Di Luca Bacchi Dio,
Tu che sei Verità dove trovarti? Non in ciò che penso ma nel pensare, non in ciò che vedo ma nel vedere, non in ciò che sento ma nel sentire, non in ciò che sono ma nell'essere. Di Luca Bacchi La discussione sul senso della vita è molto complessa
però si può ridurre essenzialmente alla domanda: "perché tutto esiste invece che niente?" Dare una risposta a questa domanda significa aggiungere altro materiale che dovrebbe giustificare a sua volta la sua esistenza. Esistono pensatori illuminati che si addentrano in questo mistero come pochi e raggiungo vette di pensiero altissime alle quali io non riesco ad arrivare. Così mi concentro su ciò che esiste senza cercare un senso ultimo a tutto ciò che esiste. In questo "esistente" io inserisco Dio. C'è chi dice che considerare Dio sia un atto di fede e quindi non si possa inserire tra ciò che esiste, ma chi dice questo non ha mai fatto esperienza di Dio. La differenza tra "credere" e "sapere" ce la spiega l'etimologia: Credere significa "prestare fede" mentre Sapere significa "sentir sapore" ovvero aver assaggiato, averne fatta esperienza. Quindi il mondo si divide in tre grandi gruppi: -chi non crede in Dio -chi crede in Dio -chi sa che Dio esiste. Come si può fare esperienza di Dio? Non so se esiste una regola o una formula magica ma io posso raccontare quella che è stata la mia esperienza. Io non credevo in Dio, non mi interessava fondare la mia vita su una ipotesi. Poi in un periodo buio della mia vita, nella disperazione totale, quando tutto era in fiamme (metaforicamente) mi sono ritrovato a non avere altra soluzione se non quella di pregare Dio aggrappandomi a quei vaghi ricordi che avevo del catechismo. In quel pregare si è aperta una speranza. Come un passaggio di uscita da quella disperazione. Inche termini? In termini di centratura, radicamento, forza interiore per affrontare la difficoltà e soluzioni che mi sono venute letteralmente in contro. Così ho iniziato a domandarmi seriamente se fosse stato il mio pregare Dio a farmi uscire dalle tenebre e ho fatto diversi "test" (passatemi il termine) confrontando ciò che leggevo sui testi sacri e la mia esperienza di vita. Ad esempio, confrontando ciò che c'è scritto nei Salmi con la mia vita, ho trovato una corrispondenza enorme, quasi lampante. Nei Salmi è rappresentata la relazione tra l'uomo (Davide) e Dio e in essi sono espresse tutte le dinamiche interiori dell'uomo (Davide): paura, fiducia, speranza, scoraggiamento, difficoltà, oppressione, ingiuria, umiliazione, offesa, guarigione, salvezza, grazia, pace, ecc, ecc, ecc. Tutte queste dinamiche umane sono messe in relazione a un Dio. Ovvero possiamo leggere come Dio fa in mondo di indirizzarci e rinforzarci su una strada giusta, dove la parola "giusta" significa: che ci porta ad essere felici nel significato più profondo del termine, ovvero di una felicità che non è passeggera. Vediamo che l'uomo viene messo alla prova e nella prova emergono le sue debolezze, quindi grazie alle prove della vita noi vediamo in cosa siamo ancora deboli. Ciò che ci mette in difficoltà ci mostra esattamente le parti di noi che ancora vanno in difficoltà, ci mostra dove il nostro EGO è ancora troppo presente e scalcia e si ribella. Oltre alla prova, nei Salmi, vediamo un altro modo che Dio ha di comunicare con l'uomo, ovvero la ricompensa, la misericordia. Dopo la prova, per chi si rivolge a Dio, c'è sempre la ricompensa. E questo è matematico e l'ho vissuto personalmente più volte ormai senza ombra di dubbio. I Salmi poi vanno letti con un occhio "differente". Mi spiego: Quando leggo i passi in cui si parla dei nemici che devono perire e soccombere nel dolore non devo immaginare dei nemici in carne ed ossa e un Dio che li distrugge con un mitra, ma devo far riferimento a quei nemici interiori che abitano il mio essere che sono: la paura, la sfiducia, l'ansia, la tristezza, l'invidia, il desiderio incontrollato, la preoccupazione eccessiva che logora, la rabbia che fa ammalare, ecc, ecc. Questi sono i nemici dell'uomo che Dio sa e può allontanare come accadde a me. Dopotutto la felicità è uno stato d'animo interiore. Ci sono persone che sentono la gioia e la fiducia anche nelle situazioni più disperate e altre che pur vivendo nel benessere e nella tranquillità esteriore, hanno un'enorme vuoto dentro. La gioia è l'obiettivo da raggiungere. Il termine che io preferisco è "la Grazia interiore" che consente di avere fiducia e mantenere un proprio centro anche nelle difficoltà peggiori. Mi sono accorto per esperienza personale che alcune situazioni in cui mi ritrovavo potevano essere per me fonte di disperazione oppure normali accadimenti della vita da gestire. Così mi son chiesto: "Come può essere che la stessa cosa possa procurarmi due così differenti stati d'animo?" La risposta è che la bellezza o la bruttezza della vita sono il riflesso di ciò che sentiamo dentro. Se siamo nella grazia allora la vita ci appare sotto quella luce, se invece siamo nel buio della disperazione allora la vita ci appare buia. I Salmi raccontano anche questo. Trovare un riscontro oggettivo tra quello che leggo nei testi sacri e la mia vita mi conferma la presenza di Dio. E quando le dinamiche esperienziali di cui leggo nei testi sacri, le vivo io stesso, allora "assaggio" direttamente la presenza di Dio. Così è! Ci sono delle indicazioni chiare che portano alla Grazia, scritte. Tali indicazioni prima o poi mostrano la loro potenza e la loro verità. Noi uomini ci arrabattiamo e avanziamo per tentativi cadendo e rialzandoci, nel dolore e nella gioia, a seconda di quelle che sono le nostre possibilità, ma, per quella che è la mia esperienza, ad un certo punto si manifesta una certezza incontrovertibile. Io faccio differenza tra coloro che "credono in Dio" e coloro che "sanno di Dio". Vedo proprio che il linguaggio e l'atteggiamento tra queste due categorie di persone è differente. Chi crede non sbaglia di certo, ma lo senti che ti sta raccontando ciò che ha letto oppure ciò che altri gli hanno raccontato. Chi sa, invece, usa una terminologia propria, spesso non coincidente con la terminologia ufficiale, perchè ha fatto una sua personale e soggettiva esperienza di Dio che solo lui può raccontare e descrivere in quel modo e le parole scelte sono quelle "sentite" ed "esperite" sulla propria pelle. E c'è grande differenza. La Grazia è uno stato interiore che consente di andare nel mondo senza soccombere alle difficoltà. La vita è piena di momenti impegnativi, di difficoltà, di problemi da risolvere e di imprevisti e noi esseri umani ci arrabattiamo come meglio possiamo per andare avanti cercando di vivere una vita migliore possibile. Vivere bene a mio avviso non significa vivere senza mai incontrare delle difficoltà, ma vivere bene significa affrontare le difficoltà con uno spirito positivo. Questa positività è una grazia che dobbiamo costruire nel nostro cuore e una volta costruita, è bene custodirla perchè è ciò che ci consente di vivere le difficoltà senza disperderci, senza disperarci, senza andare in crisi profonda ma mantenendo un centro. Nelle tradizioni orientali questo perno interiore a cui aggrapparsi è raccontato come un "centro", ovvero come un appiglio interiore forte e inamovibile al quale possiamo aggrapparci e tenerci stretti quando tutto fuori è nella bufera. Li siamo al sicuro. E' un luogo centrale e originario che è possibile conoscere e frequentare con la meditazione, accessibile e conoscibile a tutti. Nella tradizione cristiana invece questa Grazia interiore viene da Dio. Se noi riceviamo la Grazia nel nostro cuore, la pace interiore, la gioia in noi stessi, allora possiamo andare nel mondo e nelle difficoltà con fiducia perchè sappiamo che tale grazia essendo dentro di noi non potrà mai togliercela nessuno. Trovo che in entrambe le culture sia evidente l'importanza di un atteggiamento introspettivo, ovvero: è necessario un lavoro di ricerca e di consolidamento di un Punto centrale dentro di se che consenta di andare nel mondo ben radicati e non in balia dei venti, sia esso Divino o no. Il salmo 27 parla proprio di questo perno centrale, fondamentale, essenziale, una volta trovato il quale, possiamo andare nel mondo senza paura e senza timore perchè ogni difficoltà che possiamo incontrare, a confronto di tale Grazia interiore, è ben poca cosa. Ho tradotto il salmo con un linguaggio "ateo" perchè purtroppo ho notato che la terminologia cristiana crea in molti un certo imbarazzo. Molti quando sentono la parola "Dio" si ritraggono spaventati e leggono poi con diffidenza. Così... ho pensato con grande rispetto, di "sfumare" quei termini evidentemente "cristiani" con termini più "universali" La Grazia nel mio cuore è la mia luce e la mia salvezza:
con Essa di chi avrò timore? La Grazia nel mio cuore è la difesa della mia vita: con Essa di chi avrò paura? Quando mi assalgono le difficoltà della vita per mettermi alla prova sono esse a svanire Se contro di me si accampa un nemico, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una battaglia, anche allora ho fiducia. Una cosa desidero, questa sola io cerco: avere sempre la Grazia nel cuore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del mondo alla luce di tale Grazia e ammirare i suoi benefici. Se conosco la Grazia mi riparo in Essa quando arriva la sventura. Mi posso rifugiare in Essa e innalzarmi in Essa come su una roccia Con la Grazia nel cuore rialzo la testa sulle sfide del mondo che mi circondano. Ringrazierò questa Grazia interiore con offerte e inni di gioia. Pace del mio cuore, vieni a me io grido: rispondimi! Il mio cuore ti cerca, io ti cerco quando ti ho perduta Non nasconderti non respingermi Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, mia salvezza. Tutto passa, anche mio padre e mia madre, ma la Grazia nel mio cuore mi ha salvato Desidero custodire la Grazia nel cuore, far si che rimanga in me perchè la vita fuori può essere insidiosa Non voglio soccombere negli ostacoli che incontro e che mi bloccano la strada Sono certo della Grazia che dimora nel mio cuore anche quando vado nel mondo Ho fiducia in Essa, rimango forte, é saldo il mio cuore e salda è la mia fiducia (SALMO 27) Di Luca Bacchi Basta brontolare!
Brontolando me lo dico? La mia pancia mi fa il verso? Si, mi fa il verso! Sotto di me cade ciò che io sono, sopra di me arriva ciò che io sono testa pancia la stessa cosa cruda e poi cotta Fai silenzio .... Fai pace ... Di Luca Bacchi Più apro il cuore più luce arriva nel mondo
se lo chiudo fa notte così almeno da sveglio mi impegno a tenerlo aperto ma non è sempre facile è fuori dal mio controllo ci sono giorni che la pupilla del mio cuore non vuole proprio aprirsi ci sono notti che la pupilla del mio cuore non vuole proprio chiudersi così prego che l'occhio che io sono mi esaudisca Di Luca Bacchi La censura fatta dai principali social in America mi ha fatto capire che si sta andando verso un monopolio dell'informazione e della comunicazione in generale, gestito da enti privati sempre più potenti, con regole slegate dalle leggi democraticamente votate in parlamento. Non sollevo la questione politica pro-Trump o pro-Biden, ma ribadisco alcuni concetti per me fondamentali: 1- Esiste il diritto alla libertà di espressione 2- Il privato deve sottostare alle leggi dello stato 3- L'ente preposto alla censura deve essere un ente pubblico "super partes" 4- La magistratura giudica chi ha infranto la legge e chi no, tale decisione non spetta ai privati Tutti coloro che si definiscono anti-fascisti (sardine comprese) dovrebbero quantomeno essere scandalizzati per ciò che è accaduto in America. La mia personale protesta si esprime attraverso qualche piccola modifica alle mie abitudini social, in questo modo: 1- ho disinstallato Facebook dal mio cellulare (uso Facebook solo da postazione fissa) 2- ho disinstallato Messenger dal mio cellulare (uso Messenger solo da postazione fissa) 3- ho cancellato il mio account Instagram di cui posso fare a meno 4- ho cancellato il mio account di Twitter (che già usavo pochissimo) 5- ho installato Signal per avere una seconda piattaforma su cui scambiare messaggi 6- continuo ad usare Whatsapp solo con le persone che posso contattare solo su questa piattaforma Nessuna azione radicale quindi ma un' apertura a vie alternative per evitare di cadere in un monopolio della comunicazione. Di Luca Bacchi La luce non si vede
ma è ciò rende possibile il vedere Senza luce non si mostra nulla e nel nulla non si mostra la luce lo spazio vuoto è buio, gli oggetti appaiono già nella luce Tutto ciò che mi appare è già nella luce altrimenti non apparirebbe Anche il sole mi appare già nella luce Il mio guardare è attraversato da una luce che si accende e si spegne prima di me Sono un foro attraversato dalla luce? Sono una pupilla spalancata? Chi accende e spegne quella luce che mi precede? Di Luca Bacchi Non posso più voltarmi,
tutto è sempre davanti a me anche quando mi giro. Di Luca Bacchi Presenza,
voragine che tutto assorbe. L'assoluto è in potenza, sempre, ovunque, ora, in questa parola. |
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Gennaio 2021
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