Di Luca Bacchi Eugenio Montale - Ossi di seppia
"Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza." Per Montale l'unico bene esistente risiede nel prodigio che schiude la divina indifferenza, un bene che consiste nel puro esistere senza tempo senza memoria. L'uomo quindi pare impossibilitato a raggiungere questo bene. L'uomo è capace di indifferenza? Di non coinvolgimento? Di non farsi travolgere dalle passioni ? Di osservare ciò che accade da un luogo privilegiato? Di non legarsi a nulla? Anche in Seneca ho ritrovato questi argomenti e l' ammirazione verso il distacco e verso l' indipendenza del "saggio". Seneca - Lettere a Lucilio "il saggio non sente la mancanza di nulla e tuttavia ha bisogno di molte cose [...] Soffrire la privazione di qualcosa implica una necessità, mentre per il saggio niente costituisce una necessità assoluta [...] Quantunque egli basti a se stesso, ha bisogno di amici, e desidera averne il maggior numero possibile. Tuttavia non li cerca per vivere felice. La felicità, sommo bene, non cerca fuori di sé i mezzi per realizzarsi: è cosa intima, che sboccia da se stessa. Comincia a essere in balia della fortuna se va a cercare anche una parte di sé fuori dalla propria interiorità [...] Porrà sempre dentro di sé il termine di ogni bene e ripeterà ciò che disse Stilbone: <<Tutti i miei beni, sono con me: la giustizia, la prudenza e soprattutto il giusto criterio di non considerare mai un bene ciò che può essere tolto>>. In queste parole di Seneca emerge un grande senso di indipendenza, di autosufficienza però non c'è l' indifferenza assoluta della statua di Montale. Il saggio di Seneca infatti apprezza i doni che arrivano dall'esterno, non ne è indifferente, ama circondarsi di amici e desidera averne il maggior numero possibile. Quello che non fa il saggio è ATTACCARSI a questi doni. Li apprezza ma non li considera suoi. Gioisce quando arrivano ma non soffre quando se ne vanno perchè sa che non gli appartengono.
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Tratto dal libro di JACK LONDON "LA LEGGE DELLA VITA"
"Stai bene? - chiese. E il vecchio rispose: - Bene. - C'è della legna accanto a te - continuò il giovane - e il fuoco arde vivace. Il mattino è grigio e il freddo si è spezzato. Tra poco nevicherà. Anche ora sta nevicando. - Già, anche ora sta nevicando. - Gli uomini della tribù hanno fretta. I loro carichi sono pesanti e hanno lo stomaco piatto per mancanza di cibo. La pista è lunga e vanno veloci. Vado, adesso. Stai bene? - Sto bene. Sono come l'ultima foglia dell' anno, attaccata leggermente al ramo. Al primo soffio cadrò. La mia voce è diventata simile a quella di una vecchia donna. Gli occhi non mi indicano più la strada dei piedi, e i piedi sono pesanti, e sono stanco. Sto bene. Reclinò la testa placidamente finchè svanì l'ultimo gemito della neve, ed egli seppe che il figlio era al di là di ogni possibile richiamo. Poi la mano corse verso la legna. Era tutto quello che rimaneva tra lui e l'eternità che apriva le fauci su di lui: la misura della sua vita era una manciata di rami secchi. A uno a uno sarebbero andati ad alimentare il fuoco, e proprio così, passo passo, la morte sarebbe avanzata verso di lui. Quando l'ultimo ramo avesse ceduto il suo calore il gelo avrebbe cominciato a guadagnar forza. Dapprima si sarebbero arresi i piedi, poi le mani, e l'intorpidimento avrebbe progredito, adagio, dalle estremità al corpo. La testa gli sarebbe caduta in avanti sulle ginocchia e lui avrebbe riposato. Era facile. Tutti gli uomini devono morire. Non si lamentava. Questa era la vita ed era giusto che fosse così." Tratto dal libro di HENRY DAVID THOREAU "WALDEN, VITA NEI BOSCHI"
"Una persona onesta ha raramente bisogno di contare più delle sue dieci dita; o, in casi estermi, può aggiungere anche le dita dei piedi, e buttare il resto. Semplicità, semplicità, semplicità! Dico, che i vostri affari siano due o tre e non cento o mille" Tratto dal libro di TIZIANO TERZANI "UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA"
"da ragazzo ho conosciuto gli uomini che avevano tempo. Erano i pastori dell'Orsigna nell'appennino toscano, dove andavo in vacanza. Stavano per ore con un filo d'erba in bocca, distesi su un prato in cima ad un monte a guardare da lontano il loro gregge e a riflettere, a sognare, a formulare dei versi che a volte scolpivano nelle pietre delle fonti o cantavano la domenica nelle gare di poesia attorno ad una damigiana di vino." Tratto dal libro di TAISHA ABELAR "IL PASSAGGIO DEGLI STREGONI" Ed IL PUNTO D'INCONTRO
"Mi chiese di sedermi con la schiena diritta e gli occhi leggermente abbassati, in modo da fissarmi la punta del naso. “Questa respirazione andrebbe fatta senza la costrizione dei vestiti,” cominciò. “Ma per non farti spogliare nuda in mezzo al patio in piena luce del giorno, faremo un’eccezione. Prima, inala profondamente, inspirando aria come se stessi respirando con la vagina, tira in dentro lo stomaco e spingi l’aria su per la spina dorsale, oltre i reni, fino ad un punto compreso fra le scapole. Trattieni l’aria lì per un istante, poi sollevala ancora, all’altezza della nuca, poi sulla sommità del capo e fino al punto in mezzo alle sopracciglia.” Disse che dopo averla tenuta lì per un momento, dovevo esalare attraverso il naso, guidando mentalmente l’aria sul davanti del corpo, prima nella zona proprio sotto l’ombelico, e poi alla vagina, dove era cominciato il ciclo. Cominciai ad eseguire l’esercizio di respirazione. Clara mi posò una mano alla base della colonna vertebrale, poi mi tracciò una linea lungo la schiena, sopra la testa e mi premette delicatamente fra le sopracciglia. “Cerca di portare il respiro in questo punto,” disse. “La ragione per cui devi tenere gli occhi semiaperti è per poterti concentrare sulla radice del naso mentre fai circolare l’aria su per la schiena e sopra la testa fino a questo punto; e anche per poter utilizzare lo sguardo per guidare l’aria in basso lungo il davanti del corpo, fino a riportarla agli organi sessuali.” Clara disse che fare circolare l’energia in quel modo crea uno scudo impenetrabile che impedisce ad influenze distruttive esterne di perforare il campo energetico del corpo; impedisce anche la dispersione all’esterno dell’energia vitale interiore. Sottolineò che inalare ed esalare dovevano essere inavvertibili e che l’esercizio di respirazione poteva essere fatto in piedi, seduti o sdraiati, sebbene al principio fosse più semplice farlo seduti su un cuscino o una sedia. Tratto dal libro di TAISHA ABELAR "IL PASSAGGIO DEGLI STREGONI" Ed. IL PUNTO D'INCONTRO
"Mi disse di uscire dalla caverna, poi, manipolandomi con gentilezza, mi dispose in posizione seduta, con la colonna vertebrale piegata in avanti e le ginocchia sollevate il più possibile contro il petto. Tenendo i piedi sul terreno, dovevo avvolgere le braccia intorno ai polpacci e stringermi le mani davanti alle ginocchia o, se preferivo, afferrarmi i gomiti. Mi sospinse delicatamente la testa in avanti finché toccai il petto con il mento. Dovevo tendere i muscoli delle braccia per contenere le ginocchia che spingevano verso l’esterno. Avevo il petto costretto e anche l’addome. Il collo scricchiolava quando piegavo il mento in avanti. “Questa è una respirazione di potere,” disse. “Può metterti k.o. oppure farti dormire.” [...] Voleva che continuassi a respirare superficialmente per almeno dieci minuti. Rimasi in quella posizione forse per mezz’ora, sempre respirando superficialmente, come prescritto. Dopo che i crampi iniziali allo stomaco e alle gambe si furono calmati, i respiri sembravano ammorbidirmi le viscere e dissolverle. Poi, dopo un tempo straziantemente lungo, Clara mi diede una spinta che mi fece rotolare all’indietro. Rimasi sdraiata per terra, ma Clara non mi permise di rilassare le braccia. Provai un momento di sollievo quando toccai il suolo con la schiena, ma fu solo quando mi diede istruzione di aprire le mani e distendere le gambe che sentii completa distensione nell’addome. Il solo modo di descrivere quello che provai è dire che quella respirazione aveva disincagliato qualcosa dentro di me e lo aveva dissolto o liberato. Come predetto da Clara, mi venne una tale sonnolenza che strisciai dentro la caverna e caddi addormentata. |
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Settembre 2024
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