Di Luca Bacchi Analisi del testo 2Pietro 1:3-11 (testo CEI): "La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo." Siccome abbiamo ricevuto il dono di conoscere la gloria e la potenza di Gesù, abbiamo ricevuto insieme a Lui anche ogni bene riguardo la vita e la pietà. Tutti beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi all’uomo affinché partecipasse alla natura divina scampando quindi alla morte. Per morte si intende tutto ciò che è di natura mortale ovvero non eterno ma corruttibile, deteriorabile, sottoposto all'usura del tempo. In questo senso, la concupiscenza (desiderio squilibrato di piaceri materiali) è una forza che ci trascina verso ciò che è mortale.
Avendo ricevuto questa conoscenza che è la vera grazia, ora noi siamo entrati nel cammino della fede. La fede è la condizione iniziale della nostra rinascita. La fede è la certezza di essere rinati a nuova vita e quindi salvati dalla vita vecchia. Salvati significa appunto essere rinati a nuova vita; tale rinascita è avvenuta quando è sorta in noi la presenza viva di Cristo. Presenza che abbiamo visto prima con i nostri occhi e poi la abbiamo ricevuta concretamente nel nostro cuore. Ora che siamo nella fede, dobbiamo perseverare in essa, lottare affinché non muoia, facendoci ricadere nelle tenebre della morte. Per fare questo dobbiamo avanzare, crescere e aggiungere alla fede altri doni. Alla fede aggiungere la virtù che è la virilità, la forza. Alla virtù aggiungere la conoscenza. Alla conoscenza la temperanza (da "temperare" = porre in giusta misura). Alla temperanza aggiungere la pazienza (da "patire" = capacità di sopportare). Alla pazienza aggiungere la pietà che è l’inclinazione naturale ad amare Dio e gli altri esseri. Alla pietà aggiungere l’amore fraterno, che è amore più intimo. All’amore fraterno aggiungere la carità che è amore disinteressato. Se cresciamo in questo modo, saremo orientati nella giusta direzione e avanzeremo senza oziare e produrremo grandi frutti sul cammino di imitazione, maggior conoscenza e intimità del nostro signore Gesù Cristo. Se invece non cresceremo in questo modo, rimarremo ciechi e dimenticheremo anche di essere stati purificati e salvati dalla nostra condizione precedente. E smemorati ricadremo nella morte. Quindi dobbiamo rendere salda la nostra condizione di “salvati” , non dimenticarla, e renderla certa, sempre più sicura, inamovibile, grazie a questo cammino attivo di crescita. Così non inciamperemo mai e la dimensione eterna in cui dimora Cristo sarà per noi sempre accessibile.
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Settembre 2024
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