Nelle costellazioni familiari si osservano quali sono le dinamiche che i membri mettono in atto e si confrontano tali dinamiche con il "modello ideale". ESISTE QUINDI UN MODELLO FAMILIARE PERFETTO, IN CUI OGNUNO OCCUPA IL POSTO GIUSTO, AL QUALE BISOGNA TENDERE PER POTER "GUARIRE".(Vedi Bert Hellinger). Ci sono numerosi casi in cui certe "correzioni" hanno risolto problemi di salute.
Fin qui tutto bene. Ma io mi chiedo: come può esistere un modello "giusto per tutti"? Ogni persona ha una sua storia, un suo grado di "sentire", un contesto in cui si è ritrovato dalla nascita senza poterlo scegliere, situazioni in cui si è ritrovato dalla nascita senza averle volute. Ovvero, LO SCENARIO IN CUI LA NOSTRA VITA SI SVOLGE E' GIA' STATO PREPARATO CON CARATTERISTICHE TALI DA PORTARCI A VIVERE DETERMINATE ESPERIENZE EVIDENTEMENTE NECESSARIE. Se io nasco da un padre pedofilo e da una madre tossicodipendente c'è un motivo; la mia coscienza ha la necessità di fare l'esperienza del crescere in una famiglia problematica. Se non fosse così sarei nato nella famiglia del Mulino Bianco. Ma anche se accettassimo la teoria del caos, ovvero che tutto accade per puro caso, comunque resterebbe quella "diversità", quella varietà infinita di situazioni familiari in cui ognuno di noi si è ritrovato senza averlo scelto. Quindi, LA TENSIONE AD UN UNICO MODELLO, nonostante le differenze, nonostante io sia figlio di tossici, tu sia nato omosessuale, un'altro ancora sia figlio di immigrati, quello sia figlio di un padre che si impicca a 35 anni, un'altro nasca muto, ecc, ecc, E' PALESEMENTE CAUSA DI ULTERIORE SOFFERENZA. La non accettazione dello stato in cui ci si ritrova, perché differente dal modello, porta a SEVIZIARE SE STESSI e ad ostacolare il percorso evolutivo che la nostra coscienza ha la necessità di intraprendere. Ogni persona dalla nascita si inoltra nella realtà che ha la necessità di esplorare. La GUARIGIONE STA NELLA COMPRENSIONE E NELL'ACCETTAZIONE DELL'UNICITA' DELLA NOSTRA MISSIONE. Provocazione: Accettare quindi la pulsione omicida? Questa domanda non si pone nemmeno perché se il nostro grado di "sentire" ci consente di controllare questa pulsione allora la controlleremo, se invece il nostro grado di "sentire" non ci consente di controllarla vivremo l'esperienza dell uccidere. Comunque in entrambi i casi "la capacità di controllarla" o "l'incapacità di controllarla" non sono una scelta, ma uno stato in cui ci ritroviamo ad essere. Luca B.
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Settembre 2024
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