazia nel cuore rialzo la testa sulle sfide del mondo che mi circondano. Ringrazierò questa Grazia interiore con offerte e inni di gioia. Pace del mio cuore, vieni a me io grido: rispondimi! Il mio cuore ti cerca, io ti cerco quando ti ho perduta Non nasconderti non respingermi Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, mia salvezza. Tutto passa, anche mio padre e mia madre, ma la Grazia nel mio cuore mi ha salvato Desidero custodire la Grazia nel cuore, far si che rimanga in me perchè la vita fuori può essere insidiosa Non voglio soccombere negli ostacoli che incontro e che mi bloccano la strada Sono certo della Grazia che dimora nel mio cuore anche quando vado nel mondo Ho fiducia in Essa, rimango forte, é saldo il mio cuore e salda è la mia fiducia (SALMO 27) Di Luca Bacchi Basta brontolare!
Brontolando me lo dico? La mia pancia mi fa il verso? Si, mi fa il verso! Sotto di me cade ciò che io sono, sopra di me arriva ciò che io sono testa pancia la stessa cosa cruda e poi cotta Fai silenzio .... Fai pace ... Di Luca Bacchi Più apro il cuore più luce arriva nel mondo
se lo chiudo fa notte così almeno da sveglio mi impegno a tenerlo aperto ma non è sempre facile è fuori dal mio controllo ci sono giorni che la pupilla del mio cuore non vuole proprio aprirsi ci sono notti che la pupilla del mio cuore non vuole proprio chiudersi così prego che l'occhio che io sono mi esaudisca Di Luca Bacchi La censura fatta dai principali social in America mi ha fatto capire che si sta andando verso un monopolio dell'informazione e della comunicazione in generale, gestito da enti privati sempre più potenti, con regole slegate dalle leggi democraticamente votate in parlamento. Non sollevo la questione politica pro-Trump o pro-Biden, ma ribadisco alcuni concetti per me fondamentali: 1- Esiste il diritto alla libertà di espressione 2- Il privato deve sottostare alle leggi dello stato 3- L'ente preposto alla censura deve essere un ente pubblico "super partes" 4- La magistratura giudica chi ha infranto la legge e chi no, tale decisione non spetta ai privati Tutti coloro che si definiscono anti-fascisti (sardine comprese) dovrebbero quantomeno essere scandalizzati per ciò che è accaduto in America. La mia personale protesta si esprime attraverso qualche piccola modifica alle mie abitudini social, in questo modo: 1- ho disinstallato Facebook dal mio cellulare (uso Facebook solo da postazione fissa) 2- ho disinstallato Messenger dal mio cellulare (uso Messenger solo da postazione fissa) 3- ho cancellato il mio account Instagram di cui posso fare a meno 4- ho cancellato il mio account di Twitter (che già usavo pochissimo) 5- ho installato Signal per avere una seconda piattaforma su cui scambiare messaggi 6- continuo ad usare Whatsapp solo con le persone che posso contattare solo su questa piattaforma Nessuna azione radicale quindi ma un' apertura a vie alternative per evitare di cadere in un monopolio della comunicazione. Di Luca Bacchi La luce non si vede
ma è ciò rende possibile il vedere Senza luce non si mostra nulla e nel nulla non si mostra la luce lo spazio vuoto è buio, gli oggetti appaiono già nella luce Tutto ciò che mi appare è già nella luce altrimenti non apparirebbe Anche il sole mi appare già nella luce Il mio guardare è attraversato da una luce che si accende e si spegne prima di me Sono un foro attraversato dalla luce? Sono una pupilla spalancata? Chi accende e spegne quella luce che mi precede? Di Luca Bacchi Non posso più voltarmi,
tutto è sempre davanti a me anche quando mi giro. Di Luca Bacchi Presenza,
voragine che tutto assorbe. L'assoluto è in potenza, sempre, ovunque, ora, in questa parola. Luca Bacchi Mio padre è nato quando io avevo 2 anni circa,
mia madre è nata poco prima. Inizialmente erano entrambi piccoli, incomprensibili, poi piano piano hanno preso forma e carattere ben definiti. Nei primi anni della mia vita, quando avevo circa 6 anni, sono nati i mie compagni di scuola, loro erano già formati e abbastanza definiti fin dalla nascita, non come i miei genitori che invece ho visto formarsi nel tempo. Poi sono nate tutte le cose intorno a me, prima come oggetti vuoti e poi hanno preso nome e significato crescendo. L'Italia è nata quando avevo 6 anni circa, poco dopo è nato il Mondo, erano piccoli e sfumati anche loro in principio. Così ho visto nascere tante altre cose ,fino a quando non è nata mia figlia. Mi guardava stranamente come si guarda un esserino appena nato. Di Luca Bacchi Per rendersi conto di essere totalmente dipendenti da Altro
dobbiamo arrivare a sentirci totalmente assoluti! Quando sentiamo con certezza la nostra totale centralità rispetto al mondo là fuori, allora si apre una voragine alle nostre spalle, che mostra la Verità. Di Luca Bacchi Il suono lontano di un battito di mani
è nato dentro di me. Mai lontananza fu così vicina da trafiggermi il cuore. Nuvole bianche mi escono dal petto. Di Luca Bacchi Sguardo che riassorbe come una voragine l'oggetto del guardare. Non più oggetto gettato ma unico sentire. Così accade l'assoluto in una pausa caffè. Di Luca Bacchi Se la mia felicità dipende da ciò che è passeggero,
anche la mia felicità è passeggera. Se la mia felicità è indipendente da ciò che è passeggero, allora la mia felicità non è passeggera. Mi domando: "Nella mia vita cosa mi rende felice? E ancora: "Ciò che ora mi rende felice, è passeggero o no? Se ciò che mi rende felice venisse a mancare come reagirei? Sarei nella disperazione? La Saggezza, in tutte le culture, ci insegna a fare affidamento principalmente su ciò che è eterno e non su ciò che al contrario è soggetto all'usura del tempo. Però , l'esperienza ordinaria ci fa affermare che tutto è soggetto ad usura. Tutto nasce, si manifesta e poi muore con tempi e modi che non possiamo prevedere. Mi chiedo: "Esiste qualcosa che non passa?" E ancora: "Esiste questo eterno di cui parla la Saggezza? Si, esiste! E le testimonianze nella storia degli uomini sono tante. Il percorso indicato dalla Saggezza per trovare ciò che è eterno, è sempre lo stesso: è il cammino interiore orientato dalla periferia di sè al centro di sè. Il centro di sè, il nostro centro, è il cuore, quindi questa via è la via del cuore. Con la parola "cuore" non intendo nulla di "romantico o sdolcinato" ma intendo proprio l'organo cardiaco collocato al centro del nostro petto. L'indicazione è quella di ritrarre l' attenzione dalle cose del mondo esteriore e tornare al proprio centro che è localizzato nel cuore e allenarsi a "percepirsi collocati in quel luogo". Questa via è praticabile con la meditazione. Chi medita seriamente fa questo: va alla propria origine interiore. Il cuore è considerato come una porta tra la dimensione relativa (le cose che passano) e quella assoluta (ciò che è eterno). In quanto porta, può essere sia spalancata che chiusa. Una volta collocati in prossimità di quella porta, possiamo afferrare la maniglia ed aprirla e sostare sospesi su quella soglia. L'uomo che si colloca nella propria origine, nel suo cuore, è egli stesso una soglia tra assoluto e relativo. Quel luogo, per molti, è definito anche "il centro" Perchè come il centro di un uragano, esso è fermo, inamovibile, mentre tutto là fuori passa, li c'è stabilità. Chi sa ritrarsi in quel centro e rimanervi ancorato, sa gestire le situazioni di difficoltà della vita, sa affrontare un lutto, sa osservare con distacco le cose del mondo senza farsi travolgere perchè ha messo le radici su ciò che è inamovibile. Stabilizzarsi in esso significa continuare a vivere la vita umana mortale con un radicamento nell'assoluto. E cambia tutto! In alcuni passi del Vangelo, quel luogo è definito "la roccia" su cui è bene costruire la propria casa. Vivere la vita ancorati a quel centro, a quella roccia assoluta, è la vera Grazia che non passa mai, che non si esaurisce mai, eterna. Percepire quella Grazia dentro il mio cuore significa che quella grazia è e sarà sempre con me; ovunque io vada e in qualsiasi situazione io mi trovi, qualla Grazia è in me e non dovrò cercarla altrove. Per comprendere come cambia la nostra vita quando siamo ancorati in quella Grazia interiore ci basti osservare ciò che sono riusciti a fare alcuni ebrei deportati nei campi di concentramento come ad esempio Etty Hillesum: Sentirsi nella Grazia anche quando fuori tutto è annientato dalla morte e dal dolore e con questa Grazia riuscire ad illuminare intorno a noi coloro che tale Grazia non hanno ancora trovato. Nei momenti peggiori della storia dell'uomo sono emerse testimonianze di questa Grazia eterna. E' collocata dentro al nostro cuore e vale la pena di cercarla. All'inizio del cammino verso la Grazia, è necessario un atto di fede, che consiste nel credere che tale Grazia esista veramente. Quindi iniziare a cercarla con tutte le nostre forze. Leggendo i testi dei maestri che hanno indicato la via. Facendoci guidare da chi ha già percorso la strada. Addentrandoci e avvicinandoci al nostro centro con una pratica meditativa essenziale, e piano piano il luogo della Grazia inizia a mostrarsi e ripaga i nostri sforzi "il 30, il 60, il cento per uno". Di Luca Bacchi Più mi allontano da me stesso Più mi ritrovo a vagare in uno spazio vuoto. Il nulla divampa tra me e me La prossimità con me stesso invece, è l'esperienza del Tutto, un Tutto concentrato in un'unico punto. La compattezza è qui La dispersione è altrove La solidità è qui La fragilità è atrove La certezza è qui Il dubbio è altrove La pienezza è qui Il nulla è altrove. Di Luca Bacchi In un istante il cuore si è aperto e mi si è mostrata, in esso, l’origine mia che prima non conoscevo che non sapevo esistesse, unita a me eppur prima di me. In quel momento ho saputo di non essere assoluto ma derivato da altro a cui sono indissolubilmente legato una cosa sola. ma diversa. Da quell’origine ultima e prima, attraverso di me tutto il mondo si dispiega. Dal Padre attraverso il Figlio tutto è creato. Ero assolutamente certo di essere assoluto, mi percepivo in maniera assoluta, ma poi sono esploso, e ho visto la Verità che mi permette di esistere. Prima ero assoluto si, ma lo ero per il mondo la fuori, lo ero da qui in avanti, perchè il mondo la fuori esiste solo in relazione a me. Non sapevo di tutto ciò che mi precedeva, di tutto ciò che precede il mio IO, non lo sapevo, non mi era accessibile, non era nemmeno pensabile. Di Luca Bacchi Il testo seguente è la mia personale traduzione di un post scritto da un maestro buddhista Italiano sui punti d'incontro tra la fenomenologia esistenziale heideggeriana e la Prajnaparamita. Io ho preso quel testo e ho cambiato alcune parole sostituendole con la terminologia legata alla tradizione biblica. Siccome dal mio punto di vista l'insegnamento essenziale e "molto nascosto" contenuto nella Bibbia e nei Vangeli è identico a quello di Heiddeger e della Prajnaparamita ma espresso con una terminologia molto differente, ho pensato di farne una traduzione. Ringrazio infinitamente il maestro che ha la facoltà di riuscire a condensare un insegnamento immensamente complesso in poche righe. Grazie Tutti gli enti possibili immaginabili sono definiti nelle sacre scritture con il termine "creature" perchè esistono solo per mezzo "del creatore". Il creatore è la fonte da cui scaturiscono le mille cose del mondo. Creatura significa "fatta dal niente", ovvero differente dal niente. Il creatore rende possibili le creature, ovvero, consente l'essere degli enti piuttosto che niente di essi. Il creatore non è qualcosa, perché se fosse qualcosa differirebbe dal niente e quindi sarebbe una creatura. Il creatore (il creante) il non è "qualcosa" ma non è nemmeno "un niente" E la mia coscienza? E' essa quel creatore che fa apparire dal nulla tutti gli enti? No, perchè essa è altro da niente, quindi è essa stessa una creatura (emergente dal niente) E dunque, dove cercare il termine ultimo del sapere? Lo cercherò in ciò che sa della Differenza tra ente e niente. Quindi in ciò che sà di tutto ciò che ha la facoltà di essere; in ciò che sà anche della mia coscienza. Esiste un sapere ultimo che sa anche della mia coscienza. Questa mia interpretazione della simbologia biblica esoterica, illustra la Differenza attraverso la diretta esperienza della vanità, ovvero la consapevolezza che tutte le creature, i dharma, (tutto ciò che è diverso da niente) sono vani, impalpabili, mortali, passeggeri, sospesi, silenziosi, vuoti. Dio ( il creatore ) è la sapienza ultima circa ogni possibile essente (creatura), ma esso stesso non è essente - e neppure è un mero niente. Il saper dell'essere - Dio, Il creatore - ha senso solo in rapporto alle creature (Dharma) Senza creature, neppure il sapere della vanità delle creature: il Creatore. Così, senza essenti, neppure il saper dell'essere degli essenti. Qui la fenomenologia esistenziale heideggeriana, la Prajnaparamita e il misticismo Cristiano si incontrano. Di Luca Bacchi VANITA' = VANUS = VUOTO QELET 1, 2-11 Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità. Quale guadagno viene all'uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole? Una generazione se ne va e un'altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce. Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento. Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno: al luogo dove i fiumi scorrono, continuano a scorrere. Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo. Non si sazia l'occhio di guardare né l'orecchio è mai sazio di udire. Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Ecco, questa è una novità»? Proprio questa è già avvenuta nei secoli che ci hanno preceduto. Nessun ricordo resta degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito. Di Luca Bacchi Come può parlare dell’essere chi ne fa parte?
come può osservare l’essere una parte dell’essere stesso? Solo ciò che è “altro dall’essere” può considerare l’essere nella sua totalità ma l’ ”altro dall’essere” non esiste, è niente. L’"io" può parlare dell’essere perchè è “altro dall’essere” L’"io" è una voragine. L’"io" è come la pupilla dell’occhio, ovvero un buco, un vuoto e l'essere è ciò che si affaccia su quella pupilla. L’"io" è voragine, apertura, foro vuoto, buco nell’essere affacciato sull’essere. L' "essere" e il "non essere" non sono grandi uguali L' "essere è immenso. Il "non essere" è un piccolo buco all'interno dell'essere. Il "niente" è ben poca cosa un granello di niente nell'immenso deserto dell'essere Ma è sufficiente a mostrare la differenza Di Luca Bacchi "Filosofia" significa amore per la sapienza
Se la filosofia è l'amore per il sapere allora anche la religione è filosofia; la differenza tra religione e filosofia sta nel metodo di indagine Il filosofo avanza passo dopo passo nel buio mettendo il piede dove riscontra che effettivamente ci sia la possibilità di mettere un piede, e così avanti, si appoggia solo dove verifica che sia lecito appoggiarsi. Il religioso invece, compie un atto di fede; definisce un' ipotetico e ancora non verificato obiettivo da raggiungere (la massima conoscenza possibile), e procede con gli occhi rivolti ad esso chiamandolo Dio. Indipendentemente dall'approccio, sia il filosofo che il religioso compiono un cammino di conoscenza e camminando acquisiscono sapere tramite l'esperienza del loro cammino. Un'altra differenza, (il confine di maggior conflitto tra questi due mondi) è il linguaggio. Il filosofo rabbrividisce davanti a termini come "Dio", "fede", "Sacro", mentre il religioso rabbrividisce quando si esclude l'esistenza di Dio. Le differenze tra filosofia e religione sono solo nella forma. La sostanza è sempre la stessa, ovvero l'amore e la ricerca della sapienza. Le biblioteche di tutta Europa sono piene di testi di religiosi, un sapere immenso che un filosofo farebbe bene a leggere e a non snobbare. C'è chi dice che la filosofia abbia avuto una battuta di arresto con l'avvento del cristianesimo ma tale frase esclude dall'amore per il sapere più di 2000 anni di storia. Quindi è una frase da anti-filosofo. Allo stesso modo dico che un religioso farebbe bene a studiare la filosofia anche se non trova scritta da nessuna parte la parola Dio. Di Luca Bacchi -PUNTO 1: In America succede che l’identità americana rappresentata da Trump abbia ceduto il passo ad un potere globalista mondiale rappresentato da Biden
-PUNTO 2: In Europa succede che le identità nazionali abbiano ceduto il passo ad un’ entità sovrastatale denominata Europa. -PUNTO 3: Nella Chiesa Cattolica succede che l’identità pura Cattolica rappresentata da Ratzinger abbia ceduto il potere ad un papa globalista, Bergoglio che sembra voler creare una religione mondiale indefinita in cui tutto è concesso. -PUNTO 4: In Italia e all'interno di tutti i singoli stati del mondo, per via della pandemia, ogni cittadino è chiamato a rinunciare alle proprie esigenze individuali per un' esigenza collettiva. -PUNTO 5: Nella mia azienda è sempre più pressante la richiesta di uniformarsi ad un modello operativo standardizzato, igienizzato, informatizzato, uguale per tutti. -PUNTO 6: Nella mia famiglia chi decide qualcosa in autonomia viene denunciato dagli altri famigliari (......) -PUNTO 7: Nel mio corpo ogni eccesso emotivo/mentale/fisico mi sfinisce e mi fa ammalare. Alcune considerazioni: In questi punti ho percorso un viaggio a ritroso, dal contesto più ampio a quello più intimo, e vedo che in tutti questi contesti l'andamento è lo stesso: L' annullamento di ogni individualità ed il livellamento ad un modello unico. Ogni eccesso o diversità deve piegarsi ad un volere superiore uguale per tutti bello o brutto che sia. In effetti, pensandoci bene….. se io volessi mettere tutto e tutti allo stesso livello, cosa farei? Partendo da una situazione in cui siamo tutti a livelli differenti, non potrei certo intervenire con manovre personalizzate per ogni singolo caso; la prima cosa che farei sarebbe sicuramente quella di effettuare un bel taglio basso per tutti alla stessa altezza come si fa dal barbiere. E’ proprio ciò che sta succedendo! Un taglio basso basso basso, molto basso, per tutti e per tutto. Se però penso alle infestazioni di pidocchi, mi viene da dire che il taglio basso è proprio un toccasana. Non è che siamo infestati da pidocchi e non ce ne siamo mai accorti? (metaforicamente parlando) Forse siamo proprio infestati di pidocchi e questo taglio basso basso è la soluzione più veloce e risolutiva da preferire agli estenuanti trattamenti antiparassitari e all’uso del pettinino a denti stretti in dotazione con lo shampoo. (....risate....) Ciò che ho appena espresso nelle righe qui sopra mi fa riflettere anche sul fatto che il "macro" sia effettivamente espressione del "micro", come diceva Ermete Trismegisto, "come in alto così in basso", io aggiungerei "come dentro così fuori". Le mille forme del mondo sono la proiezione del film sorgente che è dentro di noi, diretto dal più grande regista di tutti i tempi. Dio. |
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Settembre 2024
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