Di Luca Bacchi L'avaro è colui che non decide mai
è l'eterno indeciso sempre combattuto. Si blocca al bivio e alla fine non combina niente. Non sceglie, perché ad ogni scelta corrisponde una rinuncia Se va a destra rinuncia alla sinistra se va al mare rinuncia alla montagna Che dolore immenso rinunciare a qualcosa! Non voglio rinunciare a niente! Non voglio privarmi di nulla! Così parla l'avaro... Così lo riconosci... è fermo.
0 Comments
Di Luca Bacchi L'uomo non può vedere Dio perché Egli non è una creatura.
L'uomo non sa dove Egli vada, non sa da dove Egli venga, ne dove Egli sia. L'uomo però può sentirne gli effetti su di sè e intorno a sè. Può sentirne il soffio, l'odore, il movimento, la presenza. Un non-vedente, al passaggio ravvicinato di un altro uomo ne percepisce lo spostamento dell'aria, l'odore, la presenza, la voce, e così giunge ad affermare che qualcuno gli sia passato accanto senza averlo visto. Il cieco "sente" gli effetti che il passaggio di quella persona ha provocato su di sé Così l'uomo sente Dio. Giovanni 3,8: " Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito" Nascere dallo Spirito significa sentire Dio. Dio non lo puoi vedere, se lo vedi non è Dio. Dio lo senti.... Di Luca Bacchi Il Padre crea il figlio e le mille creature del mondo
ma il figlio è una creatura speciale, diversa dalle altre creature il figlio vede il bene e il male. Le creature generate dal Padre esistono indipendentemente dal figlio ma da quando è nato il figlio esse esistono alla luce del figlio. Il figlio non crea le cose, è il Padre a crearle il figlio le colora dividendole. Le colora di bene o le colora di male le tinge di bene o le tinge di male. Prima del figlio tutto era, era e basta. Dopo la venuta del figlio, alla luce del figlio, tutto è diviso, è o bene o male, ma alla luce del Padre tutto rimane sempre e comunque uno. La mela raccolta dall' albero del bene e del male e' la manifestazione essenziale del figlio. Di Luca Bacchi Il cuore è un trasmettitore, non riceve nulla, trasmette e basta
Nulla del mondo può entrare nel cuore. Il cuore non ha bisogno di ricevere, dà e basta. Il cuore è un serbatoio di amore sempre pieno e traboccante, dalla nascita alla morte. Il bisogno di ricevere è relativo alle emozioni che avvolgono il cuore. Le ferite e le cicatrici non sono dentro al cuore ma sono attorno ad esso. Ciò che fa male è il corpo emotivo che avvolge il cuore, le ferite sono li, le cicatrici che induriscono sono li. Le ferite del corpo emotivo ingabbiano il cuore, creano una corazza. Ma il cuore è e sarà sempre una fonte di amore piena e traboccante che preme di uscire. Come liberare l'amore ingabbiato? Lavorando sulle emozioni bloccate. Bisogna individuare le emozioni primarie che, scaturite naturalmente dall'amore del nostro cuore, per vari motivi sono state negate, soffocate, censurate, rigettate. Una volta individuate, vanno chiamate, incoraggiate, abbraccite, nominate, ammorbidite Dobbiamo dire loro: "venite... uscite... è tempo di manifestarsi.... il peggio è passato.... adesso potete venire alla luce". Ovviamente saranno emozioni del passato che vengono alla luce adesso che siamo adulti, quindi dovremo trattarle con cautela come se fossero delle piccole bambine, educate e accompagnate come creature appena nate. Fino a quando non saranno in grado di esprimersi autonomanente. La musica, la preghiera, la poesia sono gli strumenti più efficaci per "aprire un varco all'amore" e accogliere le emozioni "impaurite" La grazia più grande che può chiedere un cuore ingabbiato è il pianto, e poi, trovare nel pianto un abbraccio, e infine sentirsi dire "vieni, sgorga, sei il benvenuto". Di Luca Bacchi Intenzione: Schematizzare e semplificare estremamente la relazione creatore/creatura confrontandola con la relazione tra l'essere umano e le sue creazioni, come ad esempio i robot. Discussione: L'uomo crea un robot a sua immagine e somiglianza, lo programma per una certa attività, e a seconda del livello di evoluzione tecnologica del robot, lo manda nel mondo e ne segue il lavoro in maniera più o meno distaccata. Se il robot creato è molto evoluto e quindi dotato di notevole autonomia, allora gli interventi del "creatore" saranno minimi.
Vediamo in quali casi interverrà manifestandosi il "creatore" 1- nella costruzione robot 2- nella programmazione e nell'avvio del robot 3- nei casi in cui il robot non riesca ad eseguire il compito per cui è programmato (si inceppa) 4- nei casi di guasto 5- nei casi in cui il creatore ritenga che sia possibile e necessario un upgrade del software o dell'hardware che consenta un miglioramento (evolutivo) della sua operatività ai fini di svolgere meglio la sua funzione. 6- al compimento dell'incarico assegnato per la riprogrammazione ad un nuovo compito 7- alla morte del robot. Quando il robot si sarà usurato e non sarà più aggiornabile ne riparabile verrà dismesso. Come vediamo da questo esempio, sono 7 i casi in cui il creatore entra in relazione diretta con la creatura. Nel tempo restante, il creatore lascia che la creatura operi in autonomia, limitandosi alla supervisione a distanza rimanendo pur sempre presente ma non visibile dalla creatura, non in relazione con essa, tranne che nei 7 casi citati. Mi chiedo se la relazione tra Dio e l'uomo avvenga negli stessi termini. Vediamo quando Dio esce dalla cabina di regia ed entra in scena: -Quando nasciamo (punti 1 e 2) -Quando siamo in stallo (punto 3) -Quando ci ammaliamo (punto 4) -Quando Egli decide che necessitiamo di un salto evolutivo (punto 5) -Quando abbiamo realizzato il nostro destino (punto 6) -Quando moriamo (punto 7) Interessante questo parallelismo perché in esso risuona una effettiva corrispondenza. Dio ci mette al mondo donandoci determinate caratteristiche e ci lascia liberi di andare nel mondo sulle nostre gambe supervisionando a distanza. Interviene mostrandosi solo in determinate circostanze. Queste circostanze che a volte, dal punto di vista della creatura possono apparire come difficili, sono in realtà una possibilità per venire a contatto col creatore, sono momenti privilegiati di relazione con Dio in cui Egli ci viene incontro e "mette le sue mani" su di noi. Si può ragionare anche sul fatto che essendo noi delle "creature", ne consegue che fondamentalmente non abbiamo nessuna reale libertà di azione e siamo totalmente nelle mani di Dio, non possiamo fare da noi. Come ad esempio nel momento della morte o della nascita.... siamo totalmente nelle sue mani. O ancora in certe malattie/guasti, per uscirne dobbiamo attendere l'intervento divino. Anche quando il nostro incarico sembra essere compiuto, è Dio che viene a darci un nuovo compito. E così, in tutti e 7 questi punti, riportati nella nostra vita, Dio entra in scena, scende e pone la sua mano su di noi. Ovviamente questa che ho esposto è una grande provocazione, schematica, fredda e meccanicistica che non tiene conto di tutti gli attributi umani che ci contraddistinguono come la compassione, la gioia, l'amore, ecc, ecc, ecc, ma non potendo parlare di tutto ho dovuto "definire" un campo di ragionamento limitato. Tale riflessione è nata dalla mia necessità di comprendere quali fossero i momenti della vita in cui Dio scende nel mondo delle creature ed entra in una relazione diretta e più intensa con esse. Di Luca Bacchi "Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo perché io possa indirizzare una parola allo sfiduciato" (Isaia 50,4) Nella disperazione, la parola può giungere come indicazione di una via d'uscita dalla disperazione.
Via di uscita che consiste nel rendersi conto che ogni disperazione è sempre e comunque limitata, e in quanto limitata, ha una fine. La parola, è come il dito indice: indica (mostra) a colui che si trova dentro alla disperazione, il limite (il termine) di tale disperazione e allo stesso tempo evidenzia la pace collocata oltre a quel limite. Così, il disperato, vedendo con i suoi occhi che il suo stato di disperazione non è assoluto ma che al di là della disperazione si colloca la pace, acquista speranza (non è più senza speranza/dis-sperato). La parola è quel raggio di sole capace di raggiungerti nel fondo dell'abisso come prova tangibile di una salvezza e indicazione della via di uscita. Di Luca Bacchi Onda di mare azzurra,
schiumosa mano che viene e arretra, zampillo dissetante di sale sulle mie labbra. Voragine aperta tra turbini e mostri marini alghe e coralli nell'abisso del mare che in sè mi assorbe. Incantato sul fondo elevo lo sguardo a un cielo liquido trafitto dal sole. Di Luca Bacchi Per vedere la galleria delle lampade create in questi anni vai a questa pagina GALLERY Per ordinare la tua lampada puoi contattarmi al numero 3274542476
Di Luca Bacchi Non siamo nati per il piacere,
siamo nati per l'amore. La Sorgente originaria da cui ogni uomo nasce è amore. Deus caritas est Di Luca Bacchi "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo." (Matteo 10, 16-23) Vai nel mondo sempre vigile e attento, prudente come un serpente e semplice come le colombe, perché l'uomo ha fame di agnelli e quando li riconosce cerca di mangiarli. L'uomo ha fame di purezza perché ne è mancante. Vuol colmare i suoi vuoti succhiando il sangue altrui. Rimani attento e proteggiti, non essere distratto, muoviti con cautela, non abbandonare di un passo la strada che hai scelto, qualunque cosa succeda rimani saldo e perseverando sarai aiutato.
Di Luca Bacchi Il cielo sovrasta il mondo
Le cose del mondo passano Il cielo no, è eterno. Dove mi colloco io? Collocato nel mondo sono destinato a passare, Collocato nel cielo rimango in eterno. Elevando la mia collocazione dal mondo fin su al regno dei cieli, esco dalla dimensione mortale. Per fare ciò devo rinunciare a tutto, casa, famiglia, padre, madre, attraversare la porta che è Cristo e salire. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,24-26) La rinuncia consiste nel non attaccamento alle cose del mondo nel distacco dalle cose mortali come insegnava il Buddha "Non attaccarti a nulla. La perdita di ciò a cui sei attaccato è sofferenza. Chi non nutre attaccamento né avversione è libero. (Dhammapada v211) Questa è la Pasqua, il passaggio dalla schiavitù della morte alla libertà della vita eterna. Chi attraversa quella porta Risorge. |
Categorie
Tutti
ArchiVIO
Gennaio 2025
|