Il mia personale esperienza di pratica meditativa e contemplativa mi ha portato a raffigurare le dimensioni umana e divina come nella figura sottostante. Si tratta di un disegno che ho realizzato diversi anni fa per dare una forma visiva a ciò che esperivo nel mio interno. In questo disegno, Dio ha grandi ali aperte e ha una valenza maschile, ed è collocato in una dimensione differente rispetto a quella umana. Tale dimensione normalmente separata è il Regno di Dio o il Regno dei cieli, e si trova al di là del muro (oltre il velo, oltre il muro del pianto). L'unica porta che unisce le due dimensioni umana e divina è il cuore, inteso concretamente come muscolo cardiaco. Il cuore è la sede del nostro IO, la sede dell' ego che richiama a sè tutta l'esistenza. Il nostro IO è la porta da aprire per consentire finalmente la relazione, il dialogo, l'influenza tra i due mondi. Se l'IO non si apre, DIO non scende in noi. Ecco allora che per raggiungere DIO dobbiamo trascendere il nostro IO, sprofondarci dentro. La parta alta del disegno rappresenta le infinite forme del nostro mondo che hanno come unico comune denominatore appunto, l'IO. Io mangio quello, Io cammino in quel luogo, Io lavoro in quel modo, Io so quel fatto, Io vedo quella immagine, ecc, ecc, ecc. Vi prego di osservare il disegno sottostante con attenzione. Quando sono andato il Egitto, nel maggio 2023, ho incontrato personalmente, senza mediazioni, l'immagine della Dea alata, Iside. La quale mi ha subito ricordato il modo in cui io stesso rappresento la divinità nella sua relazione con l'uomo. E così ho iniziato a studiare le similitudini tra la mia rappresentazione spontanea e quella degli antichi egizi. Iside con le sue ali abbraccia la creazione, Iside è come la coppa dentro la quale si svolge la vita in tutte le sue forme. Una vita che sarà "guidata ed ispirata da Dio" solo se manterremo il cuore aperto in ascolto della parola che dal regno dei cieli giunge per guidarci. Questa simbologia di grandi ali che sostengono il mondo ma che allo stesso tempo lo separano da quello divino tranne che in un unico punto di reale connessione, il cuore, è la stessa che ho ritrovato in Sardegna, nelle tombe dei giganti. Anche qui abbiamo un unico pertugio di connessione, al centro. Questa simbologia concretizzata nella roccia è esattamente ciò che ho fatto io con il mio disegno. L'antico popolo sardo ha così dato ad un esperienza spirituale una forma oggettiva e concreta. Le tombe dei giganti, che in realtà tombe non sono, sono luoghi di guarigione proprio perché sono la rappresentazione materiale della realtà spirituale e colui che anche fisicamente si allinea a tale forma, in questo luogo sacro, ritroverà l'allineamento con la fonte divina e quindi la vera guarigione.
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Di Luca Bacchi La via Francesca della Sambuca è un bellissimo cammino che collega Bologna a Pistoia attraverso l'appennino tosco-emiliano; 100km di lunghezza con un dislivello positivo di 3100mt ben segnalato e ben curato dai volontari di diverse associazioni. Questa è la pagina ufficiale in cui sono reperibili gratuitamente la guida in formato pdf, le tracce GPX e tanto materiale utile per chi desidera mettersi in viaggio. WWW.VIAFRANCESCADELLASAMBUCA.IT Il mio cammino è iniziato venerdì 16 giugno 2023 alle ore 06:00. Non sono partito da Bologna ma direttamente da casa mia, da Sasso Marconi e mi sono immesso nel sentiero da qui. Ho scelto il mese di giugno per via delle temperature moderate e della maggiore presenza di acqua. Nella mia esperienza personale di camminatore sono giunto alla conclusione che giugno sia il mese migliore per i lunghi cammini in appennino perchè le sorgenti sono straripanti e i ruscelli non sono secchi per cui ci si può rinfrescare e rifornire di acqua in molti punti. Inoltre le giornate sono più lunghe e le temperature massime sono ancora accettabili. A fine estate invece, viene buio prima e alcune sorgenti e alcuni ruscelli potrebbero essere secchi. Ho scelto di dormire in autosufficienza con la mia amaca. Un amaca leggera con zanzariera e telo impermeabile fissata a due alberi lungo il sentiero. La notte tra venerdì e sabato, c'è stato un temporale bellissimo. Ero già a "letto" da alcune ore quando un rombo mi ha svegliato e mi sono accorto che il tempo stava cambiando. Prima ho sperato che la perturbazione passasse altrove ma poi mi sono dovuto alzare per montare il telo impermeabile. Dopo poco si è alzato il vento, tuoni, lampi, e l'amaca che dondolava... per fortuna la pioggia è stata leggera nonostante abbia tuonato tutta la notte. Ho scelto di fare la variante per Montovolo (Monte Palense), si tratta di una deviazione che allunga il cammino di 15 km ma che consente di salire una delle montagne più affascinanti della zona. Consiglio vivamente questa deviazione sia per la bellezza e integrità di questi boschi che per i borghi medievali che si incontrano lungo il cammino come La Scola e Campolo, che per le fonti miracolose come la Fonte Sterpina. Questi boschi sono anche oasi del WWF; 80 ettari di area protetta. (OASI DI MONTOVOLO). Vicino al santuario è attiva tutta l'estate una foresteria gestita da volontari dove è possibile dormire prenotando (Cell. 335373492). A Montovolo passa anche un'altro bellissimo cammino del nostro appennino, si chiama Via Mater Dei e collega tra di loro tutti i Santuari Mariani della zona. (www.viamaterdei.it) Ho impiegato 2 giorni per arrivare a Pistoia. Considerando che son partito da Sasso Marconi ma ho aggiunto la variante Montovolo, ho percorso circa 45 km al giorno. Ovviamente, per chi ha un passo più lento del mio è consigliabile programmare il cammino in 4 o 5 giorni. La prima parte, fino a Riola, si procede lungo il fiume Reno. Nonostante la vicinanza alla strada statale Porrettana, si cammina praticamente sempre in mezzo al verde e sul piano. Le salite iniziano dopo. Lungo questo cammino si incontrano anche le tracce di personaggi molto interessanti: artisti, cantanti, scultori, scienziati, poeti, fate, gnomi e spiriti dei boschi. Questo cammino è stupendo. Ho assaporato la bellezza dell'armonia tra uomo e natura che ancora in questi luoghi dell' appennino è reale. Camminando da città a città, ci si rende conto di cosa ci sia nel mezzo: natura, silenzi, spazio, magia, saggezza. Questa armonia che spesso nelle città è perduta, qui invece è tangibile. Armonia e umiltà: non c'è l'una senza l'altra. Nei piccoli passi di questo cammino ho percepito la grande forza della vita. Qui sotto trovate tutti i principali link che ho citato e altri molto interessanti
I centri oracolari erano luoghi sacri. La loro antichissima origine risale alla civiltà sumerica ed egiziana. I custodi di questi centri erano sacerdoti che davano ai pellegrini responsi (oracoli) che si credeva fossero inviati dal dio cui il centro era dedicato. I più noti centri oracolari sono quelli dell'antica Grecia ed il più conosciuto è quello di Delfi. Ogni centro oracolare aveva come simbolo principale una pietra, di forma ovale, (UOVO) o quasi sferica o conica, definita ombelico (omphalos). Da cui la definizione di questi centri come "ombelichi del mondo".
(TRATTO DA : I MISTERI DI MONTOVOLO di GRAZIANO BACCOLINI edizioni SIMATA)
Da questa prima lettura si intuisce quale sia la reale origine del nome "Montovolo". Per alcuni infatti tale nome deriverebbe dalla forma vagamente ovale del massiccio montuoso, ma in realtà, ora intuiamo che il nome Montovolo ci rivela senza ombra di dubbio che quello è da sempre un centro oracolare, un' ombelico del mondo.
Nel mondo greco il principale centro oracolare era DELFI dedicato al Dio Apollo rappresentato sul posto da una pietra ovale. A Tebe, in Egitto, una pietra ovale rappresentava il Dio Ammon. Anche Hebron , Gersalemme, Cuzco, sono alcuni degli "ombelichi" o "centri oracolari" più noti.
Un segno distintivo dei centri oracolari era l'incisione di due volatili posti uno di fronte all'altro, che rappresentano il mezzo di comunicazione con cui i centri oracolari "conversavano" tra di loro, ovvero, i piccioni/colombi viaggiatori. (per ogni colombo che arriva, un' altro riparte)
Ogni centro oracolare aveva un suo codice arboreo. Un "simbolo arboreo" che lo identificava inequivocabilmente, come una firma. Veniva probabilmente apposto nei messaggi affidati ai piccioni viaggiatori e tale simbolo lo si ritrova inciso/scolpito sul luogo di appartenenza.
Ecco le prove fotografiche che confermano che Montovolo è sempre stato un "ombelico del mondo", un "centro oracolare", un "omphalos": 1- Lunotto del portale della chiesa di Montovolo. 2- Piccioni scolpiti sul capitello della cripta. 3- I GIGLI erano il codice arboreo di Montovolo
Ulteriori approfondimenti: https://members.xoom.virgilio.it/Farf/index.html
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