Arrivo a Fonte Avellana alle 8:15. Io e la mia compagna di viaggio siamo i primi del gruppo, non vediamo altri. Il piazzale davanti al monastero è vuoto come è vuoto il parcheggio poco più in alto. Aspettiamo….
E' una bella giornata di inizio autunno, la vegetazione è ancora verde, ma l'aria che si respira non lascia dubbi: l'estate è alle spalle. Arrivano i primi compagni di sentiero, ci salutiamo senza troppe parole e ci attiviamo per preparare gli spazi a noi assegnati dai monaci. Sistemiamo i tavoli della sala da pranzo e portiamo i viveri in cucina mentre arrivano tutti gli altri. Semplici gesti, poche parole, molti sorrisi. Conosco la struttura del ritiro perché ho già partecipato due volte, ma non posso di certo prevedere cosa accadrà dentro di me ne con quale intensità. Attendo, aspetto, osservo…pur facendo, pur partecipando, pur adoperandomi nei preparativi. Tutto l'intensivo è un attesa attiva; l'attesa però non è nei gesti, perché i gesti sono tanti e c’è sempre qualcosa da fare. L'attesa è nell'atteggiamento interiore, nel farsi da parte e non essere più al centro, nel mollare le redini della propria vita con fiducia, sciogliendosi in essa e lasciando che accada meravigliosa e fluida, così fluida che commuove. Osservo la vita, osservo il mio stesso esistere fuso in essa. Attesa, silenzio, spazio; così le corazze si squarciano, sfumano i confini e non esiste più alcuna identità separata. E piango e mi inginocchio, perchè il mio corpo umano non può sopportare l'esperienza dell'assoluto. "Prudenti passi ai piedi della montagna calpestano erba che brilla al sole. Lo scoiattolo sale sul castagno. Il vento suona le sue foglie. Nel volo circolare della poiana, inizia e finisce questo eterno istante." (L.B)
0 Comments
Leave a Reply. |
Categorie
Tutti
ArchiVIO
Agosto 2024
|